Roma - Lampedusa lancia l'allarme. Lo fa con le parole del sindaco dell'isola, Giusi Nicolini, che in una audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui temi dell'immigrazione in Commissione Affari costituzionali al Senato - martedì 12 maggio - esprime tutta la propria preoccupazione per il probabile prossimo aumento di sbarchi di immigrati, visto l'arrivo della bella stagione. "Lampedusa - dice il sindaco - ha forgiato un'esperienza che dovrebbe essere un patrimonio per chi si mette in testa di governare questo fenomeno. Ma venuto meno Mare Nostrum, Lampedusa sa che i 170mila che sono arrivati l'anno scorso sono numeri che Lampedusa da sola, senza un presidio a mare, non ce la può fare". L'accusa alla politica, fatta per giunta nella casa della politica, è chiara: "Se le politiche di cooperazione, di pace e di aiuto non ci sbrighiamo ad attivarle e ci affidiamo agli accordi coi dittatori, noi questo problema lo vivremo per sempre e sempre più impreparati saremo". E l'aggiunta finale molto corrosiva: "Continuare a dire che bombardare i barconi è il modo per fermare la tratta è veramente offensivo per l'intelligenza delle persone". Secondo la Nicolini "dobbiamo regolare questi flussi ma fare in modo che in Europa si possa entrare, in maniera urgente, subito, per poter chiedere asilo. Nel Mediterraneo la frontiera non esiste, esiste nella nostra testa e in questo momento per Triton si stanno spendendo soldi inutili per una cosa che non esiste". Commettendo per altro una doppia ingiustizia: contro i migranti, e contro Lampedusa stessa: "Qualcuno pensa che il problema si risolva lasciando tutte le persone salvate a Lampedusa, facendo della nostra isola la Guantanamo italiana. Quel geniale statista di Maroni si proponeva di lasciare i migranti tutti qui in attesa del rimpatrio, sapendo benissimo che i tempi del rimpatrio non sono compatibili con la grandezza di Lampedusa". Ebbene, "Lampedusa non vuole più togliere le castagne dal fuoco a nessuno. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto e facciamo ma le cose sono tali per cui Lampedusa ha il diritto e l'autorevolezza per poter chiedere una vita normale. Quello che succede è inevitabile, sappiamo che succederà ancora. cominciamo a pianificare e organizzare questa storia. Di accoglienza non si muore, l'abbiamo dimostrato, ma di mala gestione dell'accoglienza si può morire". Eppure il sindaco di Lampedusa è la stessa persona che ha detto no al Viminale alla costruzione di un secondo centro di accoglienza per minori sull'isola. "E' vero, ho detto no ad Alfano a un secondo centro a Lampedusa, nella ex base americana, perché accogliere bambini e minori a 11 chilometri dal centro urbano, senza un filo d'ombra e con accanto i radar americani non era il caso. Io proposte ne ho fatte, ma sicuramente quello che non servirebbe è un altro centro. L'unico sistema è far sì che il centro sia tendenzialmente vuoto, perché gli sbarchi non sono preventivabili".(NoveColonne ATG)