L’ANGOLO DI MARGHERITA JULIAN ASSANGE, NEGATO RICORSO CONTRO ESTRADIZIONE: DELINQUENTE O MARTIRE DELLA LIBERTÀ?  L’INIZIO DEL CASO

Era il 2006 quando Julian Assange registrò il dominio internet wikileaks.org.

Il sito è nato come un servizio gestito da una organizzazione senza scopo di lucro per pubblicare documenti secretati garantendo l’anonimato. Nel 2008, su sentenza di un tribunale californiano è stato chiuso e poco dopo riaperto, in riferimento al primo emendamento della Costituzione americana. “Il caso Wikileaks” è scoppiato nel 2010 in seguito alla pubblicazione di video e documenti segreti relativi alla guerra americana in Iraq. La loro diffusione alle principali testate giornalistiche ha mostrato al mondo i metodi adottati dall’esercito americano in terra irachena, tra sparatorie su obiettivi civili e torture indiscriminate.

IL PERSONAGGIO ASSANGE

Assange, giornalista e attivista australiano è diventato una figura divisiva. C’è chi pensa che il lavoro condotto dal sito sia utile a garantire la trasparenza dei governi e delle aziende e chi, come il governo americano, crede che sia “un pericolo alla sicurezza nazionale”. Oltre a essere perseguito dagli Stati Uniti, sul fondatore ha pesato un mandato d’arresto svedese per reati che vanno dalle molestie sessuali alla coercizione illegale.

LA VICENDA GIUDIZIARIA

Per sfuggire dall’estradizione in Svezia ha scelto di costituirsi nel Regno Unito, a Londra, dove alla fine di una vicenda giudiziaria ha trovato asilo nell’ambasciata dell’Ecuador. Qui ha trascorso 7 anni. Il Presidente Correa incaricò un’agenzia di sicurezza spagnola per “proteggere” l’attivista dalla possibile incursione degli inglesi per arrestarlo. In realtà si è poi scoperto che la stessa agenzia avesse spiato tutti i suoi incontri per conto dell’intelligence americana. Moreno, in un primo momento lo ha completamente isolato e in un secondo consegnato alle autorità inglesi revocandogli l’asilo politico. Nel 2019 sono cadute le accuse di violenza sessuale a suo carico in Svezia per insufficienza di elementi di colpevolezza. Julian Assange si trova attualmente nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra. Il tribunale londinese di Westminister, dovendo decidere in merito alla sua estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di spionaggio, ha respinto il ricorso dello stesso perché “non ci sono le basi legali”. La richiesta di estradizione americana dovrà essere ratificata dal ministro dell’Interno Priti Patel; solo dopo Assange potrà tentare di impugnare la decisione.

GLI STATI UNITI

Gli Stati Uniti vogliono che il giornalista venga processato per 18 capi di imputazione, per i quali se venisse condannato rischierebbe 175 anni di carcere. LE MANIFESTAZIONI DI SOLIDARIETÀ Il caso suscita da sempre un’ondata di indignazione da parte di numerosi attivisti in tutto il mondo. In questi vent’anni si sono alternate diverse manifestazioni in Gran Bretagna, in Australia, in Ecuador e anche in Italia. Amnesty International si batte da anni per il suo rilascio anche attraverso la raccolta firme. Altre forme di sostegno sono racchiuse in film e libri.

JULIAN ASSANGE, DELINQUENTE O MARTIRE DELLA LIBERTÀ?

Di fronte al serio rischio che Assange trascorra la sua vita in carcere, viene da chiedersi quale potrà essere l’impatto sulla difesa dei diritti di stampa e di opinione di tutti. Si può rimanere indifferenti di fronte alla palese attuazione di crimini di guerra da parte della più grande democrazia del mondo? Si possono sacrificare i diritti umani di fronte alla convinta difesa degli interessi nazionali? Cosa può essere coperto dal segreto di Stato? Il pericolo è che si finisca per accanirsi a livello giudiziario sul personaggio, cercando di nascondere un crimine ben più grande commesso da uno Stato e che a rimetterci siano i diritti di espressione e di informazione. Julian Assange ha senza dubbio il merito di aver fatto crollare la reputazione americana a livello internazionale colma di retorica. (FONTE: voci di città - Margherita Mantione)