Roma - È scattato ufficialmente, domenica 2 febbraio, il tacito rinnovo automatico del memorandum d’intesa con la Libia, sottoscritto nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti per porre un freno ai flussi di immigrati in arrivo sulle coste italiane e provenienti proprio dalle spiagge libiche.

A seguito dell’accordo, l’Italia ha accettato di addestrare ed equipaggiare la guardia costiera e altre autorità libiche, collaborando con esse a raggiungere l’obiettivo di intercettare imbarcazioni in mare e riportare le persone a bordo nei centri di detenzione libici dove però, secondo il direttore generale di Amnesty International Italia, Gianni Rufini, “queste sono trattenute illegalmente e subiscono gravi violenze, tra cui stupri e torture”. Secondo Amnesty International, nei primi tre anni dalla firma dell’accordo almeno 40mila persone, tra cui migliaia di minori, sono state intercettate in mare, riportate in Libia “e sottoposte a sofferenze inimmaginabili”. Solo nel primo mese del 2020, sono state intercettate 947 persone. “Se il governo italiano è serio quando parla di negoziare cambiamenti al testo del Memorandum, in primo luogo riconosca che può farlo in ogni momento e che il rinnovo dell’accordo non impedisce in alcun modo che questo venga modificato nell’ottica di una maggiore attenzione ai diritti umani dei migranti e dei rifugiati trattenuti in Libia“, ha aggiunto Rufini. Nei giorni scorsi anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha deciso di sospendere per mancanza di sicurezza le attività del suo centro di transito di Tripoli, aperto appena un anno fa. “Memorandum o non Memorandum, ci sono delle cose che l’Italia deve contribuire a realizzare: l’evacuazione in un luogo sicuro delle persone attualmente trattenute nei centri di detenzione, la chiusura di questi ultimi e la creazione di percorsi legali e sicuri per giungere in Europa“. Anche Medici Senza Frontiere ha protestato contro quello che aveva definito “l’accordo della vergogna” perché “intrappola le persone in condizioni disumane senza fermare le morti in mare. È inaccettabile portare avanti politiche di respingimento e detenzione sulla pelle di esseri umani, oggi bloccati in un paese in guerra”. Dal Parlamento, si alza la voce di parte del Pd, ma soprattutto della sinistra: la segretaria e il fondatore di Possibile, Beatrice Brignone e Giuseppe Civati, ricordano che "sono passati tre mesi da quando con Possibile abbiamo sollevato la questione, chiedendo alla ministra dell'Interno Lamorgese di non firmare l'accordo con la Libia, attraverso il quale continueremo a finanziare centri di detenzione fuori da ogni controllo internazionale. Sono passati tre mesi da quando la ministra Lamorgese è arrivata in Aula, a difendere gli accordi, a promettere però 'modifiche', una revisione del testo, 'miglioramenti' che non solo non sono mai arrivati, non sono mai stati discussi".(NoveColonneATG)