Una nuova ecatombe sul Canale di Sicilia al largo delle coste libiche a causa di un naufragio provocato dal capovolgimento di un gommone. Le testimonianze della tragedia sembrano inequivocabili, anche se ci sono ancora in corso verifiche. Le navi di Triton, soprattutto quelle italiane – guardia costiera e marina militare – hanno fatto le divine e umane cose per proteggere i migranti, ma ne sono partiti troppi nel giro di poche ore. Venti, trenta barconi in mare. Impossibile rispondere a tutte le richieste di soccorso. In più gli scafisti difendono con le armi le loro imbarcazioni, segno che non possono permettersi più di perderle insieme con i migranti trasportati. Non sanno come reperirle. Gli scafisti hanno esploso dei colpi con i mitra, ma hanno mirato in alto. Volevano spaventare e prendersi il gommone dopo avere trasferito il carico su un rimorchiatore. Ne sono arrivati seimila in due o tre giorni. E l’esodo potrebbe diventare biblico nelle prossime ore. Almeno diecimila dietro l’angolo, a quanto pare, se le condizioni del mare si mantengono buone. I centri di accoglienza sono al collasso. A Lampedusa sono ospitati mille migranti, il centro ne potrebbe contenere duecento, non di più. La Sicilia è la regione più “provata” dall’arrivo della nuova ondata migratoria. Non c’è più dove metterli. Il Viminale ha lanciato una richiesta di “aiuto”. Bisogna trovare altre strutture di alloggio temporanee. Ma non è facile trovarne in breve tempo. Ci sono tra l’altro forti resistenze al nord. Triton, così come Mare Nostrum, non è in grado di far fronte al flusso continuo di migranti, che scappano soprattutto dalle aree del conflitto, la Siria, ma anche da Somalia ed Eritrea. È una tragedia infinita. Le navi di Triton non affrontano il problema, salvano vite umane, è indubbio, ma aiutano anche i mercanti di morte a mantenere in piedi il business. Lo sanno tutti che occorrerebbe assumere il controllo delle coste libiche, ma sia l’Europa quanto la nato sono spaventati dall’idea di dovere intervenire in una condizione di caos, che esporrebbe le truppe a rischi molto alti. Ma quale alternativa c’è, oltre a quella “rischiosa”? Matteo Salvini vuole che gli amministratori non accettino i migranti immigrati ed ha promesso manifestazioni davanti alle strutture alberghiere che li ospitano i migranti. “Più li prendiamo, più ne muoiono”, sostiene. Attirandosi critiche aspre. Dalla Chiesa, dal governo, dalle principali cariche dello Stato. Ma il leader leghista non ci fa caso, la sua campagna elettorale per le regionali gira esclusivamente attorno allla questione “immigrati”. (fonte: siciliainformazioni)