“Se si può parlare di una storia compiuta dell’emigrazione italiana lo si deve all’associazionismo ed al suo esprimere le vicende dei singoli in una corale esperienza di uomini e donne.. attraverso il volontariato civile fino ad assumere un’importanza politica, divenendo essa stessa rappresentanza di fatto.” Lo ha sottolineato il Segretario Generale del CGIE, Elio Carozza, intervenendo a Palermo al Convegno “I giovani, il futuro dell’associazionismo, promosso dall’USEF.

“Oggi, come è stato affermato nel documento approvato dal CGIE sull’Associazionismo, nel difficile momento storico che stiamo vivendo, ha proseguito Carozza, il ruolo dell’associazionismo assurge ad una dimensione di rinnovata responsabilità sociale, che impone il passaggio di testimone nelle mani delle giovani generazioni, aprendo loro gli spazi del confronto e della rappresentanza democratica. Il CGIE si é impegnato concretamente in questo senso negli ultimi due anni, attraverso una spinta innovatrice, insieme al mondo dell’associazionismo, dei Comites e dei parlamentari eletti dalla Circoscrizione Estero. E se non fosse stato imposto il rinvio delle elezioni dei Comites ed il conseguente rinnovo del CGIE, l’impeto di una nuova – perché nuovi i soggetti, i mezzi, le idee - campagna elettorale all’estero sarebbe esplosa e concretizzata. I giovani attenti al mondo della rappresentanza degli interessi degli italiani nel mondo si sono, infatti, moltiplicati e cominciano ad individuare gli elementi di una più organica presenza italiana all’estero, che nulla ha a che vedere con lo spirito di autoconservazione, troppo spesso definito “a tutela dei valori”.” Quanto al CGIE, ha sottolineato Carozza, “esso ha fatto una scelta di campo netta, chiara, precisa: rappresentare le esigenze di tutti in un’azione di sistema che va al di là dei suoi meri interessi istituzionali in un costante confronto con la rete associativa in Italia ed all’estero, in stretta correlazione con i Comites e le strutture sul territorio all’estero, in uno scambio costante di esperienze e di rappresentatività, con gli esponenti delle comunità italiane all’estero in Parlamento. Un’azione di sistema che ha rappresentato in questi mesi lo zoccolo duro dell’emigrazione italiana. E se i risultati del nostro impegno non sono tali quali avremmo sperato, non oso pensare a ciò che sarebbe successo senza di esso” ha affermato il Segretario Generale del CGIE. “Vi é un dato di fatto che anche la maggioranza di governo ha riconosciuto: l’essenzialità del CGIE nella rappresentanza istituzionale delle comunità. La sua vocazione pluralista. E fattore determinante: l’intervento del CGIE é stato accolto favorevolmente dai giovani che si sono impegnati attivamente in questi ultimi anni nei gruppi di lavoro nazionali fino agli appuntamenti sopranazionali ed alla Conferenza mondiale. Il tempo è stato esiguo, il risultato considerevole. Purtuttavia, il confronto nell’ambito della Conferenza Mondiale dei Giovani non sempre é stato all'altezza delle attese, soprattutto per le risposte istituzionali. Non sempre sono state colte quelle nuove idee, espressione dello spirito dei tempi, necessarie al coinvolgimento ed alla motivata partecipazione. Non appare cosi evidente, inoltre, la presa di coscienza che dovrebbe favorire l'allargamento di quella prima pattuglia per far emergere e sviluppare nuovi spunti e nuovi capitoli dell’impegno del Paese verso le proprie comunità all’estero”. “Oggi – ha fatto presente il Segretario Generale del CGIE - il compito delle nuove leadership all’estero è valorizzare il risultato dell’integrazione sociale, civile e politica italiana nei Paesi di residenza e metterlo a confronto con le nuove realtà sociali e politiche del nostro Paese, i giovani italiani, le generazioni di migranti.” “ Il nostro é il tempo della transizione: da quella generazionale, a quella della politica globale, che le comunità hanno in qualche modo anticipato ma che si sviluppa secondo canoni e percorsi differenti da quelli pensati” ha stigmatizzato il rappresentante del CGIE, sottolineando “Un fatto è certo – ed è il segno che il CGIE ha colto e rilanciato in questi ultimi due anni – é finito il tempo del centralismo democratico nazionale. La nostra realtà é internazionale ed è sovranazionale. Il senso del nostro ruolo ed esistenza è espressione delle nostre comunità, non delle esigenze e delle espressioni politico-partitiche del nostro Paese di origine. Alle espressioni giovani delle nostre comunità, alle loro esigenze di comunità dalla identità plurale, nelle quali emerge indelebile e forte ancora l’identità italiana, dobbiamo rapportarci, così come ha inteso fare il CGIE, in una corale e concreta dialettica civile e politica”. Poi “Il passaggio di testimone alle giovani generazioni ci impone una complessa riflessione sul ruolo attuale delle comunità in rapporto all’Italia. Un ruolo che esalta la nostra rappresentanza, non la sminuisce, ma ne indica anche contorni e pesi, probabilmente diversi da quelli a cui abbiamo finora pensato e sui quali abbiamo riflettuto! E’ dal confronto che il CGIE sta portando fra le comunità all’estero, insieme al mondo dell’associazionismo, dei Comites e dei parlamentari della Circoscrizione estero, che emergeranno gli aspetti preminenti del nostro futuro ! Di quel futuro – ha concluso il Segretario Generale del CGIE - che ci attendiamo renda giustizia ad un impegno appassionato e solidaristico, come quello che ha contraddistinto e contraddistingue il mondo associazionistico degli italiani nel mondo!”