(Daniela Di Benedetto) Da oggi tutti gli Istituti siciliani hanno ripreso l’attività didattica ma è una inaugurazione vissuta fra tagli e proteste. Già questa mattina, alle 10, i sindacati

 confederali hanno manifestato davanti la sede dell’Ufficio scolastico regionale in via Praga a Palermo, contro i tagli alla scuola siciliana varati dal ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini. Solo in Sicilia, secondo Guido Di Stefano, direttore dell’ufficio scolastico Siciliano, si parla di ben 2.500 insegnanti che quest’anno dovranno lasciare l’organico, e grossi passi indietro sul piano pedagogico nella scuola elementare italiana, l’unica che nel confronto internazionale eguaglia e super per qualità dell’istruzione i colleghi europei. Tagli giustificati quindi, solo dal desiderio di risparmiare a spese della formazione dei nostri figli e del benessere di tante famiglie. Per la Cgil scende in campo il segretario regionale Italo Tripi. “I tagli sulla scuola configurano l’ennesima manovra antimeridionalista, perché sono destinati a colpire soprattutto il sud Italia e la Sicilia, indebolendo il sistema dell’istruzione e un mercato del lavoro già fragile, introducendo nuovo disagio tra i disabili” La riforma prevede inoltre la chiusura degli Istituti i cui iscritti non raggiungano la soglia minima di 500 iscritti: caso frequente in molte scuole siciliane, soprattutto nei piccoli comuni. Intanto in alcune scuole palermitane i professori sono arrivati al punto di autotassarsi per garantire i servizi didattici essenziali, acquistando libri, colori e pennelli per gli alunni. In altre scuole del palermitano non viene nemmeno garantita una sede con le caratteristiche essenziali di un vero plesso scolastico: è il caso della scuola elementare Antonio Gramsci di Bagheria, e quello del Liceo Scientifico d’Alessandro sempre di Bagheria, le cui lezioni avranno luogo in un magazzino, e che, inoltre, solo oggi ha ricevuto le sedie necessarie a far sedere tutti i propri iscritti nonostante le lezioni fossero riprese già Venerdì 12.