Hanno appiccato il fuoco ai cassonetti ed a due macchine, per attirare le forze dell’ordine, che una volta arrivati, sono stati fatti segno ad una gragnola di sassi e di oggetti

 di vario genere, che gruppi di malviventi, premeditatamente avevano preparato per preparare quelle mindegne scene di guerriglia urbana. La scena, si era ripetuta anche il giorno prima con lo stesso metodo dell’incendio di cassonetti che hanno attirato i vigili del fuoco nella trappola, dove hanno trovato pronto il lancio di sassi. Tutto questo, per vendicare i due ragazzi, che qualche giorno fa, per sfuggire all’alt della polizia, con i motorino si erano avventurati correndo contro mano nella circonvallazione di Palermo, fino a sbattere frontalmente con una macchina che veniva nel senso giusto di marcia. Un incidente ed una tragedia che poteva essere evitata se i due ragazzi si fossero fermati e non fossero scappati. Ma una reazione di questo tipo, per quanto drammatico possa essere stato l’incidente, non si giustifica, così come non si giustifica individuare nei poliziotti che facevano solo il loro dovere i responsabili dell’increscioso incidente. Comprensibile il dolore dei genitori, ma non giustificabile la reazione e non giustificabile l’atteggiamento di chi pensa che l’inseguimento poteva non essere necessario, o da chi, come il parroco che ha celebrato il funerale, mentre si parlava di “martiri” nell’omelia si è chiesto pubblicamente se era necessario quell’inseguimento. Parole sconsiderate, che hanno surriscaldato gli animi della gente ed hanno portato alle scene di guerriglia contro le forze dell’ordine, che meritano tutto il nostro rispetto. (S.A.)