Le rimesse dei migranti hanno assunto nel tempo un ruolo sempre più importante per le economie di molti Paesi in via di sviluppo, superando di gran lunga il volume dei flussi degli aiuti allo sviluppo e contribuendo alla crescita economica e al sostentamento di ampie fasce di popolazione. Il dato sulle rimesse è importante anche perché consente di misurare la capacità di risparmio dei migranti. Dal 2005 al 2014 le rimesse dei lavoratori stranieri in Italia verso i loro Paesi di origine hanno raggiunto la cifra considerevole di quasi 60 miliardi di euro (per la precisione 59 miliardi e 266 milioni). Osservando la ripartizione per anno, si osserva come negli ultimi anni sembra essersi avuta una significativa contrazione delle somme inviate dai lavoratori migranti alle loro famiglie di origine: dai 7,394 miliardi del 2011 ai 6,833 miliardi del 2012 (-7,6%) fino ai 5,533 miliardi del 2014, il 3,2% in meno rispetto all’anno precedente. È questo il quadro che emerge da uno studio appena pubblicato dalla Fondazione Ismu, “Le rimesse degli immigrati”, fondato sull’elaborazione di dati forniti da Banca d’Italia, Istat e World Bank. Un quinto delle rimesse proviene dalla Lombardia, regione che detiene il primato con oltre 1,1 miliardi di euro inviato all’estero. Tre soli territori regionali, Lombardia, Lazio (985,1 milioni), e Toscana (587,1 milioni), rappresentano oltre il 50% del volume di rimesse totale in uscita dal nostro Paese I dati pubblicati si prestano però anche ad una diversa lettura, se si osserva la ripartizione per nazionalità delle rimesse. La Cina, che per anni è stato il primo paese per rimesse ricevute dall’Italia (con oltre un quarto del denaro in uscita e punte del 39% del 2012), per la prima volta nel 2014 è stata superata dalla Romania (876 milioni di euro). Nell’ultimo anno la Cina ha ricevuto 819 milioni di euro con un calo del 25% rispetto al 2013: la diminuzione più importante tra i principali paesi di destinazione; solo due anni prima i cittadini cinesi hanno inviato la cifra record di 2,7 miliardi di euro al proprio paese di origine. Tale calo, secondo un’analisi del Cespi (Centro Studi di politica Internazionale) si giustifica con la riduzione della componente commerciale delle rimesse cinesi dovute all’'inasprimento della normativa, a maggiori controlli, e allo sforzo degli operatori e della Banca d'Italia di separare la componente commerciale, da quella personale. Se si escludesse la Cina, il flusso delle rimesse dall’Italia risulterebbe pari a 4,5 miliardi di Euro con una crescita complessiva, nel biennio 2012-2014 del 9%. Si tratta di un dato importante, tenendo conto dell'effetto della crisi economica che ha colpito la capacità reddituale dei migranti. IL COSTO DELLE RIMESSE Importanti passi in avanti sono stati fatti negli ultimi anni per la riduzione del costo delle rimesse, attualmente, come rilevato nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti, in media del 5,9%, cifra non molto lontana da quella del 5% fissata nel 2009 come obiettivo da raggiungere in 5 anni dal G8 dell’Aquila. Si ricorda che sul sito www.mandasoldiacasa.it sono disponibili moltissime informazioni utili su come mandare denaro nel Paese d'origine ed è possibile comparare il costo di invio delle rimesse per ciascun tipo di prodotto ed operatore. Il sito, certificato da Banca Mondiale, è consultabile gratuitamente anche in inglese. (fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali)