Non voglio fare l'avvocato difensore di nessuno, tanto meno del comportamento chiuso, a tratti ottuso, del governo di centro-destra ungherese manifestato nei confronti del dramma dei profughi, in gran parte siriani. Ho seguito il problema molto da vicino, fra i profughi della stazione Keleti di Budapest. Il momento di più alta tensione si è vissuto la mattina del 1 settembre 2015, quando sono state chiuse tutte le entrate ( e le uscite) della stazione e sono entrati in azione reparti di polizia in assetto antisommossa che hanno "convinto" i profughi ad evacuare il treno per Vienna, per il quale avevano acquistato regolare biglietto di viaggio. Per circa due ore siamo rimasti chiusi con i profughi e i polizioti, sperando che la ragione prevalesse da ambo le parti. Infatti, prevalse e le centinaia di profughi abbandonarono il treno e tornarono in piazza Baross ossia sullo spiazzale della stazione a protestare. Dopo due ore, il blocco della stazione fu tolto, ma non partì alcun treno verso l'Europa occidentale. In base a questa esperienza, vissuta per più giorni dentro e intorno la stazione Keleti di Budapest, desidero testimoniare due cose in particolare : 1) almeno in quei giorni, la polizia si è comportata responsabilmente, umanamente direi (non ci sono stati arresti, feriti); 2) ho visto all'opera diverse associazioni di volontariato, semplici cittadini che si sono adoperati concretamente per lenire la difficile condizione dei profughi, specie dei bambini. Essendo rientrato in Italia, non ho potuto seguire i fatti dolorosi accaduti alla frontiera con la Serbia; ho visto alcune immagini e letto qualche commento. Il fatto è gravissimo. I profughi non desiderano restare in Ungheria, ma solo attraversarla. Francamente, non capisco perchè il governo magiaro non li lasci passare. Così come, d'altra parte, in questa drammatica vicenda umana e politica nessuno capisce perchè le ricchissime petro-monarchie del Golfo non hanno chiesto di accogliere almeno UNO fra milioni di profughi siriani, loro confinanti e fratelli nella fede. I grandi media, i grandi soloni europei non se lo chiedono, non denunciano tale, crudele indifferrenza. Trattandosi di profughi il governo ungherese continua a comportarsi male, molto male verso il dramma di gente che fugge dalla guerra. Su questo non ci sono attenuanti. Tuttavia, la questione non può essere ridotta quasi a fatto personale: il governo Orban non "un figlio di nessuno", ma fa parte dello schieramento moderato, di centro che domina in Europa. Così come lo schieramento di sinistra europeo dovrebbe dire qualcosa a proposito dell'imbarazzante assenza dell'opposizione socialista magiara. In ogni caso, non credo sia giusto associare a tali colpevoli comportamenti politici l'intero popolo ungherese. Così non è. Non bastano una foto, più foto (comprese queste mie) a rappresentare una realtà molto più vasta e complessa, ad esprimere un giudizio obiettivo e motivato sugli avvenimenti, sui comportamenti della gente. (a.s.)