BRUXELLES - “La pace la aneliamo tutti. Ma questa aspirazione — avrebbe detto il Ministro della Difesa Lorenzo Guarini, secondo il Corriere della Sera, a un collega di governo — non può non confrontarsi con una guerra di aggressione che non fa nemmeno distinzione tra target militari e siti civili”.

E si può comprendere la propria irritazione verso certi ragionamenti che avrebbe definito “capziosi, di pacifisti à la carte che criticano l’assenza di iniziative per fermare il conflitto”. Secondo fonti Nato sembrerebbe che i russi stiano rafforzando le difese per tentare di “contenere” la pressione delle forze ucraine nel Donbass e a nord della Crimea. Nelle file dell’esercito di Mosca si registrano anche diverse diserzioni. L’uso di armi e munizioni di altri Paesi testimonierebbero per di più un problema di risorse belliche. Quindi ci troviamo in un momento sicuramente cruciale. Ma di fronte agli sforzi diplomatici, che si presumono essere sotterranei e giustamente silenziosi, nel tentativo di giungere a negoziati che possano scongiurare l’irreparabile, tra coloro che pubblicamente auspicano (ma chi potrebbe non auspicarlo?) un accordo di pace, sono scesi in campo anche oltre quaranta ambasciatori italiani a riposo. Molti di loro nomi importanti del mondo diplomatico nazionale, quali Antonio Armellini, Maria Assunta Accili, Rocco Cangelosi, Giuseppe Cassini, Paolo Foresti, Armando Sanguini, Riccardo Sessa e Stefano Starace Janfolla. “La guerra in Ucraina prodotta dall’aggressione russa sta degenerando verso scenari devastanti, che potrebbero mettere in pericolo la vita di milioni di persone e sfociare in un “inverno nucleare””, scrivono in una lettera aperta al governo ed all’opinione pubblica. “A fronte dell'annessione illegale del Donbass e di due altre regioni ucraine, approvata dalla Duma dopo il recente referendum farsa, il governo di Kiev ha firmato un decreto che vieta qualsiasi trattativa con Mosca e ha chiesto ufficialmente l'adesione alla NATO, pur consapevole che la richiesta è irricevibile”, prosegue la premessa. Aggiungendo che “Putin ha già dichiarato che se la sicurezza nazionale russa fosse messa in pericolo dall’avanzata ucraina sostenuta dalla NATO, il ricorso all’arma atomica diverrebbe plausibile, in accordo con la dottrina strategica militare russa. La reazione della NATO, di fronte all'impiego dell’arma nucleare tattica, sarebbe devastante ed esporrebbe la Russia a gravi rappresaglie, che sfocerebbero in uno scontro nucleare simmetrico”. “Dopo mesi di guerra e di perdite umane”, precisano gli ambasciatori a riposo, sostenendo ciò che diversi altri loro colleghi in servizio sembrano pensare, ma non poter affermare pubblicamente, “le posizioni di entrambe le parti si sono irrigidite. I falchi russi chiedono un utilizzo della forza senza remore, fino all'uso dell'arma nucleare tattica, ma anche nel campo occidentale molteplici sono le pulsioni per una continuazione del conflitto fino alla resa totale di Mosca”. “Un tale scenario apocalittico fa orrore. È necessario per tutte le donne e gli uomini di buona volontà̀ contrastarlo. Le armi devono tacere e cedere il passo alla diplomazia. Neutralità̀ dell’Ucraina e status dei territori contesi sono parti essenziali di una mediazione che possa stabilizzare la regione”, è il loro grido di appello. “Come diplomatici, abituati da anni di esperienza all’analisi oggettiva delle relazioni internazionali, denunciamo i crimini atroci commessi contro l’umanità̀. Esprimiamo la nostra solidarietà̀ alle vittime della guerra che ha provocato migliaia di morti e feriti, milioni di profughi e senza tetto, la repressione dei dissidenti e dei coscritti in fuga. Inoltre, ricordiamo che i costi economici causati dalla guerra sono pagati dagli strati sociali più̀ deboli dell’Europa e dell’Africa, in cui stanno crescendo disuguaglianza, povertà̀ e sofferenza di tanti innocenti”, prosegue la nota. Prima di appellarsi al governo italiano “affinché́ si faccia promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica mirante all'immediato cessate il fuoco e all'avvio di negoziati tra le parti. Italia, Francia e Germania – a cui si unirebbero auspicabilmente altri Paesi dell’Unione – possono influire, assieme alle Istituzioni europee, sulla strategia della NATO con una postura di fermezza, nell'ambito della solidarietà̀ atlantica, come è accaduto altre volte in passato. Tale iniziativa contribuirebbe altresì̀ al rafforzamento e allo sviluppo di una politica estera e di sicurezza comune: presupposto imprescindibile per la realizzazione di una Unione politica e federale europea”. Secondo i firmatari dell’appello “é vitale delineare una proposta di mediazione credibile che, partendo dagli accordi di Minsk, tracci un percorso per giungere a un negoziato globale guidato dai principi della sicurezza in Europa. Devono essere ribadite le linee ispiratrici della coesistenza e della legalità̀ internazionale: ossia l’inaccettabilità̀ dell’uso della forza per l’acquisizione di territori, l’autodeterminazione dei popoli, la protezione delle minoranze linguistiche europee”. L’appello si conclude precisando che il primo obiettivo dovrebbe essere il cessate il fuoco e l’avvio immediato di negoziati tra le parti al fine di pervenire a tre obiettivi: “simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni; definizione della neutralità̀ dell’Ucraina sotto tutela dell’ONU e svolgimento di referendum gestiti da Autorità̀ internazionali nei territori contesi”. La convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa, secondo i diplomatici firmatari, dovrebbe essere, infine, “lo strumento del ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei”. Ed è sicuramente un appello che è condiviso dalla maggioranza degli italiani. Tenendo tuttavia presente che, purtroppo, non risulta che Putin abbia finora mai manifestato una reale volontà di trovare un'intesa, come ribadito in questi giorni dal ministro della Difesa Guerini. Che ai suoi compagni di partito avrebbe dichiarato che «non si vedono al momento le condizioni per accordi sul destino dei territori occupati». Secondo quanto riportato sul Corriere della Sera da Verderami, il governo italiano sembra non essere neppure certo che si terrà il faccia a faccia tra il presidente americano Biden e il dittatore russo al G20. Il che renderebbe vano il drammatico grido d’appello dei nostri diplomatici a riposo. Ma che non meritano tuttavia di non essere ascoltati con particolare e grande attenzione. Al pari dei loro colleghi in servizio che, seppure in silenzio, lavorano per scongiurare l’irreparabile. E perché gli strumenti della diplomazia non vengano definitivamente sopraffatti dalle armi. Che in questo caso preludono al terrore nucleare. (12/10/2022 alessandro butticé\aise)