Il prezzo richiesto ed ottenuto come impegno, era un posto di lavoro dopo le elezioni. Per questo motivo, Gaetano Giorgianni e Giovanni Profeta, presidenti di seggio

 nelle elezione amministrative palermitane del 2007, nel marzo scorso, sono finiti in manette. Essi, infatti, avevano chiuso un accordo con tre candidati della lista “Azzurri per Palermo”, i quali in cambio del posto di lavoro, avrebbero inserito nelle urne 130 schede per ognuno dei tre candidati. Il broglio, è stato architettato in due sezioni elettorali: la 460 del quartiere Cruillas e la 19 della Guadagna. Il mancato rispetto dell’accordo, anche perché solo uno dei tre venne eletto alla sesta circoscrizione: Paolo Teresi, mentre gli altri due, ossia, Vito Potenzano, primo dei non eletti alla terza circoscrizione e Gaspare Corso quarto dei non eletti al consiglio comunale, hanno avuto meno fortuna. Uguale, invece, è stata la sorte dei tre, dopo il pentimento di Gaetano Giorgianni, che ha raccontato tutto alla Digos: notifica degli arresti domiciliari, assieme alla cognata dello stesso Corso, Silvana Lo Franco, che pare abbia avuto una parte determinante nell’operazione. Una promessa elettorale come tante, solo che questa volta, il candidato a sindaco che si opponeva a Cammarata, quale candidato del centro sinistra, Leoluca Orlando, ha subito denunciato il broglio, facendo in questo modo partire le indagini, che ora hanno avuto questo risvolto. Sia Orlando, che Italialia dei Valori, partito cui il candidato milita, si costituiranno parte civile al processo.(S.AQ.)