GINEVRA - Alla vigilia del lancio del nuovo Patto su migrazioni e asilo presentato dalla Commissione Europea, l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e l’OIM, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, si appellano all’Unione Europea

affinché assicuri l’adozione di un approccio davvero comune e basato sui principi che affronti tutti gli aspetti inerenti alla governance delle questioni migratorie e dell’asilo. Le due agenzie delle Nazioni Unite auspicano che il Patto rappresenti un’opportunità nuova da cui partire per abbandonare l’approccio emergenziale che prevede l’adozione di accordi ad hoc in materia di asilo e migrazioni in Europa per passare a uno comune che sia maggiormente comprensivo, ben gestito e a lungo termine, sia in seno sia al di fuori dell’UE. Dato il numero relativamente contenuto di nuovi arrivi di rifugiati e migranti in Europa, il momento è favorevole per intraprendere un’azione comune. I recenti eventi verificatisi nel Mediterraneo, tra cui i ritardi nell’autorizzare le operazioni di sbarco di migranti e rifugiati soccorsi in mare, l’aumento del numero di testimonianze di presunti respingimenti e gli incendi devastanti divampati nel Centro di registrazione e identificazione di Moria, sull’isola greca di Lesbo, hanno messo ulteriormente in evidenza la necessità di riformare con urgenza le politiche UE su migrazioni e asilo. La pandemia da COVID-19, inoltre, ha condizionato profondamente politiche e prassi in materia, e il deleterio impatto socioeconomico da essa prodotto non ha risparmiato nessuno. Rifugiati, migranti e Paesi che accolgono numeri elevati di rifugiati sono stati particolarmente colpiti su scala mondiale. L’approccio attualmente adottato in seno all’UE è inattuabile, insostenibile e spesso comporta conseguenze devastanti sul piano umano. Data l’assenza di accordi condivisi in seno all’UE in merito alla gestione degli sbarchi, assenza che non ha fatto che aggravare le sofferenze delle persone soccorse, da tempo le due organizzazioni chiedono congiuntamente che si adotti un approccio europeo comune basato sulla condivisione di responsabilità tra Stati nelle operazioni di ricerca e soccorso e in quelle di sbarco per le persone salvate in mare. L'OIM e l'UNHCR sono fortemente d'accordo con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sul fatto che salvare vite umane in mare non è facoltativo; una gradita affermazione fatta nel suo discorso sullo stato dell'Unione. Le organizzazioni si preoccupano anche di coloro che si trovano in pericolo lungo tutte le rotte migratorie, anche sulla terraferma. Il salvataggio di vite umane deve rappresentare la priorità assoluta e non deve essere criminalizzato. UNHCR e IOM, inoltre, hanno rivolto appelli affinché si attuino accordi più strutturati in merito ai ricollocamenti all’interno dell’UE e attivamente assicurato supporto all’implementazione dei recenti trasferimenti dalle isole greche, lavorando col Governo greco, la Commissione Europea e l’UNICEF, il Fondo ONU per l’infanzia. Il ricollocamento di persone vulnerabili, tra cui minori, specialmente in un momento storico segnato dall’aggravarsi delle difficoltà, si è dimostrato essere un esempio praticabile di condivisione di responsabilità. "Il Patto offre all'Europa l'opportunità di dimostrare che può sostenere il diritto fondamentale all'asilo, cooperando nel contempo a politiche pragmatiche per identificare coloro che hanno bisogno di protezione internazionale e condividerne la responsabilità", ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. "Accoglieremo con favore gli sforzi reali per garantire un regime di protezione rapido, equo ed efficace in Europa, e daremo il nostro pieno sostegno e la nostra esperienza alla Commissione europea e agli Stati membri per far sì che diventi una realtà". La maggior parte dei flussi migratori verso l’Europa è gestita mediante canali sicuri e legali, e la crisi innescata dal COVID-19 ha messo in risalto il valore apportato dai lavoratori rifugiati e migranti nell’UE e altrove. Il loro contributo e il loro potenziale dovrebbero essere massimizzati. Una strategia per la buona gestione della mobilità delle