IL RACCONTO DELLA SETTIMANA: DAL “PINO SOLITARIO” ALLA LOGAN ROAD

Se vi capitasse di andare a Brisbane, in Australia, e transitare per la sua strada principale, la Logan Road, potreste ammirare un elegante edificio con ben visibile una grande insegna: “Da Rin Professional Centre”.

Si tratta di un complesso di negozi voluti e realizzati da Giuseppe Da Rin De Barbera, originario di Laggio. Bepi è scomparso all’età di ottantotto anni. La sua storia è quella di un ragazzo che, lasciato giovanissimo il paese di origine, ha saputo raggiungere, con intelligenza e coraggio, i traguardi che si era prefisso, ottenendo per sé e la sua famiglia un riscatto non solo economico, ma anche sociale e culturale. “Bepi De Barbera” è nato a Laggio l’8 aprile 1931, terzo dei cinque figli di Antonio e Maria Da Rin Perette. Il padre, boscaiolo, morì all’età di quarantadue anni, quasi contemporaneamente alla scomparsa del figlio Mario, cosicché la famiglia si trovò in condizioni davvero difficili. Finite le scuole elementari, “Bepi” fece il pastore sui pascoli di Razzo, Piniè e Ciampon fino all’età di sedici anni, poi andò a lavorare con la “Squadraccia Da Rin” alle teleferiche di Lasa, in Val Venosta, e come carpentiere nelle gallerie nei dintorni di Bolzano. A ventidue anni, nel 1952, pensò di aprire un bar sopra Piniè: il locale, inaugurato nel 1953 e chiamato “Pino Solitario”, funziona tuttora e costituisce ormai un capitolo di storia del turismo all’ombra del Tudaio. Per onorare gli impegni economici contratti fu però costretto a emigrare in Australia, lasciando in gestione il bar al fratello Gaspare. … la vita fu molto dura: dopo una giornata di sfiancante lavoro si era costretti a dormire su giacigli luridi in baracche di lamiera infestate dai topi. Nel dicembre 1955 si imbarcò a Trieste su un bastimento svedese e dopo quaranta giorni di traversata giunse a Melbourne, subito smistato prima al campo di raccolta di Bonegila e quindi in una fattoria a Robinvale, nello stato del Victoria, per essere impiegato nella raccolta dell’uva. Qui la vita fu molto dura: dopo una giornata di sfiancante lavoro si era costretti a dormire su giacigli luridi in baracche di lamiera infestate dai topi. Con l’aiuto di un amico di Lorenzago riuscì a procurarsi un altro lavoro. «Senza conoscere l’inglese – raccontava – sono andato a Sydney, dove sapevo dell’esistenza di un’impresa italiana, la E.P.T., che si occupava di linee elettriche. Qui, mi sono detto, riesco a farmi capire e a parlare con qualcuno. Mi sono presentato a un capocantiere, un emiliano simpatico, che mi ha chiesto che cosa sapevo fare. Gli ho spiegato che sapevo aggiustare i cavi di acciaio delle funivie e quando ha visto la rapidità con cui riuscivo a ridare efficienza ai cavi spezzati, mi ha ingaggiato subito con una paga che io consideravo “da sogno”, tanto che ogni due settimane mandavo un assegno a mia madre perché pagasse i debiti del bar, saldati in cinque anni». La Transfield non aveva nessuna intenzione di lasciarsi sfuggire un elemento così qualificato e gli fece una allettante proposta: restare il tempo necessario alla costruzione dell’impianto e poi, oltre all’ottima paga, gli avrebbe dato pure quattro mesi di vacanza… Dopo dodici mesi andò a lavorare per la Transfield con una paga più alta, restandovi per dieci anni. Al quarto anno, però, “Bepi” manifestò il desiderio di far ritorno a casa. La Transfield, tuttavia, non aveva nessuna intenzione di lasciarsi sfuggire un elemento così qualificato e gli fece una allettante proposta: la società doveva realizzare una seggiovia in una stazione turistica, la prima di questo genere in Australia, e gli propose di restare il tempo necessario alla costruzione dell’impianto e poi, oltre all’ottima paga, gli avrebbe dato pure quattro mesi di vacanza compreso il giro del mondo. Il nostro accettò, alla fine si prese le meritate vacanze e fece ritorno in Italia. Nella terra d’origine un’altra tappa fondamentale della sua vita: a Laggio conobbe la friulana Alberta Persello. Fu un vero colpo di fulmine, i due si fidanzarono e nel settembre 1961, dopo soli due mesi, si sposarono. Tre settimane dopo gli sposi erano già di ritorno a Sidney, dove Bepi riprese servizio con la Transfield, che lo inviò prima a dirigere i lavori di oltre 250 chilometri di linee elettriche, poi a costruire una seconda seggiovia e infine a realizzare gli impianti di una miniera d’oro. Nel marzo del 1966, stanco di peregrinare, decise di mettersi in proprio: insieme a due geometri della Valtellina, Guido Zuccoli e Italo Speziale, fondò la Steelcon (ferro e cemento) e il successo arrivò presto con la realizzazione di ponti, scuole, stazioni radio, bacini idrici, ferrovie, impianti idroelettrici, apparati meccanici ed edili per le miniere di uranio. Nel 1977 Giuseppe cedette le sue quote e si stabilì a Brisbane, dove comprò la tenuta agricola Mount Side a Cambooya. Nel 1979, durante una vacanza in Italia, il cugino Antonio Da Rin Vidal, comproprietario dell’occhialeria Luxol di Lozzo di Cadore, gli propose di portare in Australia un campionario di occhiali di sua produzione per metterli sul mercato. Giuseppe intuì subito le potenzialità e con rinnovato entusiasmo si lanciò in questo nuovo settore. Creò, nel 1979, la Da Rin Fashion Eyewear e nell’arco di qualche anno il giro d’affari assunse proporzioni tali da richiedere nel 1990 un complesso di uffici e negozi: il centro ottico Da Rin Professional Centre. Ai suoi due figli, Dennis, nato nel 1964, e John Martin, nato nel 1970, fece studiare optometria. Oggi entrambi hanno una prospera attività con due negozi di occhiali ciascuno. La figlia Diane, nata nel 1966, si è invece laureata in architettura e ha sposato un architetto. Giovanni De Donà