Una battuta secca per liquidare l'opposizione, un excursus sul percorso intrapreso dall'amministrazione per risolvere i guai finanziari del Comune. Ma di fatto dalla conferenza stampa improvvisata dal sindaco Giuseppe Buzzanca
vengono fuori poche risposte sul rischio dissesto paventato dallo stesso primo cittadino, poche certezze e soprattutto indicazioni poco chiare sul percorso intrapreso, considerando che siamo già a cinque mesi di sindacatura. La proposta del leader di Risorgimento Messinese di Fabio D'Amore di costituire una giunta di sanità pubblica? «Mi fa sorridere. Non capisco dove si vuole arrivare. Il percorso che abbiamo intrapreso è troppo serio per prendere in considerazione proposte farneticanti». Cerchiamo allora di capire qual è, questo percorso. «Consideriamo che ci siamo ritrovati una situazione disastrosa - afferma Buzzanca con un "classico", quello dell'eredità pesante - oltre 100 milioni di euro di debiti, che ha radici ben precise nel '94, quando fu ricapitalizzata l'Atm. Situazione peggiorata con l'esternalizzazione di alcuni servizi, come l'Istituzione, e che ha portato oggi ai 40 milioni di debiti dell'Atm e ai 10-15 dell'Istituzione stessa. Per non parlare di Messinambiente». Ma tutto questo basta per prospettare il dissesto finanziario, ovvero la condizione peggiore che può essere dichiarata da un ente pubblico? O lanciare l'allarme diventa strumento di pressione politica con un doppio destinatario: da un lato il consiglio comunale, ed in particolare la maggioranza, troppo titubante sui debiti fuori bilancio, e dall'altro Palermo, con il governo regionale che dovrà stanziare i fondi in favore delle aree metropolitane "in apnea"?. «C'è un disegno di legge - spiega Buzzanca - che stanzia in favore dei comuni in difficoltà 650 milioni di euro». E Messina non vuole rimanere fuori dalla spartizione della torta. Ma per accedere a quei fondi sarà necessario un piano di dismissioni a regola d'arte. (fonte libertà Sicilia S.C.)