GLI STUDENTI TORNANO IN PIAZZA: BRUCIATE LE TESSERE ELETTORALI

Traffico in tilt e bus rallentati in centro a causa di diversi cortei di studenti delle scuole superiori. Alle 9 si sono riuniti al Politeama e adesso stanno sfilando per le vie del centro per poi raggiungere la presidenza della Regione in piazza Indipendenza. Gli studenti stanno protestando "contro crisi e austerità".

Sul posto anche diverse pattuglie della polizia. ORE 12,00 Con un falò di un centinaio tessere elettorali) davanti alla sede della Presidenza della Regione hanno manifestato la loro "sfiducia nella casta", a tre settimane dalle elezioni regionali, e denunciare "i recenti scandali che hanno inguaiato i politici regionali" non solo in Sicilia. A dar fuoco alle tessere elettorali sono stati i pochi tra i dimostranti che hanno già compiuto 18 anni e quindi sono elettori. "E' il nostro modo di dire la nostra sulle elezioni regionali - ha detto Bianca Giammanco, del Coordinamento studenti medi, che ha organizzato il corteo - ennesima vuota passerella di politici che andrà a riscaldare le poltrone del parlamento regionale senza produrre altro che tagli per il mondo della formazione e sacrifici per i piu' deboli, mentre per loro aumenteranno sempre privilegi e vitalizi". ORE 9,00 Iniziato il presidio al Politeama. La protesta si svolge contemporaneamente in altre piazze dl'Italia. "E' il primo corteo a carattere nazionale con parole d'ordine comuni - spiegano dal Coordinamento - ovvero una netta opposione al governo Monti, governo di unità nazionale, alla crisi e alle misure d'austerity adottate che stanno mettendo in ginocchio ancor più le fasce deboli, proprio Monti, salito al potere in un clima di generale fiducia, ritenuto da molti l'uomo in grado di salvare il paese dal baratro in cui stava precipitando dopo anni di governo Berlusconi. Ma in realtà si rivela un personaggio con pochi scrupoli, che non si pone il problema del consenso e che è disposto a mettere in ginocchio la popolazione pur di far tornare i conti". (fonte: palermotwday)

DALLE STRAGI ALL’ATTENTATO FALLITO, IL PENTITO SPATUZZA RACCONTA I MISTERI

Graviano mi disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo grazie alla serietà di certe persone come Berlusconi e Dell'Utri". L'incontro tra Gaspare Spatuzza e il boss Giuseppe Graviano a Roma, a gennaio del '94, entra nel processo al generale dei carabinieri Mario Mori, imputato di favoreggiamento alla mafia. A raccontare di quando il boss di Brancaccio disse di ''avere il Paese nelle mani" è Spatuzza che dal 2008 collabora con la giustizia. Sempre in quell'occasione Graviano disse al suo fedelissimo che nonostante "avessero chiuso il discorso, serviva il colpo di grazia" che doveva essere l'attentato ai carabinieri allo stadio Olimpico, poi fallito. "I calabresi già si sono mossi", avrebbe detto il capomafia a Spatuzza alludendo all'uccisione di due carabinieri in Calabria. Il pentito ha anche ripercorso il suo "curriculum" criminale: dalla "militanza" da soldato semplice alla affiliazione rituale e alla reggenza del mandamento mafioso di Brancaccio. Spatuzza, che ha anche raccontato il suo cammino religioso e morale verso la dissociazione dalla mafia, ha parlato dell'intenso rapporto coi boss Giuseppe e Filippo Graviano ai quali - ha detto - continua ad essere legato pur contestando la loro scelta di restare in Cosa nostra. Il pentito ha precisato il ruolo avuto nell'attentato a Maurizio Costanzo, nella strage di via dei Georgofili a Firenze, e nelle bombe a Milano e Roma del '93. "Parcheggiammo l'auto imbottita di esplosivo in una stradina laterale all'Olimpico - ha proseguito Spatuzza - Benigno azionò il tritolo e aspettammo l'orario di uscita dallo stadio al termine della partita. Attendemmo che passasse il primo pullman dei carabinieri. Quando accadde Benigno spinse il tasto del telecomando, ma non accadde nulla". "A quel punto - ha raccontato - gli dissi di bloccare tutto perché avevamo fallito la missione, lui continuava a schiacciare e io lo bloccai perché a quel punto se fosse esploso avremmo fatto una carneficina". Annuncio promozionale "La macchina - ha detto - venne prelevata e disinnescata". "Quando tornai a Palermo comunicai a Grigoli cosa era accaduto - ha spiegato - e attendemmo Graviano per capire cosa fare, ma lui fu arrestato a fine gennaio". "Graviano le disse mai perché voleva colpire proprio i carabinieri?", ha chiesto il pm. "No", ha risposto il teste, che ha anche negato di avere mai parlato di trattativa col capomafia. "Però - ha aggiunto - mentre l'attentato al commissariato di Brancaccio, poi mai portato a termine, era legato a un astio personale di Graviano, quello ai carabinieri lo collego a quanto mi disse e cioé che dalla strage avremmo avuto tutti un vantaggio". (Ansa)