persone, determinante nella riuscita del processo di ripresa dalla pandemia, dovrebbe essere integrata strutturalmente e contribuire alla definizione di politiche a lungo termine e piani di risposta, anche in materia di cambiamento climatico, nonché supportare mercati del lavoro flessibili e dinamici. "Le persone in movimento possono essere parte della soluzione. Non vediamo l'ora che il nuovo Patto venga adottato, esso rappresenta un'opportunità per l'Europa di ridisegnare la governance delle migrazioni e della mobilità umana come sicura, ordinata, inclusiva e incentrata sui diritti umani" ha dichiarato Antonio Vitorino, Direttore Generale dell'OIM. "Un approccio equilibrato, basato sui principi e globale riconosce che la migrazione è una realtà umana da gestire per fini reciprocamente vantaggiosi. Sarà anche importante che l'UE garantisca che la politica a lungo termine sia coerente nei suoi aspetti interni ed esterni, sia radicata in veri e propri partenariati e allineata con i quadri e gli accordi internazionali esistenti", ha aggiunto. Si potranno compiere progressi nella lotta al traffico e nel miglioramento della gestione delle frontiere se si investiranno parimenti attenzione e risorse nel rafforzamento e nell’ampliamento dei canali che consentono una migrazione legale e sicura, dei partenariati efficaci, dei programmi di integrazione e costruendo comunità prospere, benestanti e coese. Può anche ridurre la domanda che alimenta il business dei gruppi criminali di traffico. Investire in canali migratori regolari e in una maggiore mobilità sarà inoltre essenziale per lo sviluppo sostenibile e la crescita nell'UE e altrove. Garantire la possibilità di fare ritorno in condizioni dignitose, per quanti desiderano tornare nei propri Paesi di origine o per coloro che non soddisfano i criteri per il riconoscimento dello status di rifugiato o di altre forme di protezione, è di importanza altrettanto fondamentale in seno a un sistema ben gestito e comprensivo. Dovrebbe essere assicurata priorità ai ritorni volontari, prevedendo disposizioni che consentano alle persone di reintegrarsi in modo sostenibile. Alcuni migranti, tra cui le vittime della tratta, degli abusi sessuali ed i minori non accompagnati, che non hanno bisogno di asilo, possono avere un legittimo bisogno di altre forme di assistenza e protezione. L’UE, inoltre, dovrebbe impegnarsi a garantire solidarietà e condivisione di responsabilità in modo strutturato su scala mondiale in partenariato coi Paesi extra UE che accolgono elevati numeri di persone in fuga. È necessario che tale impegno, tramite il Patto, si traduca in azione assicurando sostegno politico e un’assistenza finanziaria supplementare, strutturata e flessibile agli Stati di accoglienza, anche al fine di rafforzarne i sistemi di asilo. Tale supporto assicurerà che migranti e rifugiati abbiano accesso adeguato a servizi quali assistenza sanitaria, istruzione e lavoro, affinché possano vivere le proprie vite dignitosamente. Un sostegno più strategico ai Paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati o ai Paesi di transito diminuirebbe anche l'attrattiva del traffico di esseri umani. Garantendo un futuro sostenibile più vicino ai Paesi di origine e un maggiore impegno da parte dei Paesi UE a implementare i programmi di reinsediamento, ricongiungimento familiare e canali complementari, insieme a condizioni che assicurino accesso diretto al territorio e all’asilo nell’UE a quanti ne hanno bisogno, un numero minore di persone ricorrerebbe a viaggi pericolosi e gli Stati gestirebbero meglio gli arrivi. La Commissione Europea, braccio esecutivo dell’UE, presenterà il Patto su migrazioni e asilo domani, mercoledì 23 settembre, agli Stati membri dell’Unione. L’UE ha l’occasione di sfruttare lo slancio generato dagli eventi recenti e il Patto imminente per assicurare un’Europa unita e improntata al rispetto dei diritti umani, in cui migranti e rifugiati possano contribuire con le proprie competenze e risorse, un’Europa che non lascia indietro nessuno. L’UNHCR e l’OIM sono pronte ad assicurare il proprio sostegno in linea coi rispettivi mandati e con le rispettive competenze. (aise)