Una delegazione, intenzionata a rivolgersi alla Procura, ricevuta prima dal sindaco e poi dal presidente del Consiglio Previti. Predisposto un ordine del giorno, ma quelle

 case sembrerebbero toccare a Fondo Saccà. Non sarà facile dirimere una questione che potrebbe tramutarsi in una vera e propria grana per Palazzo Zanca. Il tema è quello del risanamento è la grana potrebbe scoppiare attorno ai quaranta alloggi popolari di San Filippo che dovrebbero essere pronti per la consegna a dicembre. A chi toccano? Agli abitanti di Fondo Saccà, come agli inizi di settembre aveva dichiarato al nostro giornale il capogruppo del Pdl Giuseppe Capurro, o a quelli di Fondo Fucile, una cui delegazione oggi è stata a Palazzo Zanca per essere ricevuta prima dal sindaco e poi dal presidente del Consiglio comunale Pippo Previti? E' un dubbio legittimo che prima o poi andrà chiarito, perché oggi i consiglieri comunali Giuseppe Chiarella, Salvatore Ticonosco e Marcello Greco, insieme allo stesso Previti, hanno prospettato agli abitanti della zona, usciti non proprio soddisfatti dall'incontro con Buzzanca e intenzionati a rivolgersi alla Procura, la soluzione proprio dei 40 alloggi di San Filippo, assicurando la predisposizione di un ordine del giorno nel quale si richiameranno il dpr 1035 del '72 e la delibera del Cipe 92.5 secondo i quali l'amministrazione comunale ha la facoltà di consegnare il 10 per cento degli alloggi popolari per gravi motivi di salute, quali quelli che sussistono a Fondo Fucile, dove le condizioni igienico-sanitarie sono ben oltre il limite. Il punto è che anche agli abitanti di Fondo Saccà era stata prospettata la soluzione San Filippo, come prima tranche, essendo stato definito lo sbaraccamento della zona come prioritario anche rispetto a Rione Ferrovieri e, a quanto pare, lo stesso Fondo Fucile. Parliamo di due ambiti diversi, E per Fondo Saccà, al secondo posto della graduatoria dopo Rione Taormina, D per Fondo Fucile, al primo punto invece tra le priorità, e comunque si tratta di 250 famiglie in totale (140 nel primo caso, 110 nel secondo) che ad oggi non sanno dove andranno ad abitare, con l'unica certezza rappresentata dalle condizioni di estremo disagio delle baracche. Oggi, cento anni dopo il terremoto che ne causò la nascita. (fonte tempo stretto)