che sono stati costretti a lasciare la Sicilia perché non trovavano lavoro o perché, più appropriatamente, non trovavano una raccomandazione adeguata. A diecine arrivano lettere di protesta a Repubblica, che li pubblica. Si tratta di laureati, diplomati, semplici lavoratori, che si lamerntno per come vanno le cose in Siiclia e per il fatto stesso, che la raccomandazione stenta a morire, anzi con questo “rinnovamento della politicaâ€, si fa per dire, pare riviva di rinnovato vigore. Una pratica certamente brutta, che mette cattiva luce sulla politica, già parecchio malvista. Certo, noi non vogliamo discutere le capacità die raccomandati, ma una maggiore trasparenza non farebbe male a nessuno, come male a nessuno farebbe essere messi tutti alla pari davanti al bisogno di lavorare, cercando di premiare la professionalità e la meritocrazia. Sicuramente se ne avvarrebbe si la politica, che riconquisterebbe in qualche modo la fiducia della gente, se ne avvantaggerebbe la pubblica amministrazione in genere, che finalmente avrebbe l’uomo giusto al posto giusto. Ma nemmeno generalizzare è giusto, come se la politica fosse l’origine di tutti i mali. Generalizzare porta solo ad una forma di disfattismo che non aiuta né la Sicilia né i siciliani, che da persone dotate di intelligenza, dovrebbero fare mente locale e cercare di sviluppare gli aspetti positivi e condannare quelli negativi della politica, dimettendo lassismo e qualunquismo, che già hanno fatto parecchi danni.(S.A.)