ROMA – “A 20 anni dalla prima legge quadro sull’immigrazione. L’attualità di una riforma per governare l’immigrazione”. Questo il tema di un convegno che si è svolto ieri  al Senato su iniziativa della Fondazione Istituto Gramsci e dalla Fondazione Nilde Iotti a 20 anni dalla legge Turco-Napolitano, la 40/1998 sull’immigrazione in Italia. Un momento per ricordare i presupposti di quell’iniziativa che – come hanno detto i promotori – “spesso viene dimenticata ma è stata una svolta all’interno delle politiche migratorie del nostro Paese”. Una normativa – come ha detto Livia Turco, all’epoca Ministro per la Solidarietà Sociale nel Governo Prodi – che “resta molto attuale per la sua rottura con una logica di emergenza delle migrazioni”. Una legge che prevede “una scelta molto netta, fatta di diritti e doveri per gli immigrati e che tutela l’accesso alla salute, il diritto alla maternità, la difesa dei minori ed i diritti connessi alla cittadinanza”, insieme alla “lotta alla tratta degli esseri umani”. Giorgio Napolitano, allora Ministro dell’Interno ha voluto ricordare quanto detto durante i lavori di approvazione della legge e cioè il bisogno di una politica europea sul tema migratorio evidenziando che il contrasto all’immigrazione irregolare “presuppone canali legali” Napolitano ha voluto rivendicare che alcune norme previste “in tema di integrazione sono rimaste “soltanto sulla carta e non applicate”. Durante il convegno è intervenuto anche il ministro dell’Interno Marco Minniti, che ha definito la legge “un riferimento normativo importante e di assoluta attualità” sottolineando che oggi occorre intervenire alla fonte dei flussi, replicando con la Libia gli accordi fatti con la Turchia. Inoltre occorre accogliere i richiedenti asilo in modo diffuso, con tempi rapidi per l’esame delle richieste e nell’attesa lavori volontari di pubblica utilità, su base volontaria, nei comuni che li ospitano. “Governare l’immigrazione illegale ci consente – ha detto – di affrontare l’immigrazione legale. La mia idea è semplicissima, ma difficilissima da realizzare: diminuire gli ingressi illegali e rafforzare i corridoi umanitari”. Minniti ha poi dati alcuni numeri aggiornati ai primi mesi del 2017 e riportati da Frontex: nel 2016 la rotta balcanica da Occidente è diminuita dell’84%, del 72% quella da Oriente. Quella del Mediterraneo è cresciuta del 18%, nei primi due mesi del 2017 del 50%. Al convegno anche Mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, che dopo aver ricordato alcuni dati sull’immigrazione in Italia ha lanciato alcune proposte per una riforma del governo delle migrazioni. Tra queste una legislazione “con la capacità di regolare i due volti delle migrazioni oggi: le libere migrazioni e le migrazioni forzate, ampliando i titoli di soggiorni, con un’attenzione più ampia e non residuale alla protezione sociale e umanitaria di migranti per nuovi fenomeni sociali, come le migrazioni forzate per ragioni ambientali o per ragioni religiose, per tratta”; un ufficio migrazione e un servizio accoglienza migranti in ogni Comune o consorzi di piccoli Comuni ”strumenti di conoscenza, accompagnamento e prima accoglienza, diffusa e preparata sul territorio” come “primo passo di un buon governo delle migrazioni, che evita improvvisazione, superficialità, sfruttamento”. Perego è convinto che la gestione dell’immigrazione può essere realizzata “soltanto a partire dal nostro territorio, da un incontro fra domanda e offerta di lavoro, da un incontro che nasce da una legalità di presenza, che è il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, che già il Consiglio d’Europa ha consigliato in alcune direttive. Fare in modo che il nostro territorio, la nostra città, riesca sempre di più a costruire un discorso di accoglienza, di formazione e di tutela della legalità da subito, che è la vera garanzia sociale”. E poi la facilitazione per le conversioni dei permessi di soggiorno da richiedente asilo a lavoratore, da studente a lavoratore, il lavoro comune di Uffici della Questura e uffici di mediazione sociale per permettere, dal momento in cui una persona migrante riceva un titolo di soggiorno, “un accompagnamento a tutele sociali e sanitarie che costituiscano una sicurezza per tutti”; una legislazione che favorisca il ricongiungimento familiare, “in fedeltà al dettato costituzionale di tutela della famiglia e del matrimonio, per un percorso di genitorialità fondamentale, oltre che garanzia di sicurezza sociale” e al tempo stesso, una legge che favorisca “una nuova storia di tutela e di affido familiare per adolescenti minori non accompagnati, sempre più numerosi”. E poi forme di accesso alla cittadinanza che “amplino lo ius soli, ma soprattutto strumenti di esercizio della cittadinanza, riconosciute (come il servizio civile), ma ancora da riconoscere , come il diritto di voto amministrativo, già presente nel primo schema della legge Turco-Napolitano, all’art. 38, poi stralciato, per un dubbio di legittimità costituzionale”. “La vita, la storia, la cultura del mondo, soprattutto di molti Paesi poveri, che si incontra con la vita sempre più debole, la storia, la cultura del nostro Paese e dell’Europa devono trovare – ha concluso il direttore di Migrantes – una legge che aiuti un cammino intelligente di incontro, di scambio, di cittadinanza attiva. Solo così si eviterà che la ‘rabbia dei paesi poveri’ – come scriveva 50 anni fa nell’enciclica Populorum progressio Paolo VI – si scagli contro di noi e innesti nuovi conflitti sociali e politici, che possono indebolire la democrazia e un cammino culturale, economico e sociale rinnovato nel nostro Paese”. (Raffaele Iaria – Migrantes online /Inform)