SPECIALE 50° USEF

Spesso, a chi compie cinquant’anni, per esprimergli un complimento affettuoso, agli auguri aggiungiamo la frase: “ma non li dimostri!”. Ecco, l’USEF, invece, i suoi cinquant’anni li dimostra tutti (per fortuna), ma in un senso assolutamente positivo: li dimostra, infatti, con il grande prestigio, l’esperienza

ed il radicamento organizzativo accumulati in mezzo secolo di attività volta a mantenere e rafforzare il legame tra i siciliani che hanno lasciato la loro Terra, perché costretti a cercare altrove lavoro e migliori prospettive di vita e le loro comunità di origine. Certamente l’emigrazione non ha riguardato solamente la Sicilia - nell’ambito della storia d’Italia - né solo l’Italia, tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo; in questi ultimi decenni, poi, sta coinvolgendo altre moltitudini di popoli indigenti e perseguitati, provenienti dall’Asia e dall’Africa. Sicuramente, però, questo drammatico fenomeno di sradicamento dalle proprie radici ha fortemente condizionato le caratteristiche sociali ed economiche della nostra Isola. L’USEF, in questi suoi cinquant’anni di vita, è stato uno strumento con il quale gli emigrati siciliani e le loro famiglie hanno potuto mantenere un legame con la loro terra d’origine; un legame che non fosse, però, solo di carattere affettivo e sentimentale, ma anche – e forse soprattutto – di carattere “politico”: capace, cioè, di fornire le chiavi interpretative utili ad analizzare e comprendere l’evoluzione sociale, politica e culturale della loro terra d’origine. L’USEF. In altre parole, ha dato l’opportunità a queste donne ed a questi uomini, che avevano le loro radici in Sicilia, di coltivare un legame con la loro Terra che avesse contenuti dinamici, complessi, non costituiti unicamente dal ricordo dei familiari lasciati a casa e delle tradizioni del “paesello” natio; e proprio tale caratteristica di complessità, garantita dall’impostazione dell’iniziativa di raccordo sviluppata dall’USEF, ha potuto mantenere vivo l’interesse verso la Sicilia anche da parte delle generazioni successive a coloro che erano direttamente emigrati. Insomma, l’USEF è stata, in questi decenni, un soggetto capace di realizzare un rapporto con i siciliani emigrati e le loro famiglie caratterizzato da contenuti fortemente connessi con le ragioni di ordine sociale, economico e politico che avevano causato il fenomeno in cui erano stati coinvolti; ha esercitato, inoltre, un ruolo di protagonista nel mondo dell’associazionismo politico progressista della sinistra e del cattolicesimo democratico, che non si limitava, quest’ultimo, all’azione di carità verso i ceti meno abbienti, ma individuava nei rapporti di subalternità economica e sociale le ragioni determinanti della povertà e dell’emigrazione di migliaia e migliaia di siciliani. Tale impostazione ideale e programmatica del ruolo e dell’iniziativa dell’USEF in questo cinquantennio non è stata, ovviamente, frutto di un “Fato propizio”, ma il risultato dell’intelligenza, della cultura e dell’azione politica delle donne e degli uomini che vi hanno profuso impegno e lavoro. Molti di loro li conosco, li stimo e gli voglio bene: mi riferisco a Totò Augello, Totò Bonura, Angelo Lauricella, Francesca Messana e molti altri. A loro aggiungo anche mio padre, Luigi Vajola, che fino agli ultimi giorni della sua vita continuò ad occuparsi delle attività dell’USEF, perché credeva profondamente nel suo ruolo e nella necessità di coltivare e consolidare il rapporto della Sicilia e dei suoi cittadini con i conterranei emigrati e le loro famiglie. Mio padre giudicava fondamentale l’attività dell’USEF e vi si impegnò tantissimo, con la rivista “Emigrazione Siciliana”, le iniziative, i viaggi da un capo all’altro del mondo, ritrovando in questo impegno “una seconda giovinezza”, come ebbe a dire Angelo Lauricella, nel ricordo di lui che pronunciò ai suoi