ALLEVATORI SICILIANI SUL PIEDE DI GUERRA: ARAS, A RISCHIO 156 POSTI DI LAVORO

A rischio 156 posti di lavoro nel settore degli allevamenti siciliani e servizi a migliaia di aziende agricole sospesi. E' la conseguenza della grave crisi economica che sta attraversando l'Aras, associazione regionale allevatori della Sicilia, che da oltre 60 anni eroga servizi a oltre quattro mila aziende agricole siciliane. Dal primo di ottobre, infatti, in seguito ad un accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali, ai 156 dipendenti dell'associazione (personale d'ufficio, agrotecnici, periti agrari, agronomi e veterinari) è stata comunicata la sospensione dal lavoro e l'avvio della cassa integrazione. SERVIZI. Il grido di protesta degli allevatori contro le decisioni adottate nell'assemblea parte dall'avvocato Roberto Indovina, presidente del Consorzio provinciale degli allevatori di Caltanissetta: "Le delibere adottate nella riunione di lunedì scorso - commenta - metteranno il ginocchio gli allevatori dell'intera regione. Tutti i dipendenti dell'Associazione regionale allevatori sono stati messi in cassa integrazione, pertanto sono stati sospesi tutti i servizi". Tra le funzioni principali svolte dell'associazione, si annoverano la tenuta dei registri anagrafici delle diverse specie e razze di bestiame, l'esecuzione dei controlli funzionali sulla qualità del latte e della carne e la consulenza tecnica agronomica e veterinaria. COMMISSARIAMENTO. "Si sta facendo confusione tra i buoni propositi di risparmio della spesa pubblica per fronteggiare la crisi e la necessità di garantire l' erogazione di servizi essenziali per la collettività", afferma Indovina. "La scelta di mettere in cassa integrazione tutti i dipendenti - aggiunge - è arrivata senza mai consultare gli allevatori. In passato siamo stati invitati a riunioni dove il Collegio Commissariale ha sempre precisato che i servizi essenziali agli allevatori non sarebbero mai stati sospesi. Da un giorno all'altro tutti gli allevatori sono stati privati dell'aiuto straordinario e prezioso fornito dai dipendenti dell'Associazione. Conosciamo bene le difficoltà finanziarie dell'Ente, ma la drastica soluzione di cassaintegrare tutti i dipendenti non ci è mai stata prospettata". L'Aras risulta commissariata dal 2010. "Da diversi anni gli allevatori siciliani - spiega Indovina - sono stati privati del diritto di gestire la propria associazione. I commissari sono totalmente all'oscuro delle reali problematiche che gli allevatori incontrano quotidianamente". E prosegue: "Abbiamo diversi progetti per rilanciare le attività dell'Associazione, purtroppo però il commissariamento non ci consente di portare avanti le nostre idee e fare sentire la nostra voce". (fonte: palermotwday)