Le prime pagine dei giornali italiani sono di nuovo piene della roboante retorica del Ministro dell’Interno sui “porti chiusi” mentre la nave della Ong Sea Watch 3 ha deciso di entrare nelle acque territoriali italiane per far sbarcare i 42 profughi, a bordo da quattordici giorni in condizioni non più sostenibili.

Contemporaneamente, come conferma il Sindaco di Lampedusa e tutti gli operatori coinvolti, gli sbarchi nell’isola continuano da settimane grazie a scafisti non meglio identificati che trafficano esseri umani spesso in combutta con la criminalità organizzata. Il tutto nell’indifferenza più completa di Salvini e del Governo. Il Pd ha detto chiaramente che sta dalla parte di chi salva vite umane in mare, che l’Europa deve assumere la responsabilità di una politica comune di gestione dei flussi migratori non legata alle emergenze, che legalità e umanità devono andare di pari passo. Il Governo italiano vuole davvero affrontare il tema immigrazione o solamente avere un argomento per fare comizi e filmati dalla terrazza del Viminale? Il Segretario del Pd Zingaretti ha scritto al Primo Ministro Conte per chiedere un incontro urgente esattamente su questo punto, anche alla luce del fatto che Salvini ha disertato sei dei sette incontri a livello europeo sull’argomento. Non esiste alcuna possibilità di eliminare il fenomeno migratorio, esiste invece la possibilità e necessità di regolarlo e gestirlo, garantendo sempre asilo e protezione a chi ne ha diritto, prevedendo e governando canali di ingresso legali, contrastando duramente il traffico di esseri umani. E questo è possibile solo se ci si batte in Europa per avere dagli Stati membri dell’Unione la disponibilità a condividere delle politiche comuni. Se poi continuiamo a scorrere le pagine dei quotidiani potremmo imbatterci in altre notizie, tipo: l’Ilva rischia la chiusura se entro il 6 settembre il Governo non avrà ripristinato le condizioni concordate con Arcelor Mittal, con conseguenze drammatiche sia sul piano occupazionale che su quello ambientale (nessuno bonificherà quell’area se non dentro la ripresa di un progetto industriale!). Sull’autonomia differenziata continua il braccio di ferro tra Lega e 5S mentre il Parlamento viene tenuto all’oscuro dei termini reali della questione, delicatissima per garantire l’unità della Nazione e l’uguaglianza sostanziale tra i cittadini sulle prestazioni e i diritti essenziali. Sull’assestamento di bilancio il CdM non ha deciso nulla e dobbiamo davvero sperare che in Europa si trovi un accordo per evitare la procedura di infrazione. La pressione fiscale è sensibilmente aumentata e – a tutt’oggi – le risorse per la Flat tax non ci sono. E’ chiaro che in questo quadro il tema “immigrazione” – sfida epocale per tutto il mondo sviluppato – diventa per Salvini anche una straordinaria “arma di distrazione di massa”? E per noi? Per il Pd? Dispiace molto che alcuni dirigenti del nostro partito abbiano espresso in queste ore opinioni sulla questione degli accordi Italia-Libia, indicandoli come l’origine dei campi in Libia. E’ esattamente il contrario, poiché quei lager esistevano dai tempi di Gheddafi e semmai gli accordi stipulati dal governo Gentiloni miravano a svuotare quei campi e a metterli sotto il controllo delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni. Ma su questo rimando alle considerazioni competenti di Lia Quartapelle e Alessandro Alfieri, capigruppo del Pd in commissione esteri rispettivamente alla Camera e al Senato. Mi interessa invece stare al punto immigrazione. Nella nuova segreteria del Pd – accanto alla responsabilità degli Enti Locali – mi è stata affidata anche la questione immigrazione, con una “innovazione” rispetto agli schemi classici. Nelle prossime settimane si individueranno ovviamente responsabilità più specifiche sia interne al Pd (dipartimenti) sia esterne (forum). Per noi è una questione cruciale che ha a che fare con l’identità che vogliamo avere come partito riformista e di centrosinistra. Maurizio Ferrera in un editoriale di alcuni giorni fa su Il Corriere della Sera scriveva: “In tutti i Paesi europei la lunga recessione e i crescenti flussi migratori hanno causato insicurezza e paure. Gli elettori tendono a guardare al “qui e ora”. Si chiedono: potrò ancora contare sul reddito di cui dispongo oggi? Riuscirò a mantenere il posto di lavoro (ammesso che non lo si sia già perso)? Cosa accadrà ai miei figli? Per un elettore medio non è facile rispondere a simili domande.” Mettendo in relazione queste paure al consenso raccolto dalle forze populiste, Ferrera indica alcune peculiarità del nostro Paese “l’Italia ha livelli di istruzione più bassi, più lavoro autonomo tradizionale, più famiglie monoreddito e di conseguenza più casalinghe. Questi elementi hanno creato le condizioni per una tempesta perfetta: la maggiore vulnerabilità sociale ha generato più paura e insieme più sensibilità a messaggi politici forti e rassicuranti anche se irresponsabili”. Ecco questa mi sembra la sfida per noi, come uscire dalla tempesta perfetta, come riconquistare la capacità di ascoltare quelle paure senza inseguirle, come dare risposte credibili, come diventare interlocutori affidabili per chi si è sentito lasciato solo dalla sinistra in questi anni difficili. Il ruolo dei Sindaci e degli amministratori locali, in generale, può aiutarci molto a tenere insieme pragmatismo e valori, superando ideologismi e slogan a favore di una vera proposta di cambiamento. (Marina Sereni)