La Filef di Reggio Emilia piange le decine, probabilmente centinaia di fratelli migranti morti nell’ennesima strage sul mare a Lampedusa. Ed esprime grande apprezzamento nei confronti delle forze dell'ordine, dei volontari e dei cittadini che si sono prodigati per prestare soccorso. Pochi giorni fa una analoga tragedia è avvenuta a Ragusa.

Tante altre si sono ripetute nei mesi e negli anni passati. Di fronte a eventi così terribili, è raccapricciante e inqualificabile ascoltare commenti (per fortuna isolati) come quello di Gianluca Pini, vicepresidente del gruppo Lega Nord a Montecitorio, che non trova di meglio che addossarne la “responsabilità morale” a Laura Boldrini e a Cecile Kyenge. La Filef si associa invece alle parole che ha pronunciato oggi papa Francesco: "Mi viene la parola vergogna: è una vergogna! Uniamo i nostri sforzi, perché non si ripetano simili tragedie: solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a prevenirle". Sono parole molto simili a quelle che oltre cinque anni fa, il 21 giugno 2008, anche in quel caso dopo una strage di migranti in mare, scriveva Dante Bigliardi, storico presidente della Filef reggiana, in una lettera ai giornali. Questa lettera, che è pubblicata anche nel libro “Dante Bigliardi. Una vita per gli altri, un costruttore di democrazia”, potrebbe essere stata scritta oggi. Purtroppo, nulla è cambiato. Le stragi dei migranti Nella quasi generale indifferenza, continuano a ripetersi le stragi di esseri umani nei nostri mari. Per tante persone esauste ed affamate - bambini, donne, giovani uomini - il cammino della speranza in un futuro migliore si conclude in tragedia. Nemmeno si sa quante siano le vittime, spesso il numero rimane vago, affidato alle testimonianze approssimative dei compagni di sventura che fortunosamente sopravvivono ai naufragi. Nessuno le ricorderà, nessuno le piangerà, forse soltanto qualche parente, qualche amico, se mai verrà a sapere che i propri cari sono annegati, poveri cadaveri che ogni tanto riaffiorano nelle reti dei pescatori o rimangono dispersi per sempre. Chi scrive queste righe conosce di persona, per averla vissuta, l’esperienza drammatica di una imbarcazione che affonda, di scialuppe stracariche che si rovesciano, di grida e invocazioni che si levano verso il cielo. Dovremmo tutti provare almeno un po’ di vergogna e un po’ di rabbia per questo moderno olocausto. Dovremmo – i governi dovrebbero – almeno avere qualche parola di umana pietà. Qualche sentimento che non sia solo la paura degli immigrati “invasori”. Qualche idea che vada oltre la detenzione nei Cpt dei “clandestini” che non finiscono in fondo al mare. Questa tragedia, purtroppo, continuerà, perché nemmeno il rischio di morte può fermare chi tenta di fuggire dalla fame, dalla miseria, dalle guerre. Certo, non è pensabile che l’Occidente, i Paesi economicamente sviluppati, possano accogliere tutte le popolazioni del terzo mondo. Ma dovrebbero pur fare qualcosa di più per aiutare quelle popolazioni, che per secoli hanno oppresso, sfruttato e derubato di immense ricchezze. Con il lavoro del compianto Giuseppe Soncini, animatore instancabile di solidarietà e di cooperazione economica con il Mozambico e i Paesi dell’Africa australe, Reggio ha dato un esempio. Altre iniziative ci sono state e ci sono. Ma occorrerebbe un impegno organico ben maggiore da parte degli Stati. Ad esempio, incentivi per favorire il rientro degli immigrati nelle terre di provenienza attraverso sussidi economici e finanziamenti per l’avvio di piccole attività imprenditoriali. Non si tratta di elemosina, ma di un contributo concreto che favorisce la possibilità di vivere dignitosamente e di far crescere i Paesi poveri. A me pare una iniziativa che dovrebbe essere promossa da tutte le nazioni più avanzate, Italia compresa. 21 giugno 2008, Dante Bigliardi (Il Presidente Laura Salsi)