di ritorno da Roma dopo la due giorni di incontri con i vertici di Rfi. Una delusione derivante dai buoni propositi con i quali ci si era approcciati ad un riavvicinamento che, comunque, non avveniva da anni, e dalle risposte negative che invece sono arrivate. Il quadro che emerge, secondo Testa, è molto chiaro: Rfi non potenzierà nulla sullo Stretto e a Messina, tirerà a campare in attesa della costruzione del Ponte sullo Stretto, all'ombra del quale continuerà la sua lenta ma inesorabile opera di dismissione. Con il serio rischio, non dichiarato, che il destino oggi toccato a Civitavecchia presto possa riguardare anche Messina. Non a caso si parla di Civitavecchia: Rfi, infatti, ha deciso di lasciare il porto laziale, e dunque la tratta di collegamento con la Sardegna, destinando una delle due navi finora utilizzate a questo scopo, la Logudoro, al traghettamento dello Stretto. Un passaggio tutt'altro che immediato: ci vorranno divesi lavori e circa 5 milioni di euro per rendere la nave funzionale alla tratta Messina - Villa S. Giovanni. Una nave che, è bene sottolinearlo, avrebbe tutte le potenzialità per coprire anche la tratta Messina - Salerno, oggi "esclusiva" degli armatori privati. La Logudoro, entrata in servizio nel 1988, è rimasta ferma per tre anni, in disarmo, nel porto di Napoli. E' bene sottolineare che da anni si parla di un'ulteriore nave, per la quale si "sbandierano" 60 milioni di euro, che dovrebbe sostituire la Iginia. Nessuna risposta, invece, è arrivata sui treni a lunga percorrenza, grande dilemma per chi dalla Sicilia parte verso il "continente": «Non è competenza nostra», hanno risposto i vertici di Rfi, passando la palla a Trenitalia. .(fonte tempo stretto)