L’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’UE all’EXPO ha partecipato al dibattito con giovani cittadini, insieme al presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz. Poi di pomeriggio ha visitato i padiglioni, soffermandosi su quello di ‘Save The Children’, dove ha detto che “tocca a tutta l’Unione europea, a tutti i suoi Stati membri condividere il dovere e la responsabilità di assicurare a questi bambini, a tutti i bambini, un futuro Milano – Federica Mogherini sabato scorso ha detto di provare vergogna davanti ai migranti morti nel Mediterraneo. “È un vergogna per me che l’Europa si svegli davanti ai morti, però finalmente c’è una risposta europea“, ha dichiarato l’Alto Commissario per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’UE, rispondendo alla domanda di una studentessa di Palermo durante il ‘dialogo con i cittadini’ tenutosi all’Expo nel giorno del 65° Anniversario della Dichiarazione Schuman del 9 Maggio 1950, da cui si avviò il processo di integrazione europea. Mogherini ha ammesso che la risposta data nelle ultime due settimana non sarà risolutiva in quanto “non c’è un’unica misura che possa cambiare la situazione da un giorno all’altro. Quello che stiamo facendo è su diversi fronti e per la prima volta lo stiamo facendo da europei tutti insieme“. Ma soprattutto, ha spiegato, “va risolto il problema della Libia: finché non risolveremo la guerra che c’è in Libia e l’assenza di istituzioni si crea un corridoio perfetto per chiunque voglia dare luogo al traffico degli emigrati“. “Dobbiamo quindi collaborare con i libici a un governo nazionale stabile che si prenda la responsabilità di controllare le frontiere, gli scafisti e sgominare le organizzazioni criminali“, ha aggiunto. Alla domanda delle studentessa di Palermo ha risposto anche Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo, a Milano per partecipare all’Europe Day. Secondo Schulz, il vero ostacolo alla risoluzione del problema dell’immigrazione è “la carenza di solidarietà tra i 28 membri dell’Unione Europea“. “Se non avremo una maggiore solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione Europea – ha aggiunto – il problema dei rifugiati non può essere risolto“. Poi ha spiegato che “la Commissione avanzerà delle proposte, ma – ha polemicamente sottolineato – vi posso dire fin d’ora che alcuni capi di Stato diranno che non possono fare quello che chiediamo. Dobbiamo avere una maggiore solidarietà. Il 90% dei rifugiati vanno in nove Paesi, eppure i paesi sono 28. Per questo dico che serve condivisione“. Poi, rivolgendosi alla platea di studenti, ha suggerito: “Non chiediamoci solo cosa fa l’Unione Europea ma che cosa fa il mio governo per risolvere il problema. Quello italiano fa moltissimo“, ha evidenziato il presidente del Parlamento Europeo, in vena di promozione dell’operato del PD, dando così un fattivo contributo alla campagna elettorale per le incombenti elezioni amministrative di fine mese. Poi, il presidente del Parlamento Europeo ha sottolineato – senza rendersi conto di cadere in una evidente contraddizione – che le cose affermate oggi sono le stesse di venti anni fa. “Se prendessi gli interventi del ’95 potrei fare oggi quegli stessi discorsi – ha detto l’Incredibile Schulz – è solo cambiato il numero dei rifugiati ma la politica non è cambiata. Ma questo è colpa dei governi nazionali, non dell’Europa“. Nessuno è sfiorato dal dubbio di aver proposto soluzioni sbagliate a un problema complesso, ma che andrebbe affrontato con la chiarezza delle scelte? Nel pomeriggio di sabato poi Mogherini ha visitato i padiglioni dell’EXPO, soffermandosi in particolare in quello di ‘Save The Children’, ricordando che “le tragedie del mare hanno spesso il volto di bambini” e che “tocca a tutta l’Unione europea, a tutti i suoi Stati membri condividere il dovere e la responsabilità di assicurare a questi bambini, a tutti i bambini, un futuro“. Un auspicio frutto senza dubbio di una botta di iperbolite acuta, visto che è irrealistico che l’Europa (e i cittadini europei, mediamente tartassate da un fisco che in Italia paraltro assume le vesti della sanguisuga) possa assicurare a tutti i bambini del mondo un futuro, non riuscendoci con i bambini cittadini europei. Magari si potesse! Il Villaggio Save the Children a EXPO Milano 2015 è dedicato alla malnutrizione e mortalità infantile. “Dopo l’ultima tragedia del Canale di Sicilia, il nostro impegno ora, e il mio personale – ha aggiunto – è andare fino in fondo sulla strada che abbiamo imboccato di una solidarietà nuova, che possa tradursi sin dagli appuntamenti della prossima settimana a New York e a Bruxelles in nuove azioni concrete per salvare vite umane nel Mar Mediterraneo, per contrastare il traffico di esseri umani e per condividere in Europa la responsabilità dell’accoglienza dei rifugiati“. “Accogliamo positivamente l’impegno nei confronti di tutti i minori che cercano in Europa un futuro, nonché, la proposta dell’obbligo per tutti gli Stati membri di accogliere i migranti“, ha commentato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. “Ricordiamo infatti come il problema della migrazione sia duplice e vada affrontato da un lato adoperandosi per salvare vite umane, dall’altro accogliendo adeguatamente e assicurando la possibilità di costruirsi un futuro in Europa a tutti i minori che cercano disperatamente di fuggire da paesi in cui rischiano la vita quotidianamente“. Save the Children ha fornito drammatici dati sulle condizioni di vita da cui cercano salvezza molti minori migranti approdati sulle nostre coste dopo viaggi rischiosi. In Somalia, ad esempio, da cui 3.717 persone, di cui 722 donne e 556 bambini, sono arrivate in Italia dall’inizio dell’anno via mare, si stima che più di un milione di persone soffrano di grave insicurezza alimentare. Il Paese risulta essere in assoluto il posto peggiore dove nascere ed essere madri e dove il tasso di mortalita’ sotto i 5 anni raggiunge 145,6 bambini ogni 1.000 nati vivi. O l’Eritrea, dove la mortalità infantile raggiunge il tasso di 49,9 bambini ogni 1000 nati vivi. O ancora, la Siria, paese in conflitto, dove secondo le stime l’insicurezza alimentare colpirebbe più della metà della popolazione e da cui fuggire significa concedersi una speranza di sopravvivenza. E infine la Nigeria, Paese dove 11,2 milioni di persone sono malnutrite e una madre su 31 rischia di morire per cause legate alla gravidanza o al parto.