Respingere, espellere, rimpatriare: è ciò che fanno i paesi europei nell’ambito di quelle che vengono definite “le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare”. Politiche con un costo che pochi in Italia conoscono, a differenza di quelli relativi all’accoglienza e all’inclusione considerati da molti politici costi impattanti e negativi sul nostro welfare.

Su queste spese si sono concentrati gli studiosi dell’associazione Lunaria nell’ambito di “I diritti non sono un costo”, un progetto nato dall’esperienza della campagna Sbilanciamoci!.

IL CONTRASTO DA SCARSI RISULTATI.

Le molte risorse investite nel contrasto all’immigrazione irregolare danno scarsi risultati: la spesa pubblica per questo singolo capitolo, dal 2005 al 2012, è stata di almeno 1 miliardo e 668 milioni di euro, di cui 1,3 miliardi stanziati dallo Stato italiano e 281,3 milioni dall’Unione Europea. Per quanto siano state investite nel corso degli anni risorse ingenti nel controllo dei mari e delle frontiere, nelle attività di controllo dei documenti dei migranti presenti sul territorio, nella gestione dei centri di identificazione ed espulsione, nell’esecuzione dei rimpatri forzati e nella collaborazione con i paesi terzi finalizzata al contrasto dell’immigrazione irregolare, un’ampia parte dei migranti irregolari rintracciati dalle autorità non sono stati effettivamente allontanati dal nostro paese.

I COSTI DI FRONTEX.

Tra queste spese spicca la voce dedicata a Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere, istituita nel 2004. Divenuta nel corso degli anni uno degli strumenti chiave su cui si fonda la politica europea di “gestione integrata” delle frontiere esterne, Frontex è dotata di un budget autonomo che è cresciuto vertiginosamente nel corso degli anni. Il bilancio dell’agenzia ha conosciuto una crescita rapida e sorprendente: da circa 19,1 milioni di euro nel 2006 gli stanziamenti sono passati agli 84,9 milioni del bilancio preventivo 2012, toccando però nel 2011 i 118,1 milioni di euro (anno della Primavera araba). Complessivamente gli stanziamenti assegnati all’agenzia dal 2006 al 2012 hanno raggiunto un totale di ben 515,8 milioni di euro. “Le attività di sorveglianza e controllo delle frontiere esterne svolte da Frontex – scrivono nella ricerca i ricercatori – hanno come priorità quella di impedire l’arrivo dei migranti irregolari in Europa lasciando in secondo piano le attività di pronto soccorso in mare: così il numero di persone che muoiono nel Mediterraneo (18.673 quelle monitorate tra il 1988 e il novembre 2012 da FortressEurope, nda) è destinato a crescere”.

CONTRASTO AGLI IRREGOLARI: NUMERI IN CALO.

Mentre le risorse destinate a Frontex si impennano e i politici tornano a prendere in considerazione l’eventualità di rafforzarla, dall’altra parte, il contrasto all’immigrazione irregolare cala: tra il 2005 e il 2011 sono stati rintracciati 540.389 migranti in posizione irregolare, una tendenza decrescente nel corso del tempo. Infatti, se nel 2005 le persone individuate dalle autorità di pubblica sicurezza erano 119.923, nel 2011 sono state meno della metà (47.152 persone). Inoltre, a dispetto di chi ha più volte agitato lo spettro dell’”invasione”, il numero dei migranti che raggiungono l’Italia via mare si è fatto sempre più contenuto, se si fa eccezione per il 2011, anno in cui i mutamenti politici hanno spinto più di 62.000 persone verso le coste meridionali del nostro paese. Nel 2012 sono sbarcati in Italia 13.267 migranti. (Fonte: Repubblica.it)