funerali. In questo dicembre 2020 l’USEF compie cinquant’anni. È solo l’occasione per una commemorazione? Stiamo unicamente ricordando la storia di una associazione prestigiosa che testimonia un fenomeno sociale ormai superato? Io credo di no, proprio per le caratteristiche che ne hanno contraddistinto l’elaborazione politica, il ruolo e l’iniziativa in questi decenni. Il processo di integrazione europea, che deve ripartire in modo più convincente dal terreno dei percorsi democratici e delle tutele dei popoli in materia sociale ed economica, la globalizzazione delle relazioni nel mondo, che non può essere unicamente di tipo mercantile, ma deve tendere anche a migliorare la vita di tutti gli abitanti del Pianeta, riducendo le disuguagliane e gli sfruttamenti, l’impellente necessità di invertire i processi di degrado dell’ambiente, pongono anche all’USEF, per le poche o molte forze che possa mettere in campo, nuove sfide e nuovi terreni di iniziativa, proprio perché questa associazione ha nel suo “DNA” lo spirito del “pontiere”, del soggetto che getta ponti tra uomini che si sentono partecipi di una sola comunità, anche se distanti fisicamente migliaia di chilometri, come si sentono gli emigranti e le loro famiglie nei confronti di coloro che continuano a vivere nei luoghi da dove loro sono partiti. In questo senso, quindi, mi permetto di proporre due temi sui quali l’Unione potrebbe sviluppare nuove iniziative. La prima riguarda il fenomeno dei giovani siciliani che lavorano e risiedono all’estero. L’emigrazione dei siciliani, in effetti, non si è mai fermata: da alcuni anni ha assunto, però, dei connotati del tutto diversi rispetto a quelli della prima metà del secolo scorso. Oggi tantissimi giovani siciliani, con un livello di istruzione alto, frutto dei sacrifici dei loro genitori che li hanno sostenuti negli studi, si traferiscono – emigrano, per l’appunto – verso altri paesi, infra o extra europei, per scelta o per conseguire sbocchi lavorativi adeguati al loro livello di formazione. Non si tratta di emigrazione delle braccia ma delle menti e sicuramente il loro bagaglio formativo e culturale li pone in condizione di poter affrontare i nuovi contesti, nei quali vengono a trovarsi, in modo significativamente diverso rispetto a coloro che, cinquanta e più anni prima, li hanno preceduti. Io penso che l’USEF potrebbe costruire un rapporto anche con questi nostri giovani conterranei, fornendo loro un punto di riferimento aggregativo e di sostegno, anche mediante le sue strutture presenti nei paesi ove questi risiedono e lavorano. La seconda proposta riguarda la costruzione di una attività che abbia per tema la funzionalità delle nostre rappresentanze parlamentari all’estero; sicuramente l’esistenza di tali rappresentanze costituisce un fondamentale elemento di partecipazione democratica, ma bisogna, a mio avviso, migliorare il rapporto politico ed istituzionale tra queste e gli elettori che rappresentano; questo tema, peraltro, si connette con quello dei giovani siciliani che lavorano e vivono all’estero, al quale ho prima accennato, perché ho potuto constatare che i nostri giovani (anche i non più giovani) iscritti all’AIRE, non riescono a comprendere appieno come la loro partecipazione agli appuntamenti elettorali si traduca poi in possibilità concreta di interlocuzione con i parlamentari eletti nelle ripartizioni della circoscrizione estero. Insomma, l’USEF oggi festeggia cinquanta anni di attività e può vantare una storia ricca di successi politici ed organizzativi che dimostra la lungimiranza di chi allora ne concepì la costituzione; Ma sicuramente, proprio grazie alla sua storia ed al suo consolidato bagaglio di elaborazione politica ed esperienza organizzativa, può intraprendere nuovi e altrettanto ambiziosi obiettivi, da perseguire nei prossimi cinquanta anni, almeno, a venire. Palermo, 22 dicembre 2020 Giovanni Vayola