di Francesco Giacobbe - Ho voluto rendere “un tributo ad un italiano di grande valore, recentemente scomparso in Australia, Giovanni Sgró”, il senatore PD Francesco Giacobbe, che proprio in Australia è stato eletto. “L’operaio, il difensore dei più deboli, dei diritti dei lavoratori, della comunità italiana”:

così Giacobbe ha definito l’onorevole Giovanni Sgró, fra l’altro tra i fondatori della FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie), intervenendo ieri, 3 aprile, in Aula a Palazzo Madama. “Giovanni Sgró nacque nel 1931 ed emigrò in Australia nel 1952 assieme a migliaia di persone che partivano alla ricerca di un futuro migliore”, ha esordito il senatore Giacobbe. “Al suo arrivo Giovanni fu destinato al campo di accoglienza immigrati di Bonegilla, nell’entroterra dell’Australia. Di giorno il lavoro, di sera il ritorno al campo, una situazione drammatica, spesso non raccontata da nessuno. Nella zona dove era situato il campo di accoglienza scarseggiavano i posti di lavoro e spesso quanti avevano la fortuna di averne uno dovevano accettare condizioni dure. Giovanni, che fin da giovanissimo era impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori, non accettò questa sorte e fu tra gli organizzatori di una manifestazione, una vera a propria sommossa, che fece diventare Bonegilla un simbolo della storia dell’immigrazione in Australia”. “Giovanni”, ha spiegato Giacobbe ai colleghi senatori, “era un operaio, lavoratore indomito e a Melbourne, dove si spostò da Bonegilla, lavorò come imbianchino e decoratore, continuando il suo impegno a favore dei più deboli che lo vide protagonista di numerose battaglie nel movimento sindacale australiano, nel partito laburista, nella comunità italo-australiana e, in particolare, nelle associazioni di tutela degli italiani”. “Nel 1972 fondò assieme ad altri connazionali la FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie) di cui fu eletto presidente”, ha proseguito il senatore PD. “Ma è nel 1979 che Giovanni diventa protagonista di un’altra pagina importante della storia australiana quando viene eletto, per il partito laburista nel seggio uninominale di Melbourne North, nel Legislative Council dello stato del Victoria, la Camera Alta, equivalente del nostro Senato”. Come ha evidenziato Giacobbe, Sgrò fu “il primo italiano immigrato mai eletto nel Legislative Council, dove Giovanni fece il suo primo discorso, il cosiddetto maiden speech, in italiano. Ciò fu anche possibile grazie ai cambiamenti introdotti qualche anno prima dal Governo laburista di Gough Whitlam: il principio del multiculturalismo che incoraggiava i processi di integrazione e rendeva possibile la partecipazione attiva di tanti immigrati di valore alla vita pubblica del Paese”. Giovanni Sgrò “fu un grande sostenitore e promotore della società multiculturale in parlamento, dove fu rieletto fino al 1992 quando decise di ritirarsi, e nella comunità”. Sempre nel parlamento “Giovanni ricoprì numerosi incarichi di responsabilità fra cui presidente di varie Commissioni e vicepresidente dell’Assemblea dal 1984 al 1989, il primo immigrato a ricoprire questa prestigiosa carica”. “La storia personale di Giovanni Sgrò interpreta la storia dell’emigrazione italiana del dopoguerra”, ha osservato Francesco Giacobbe, “e rappresenta un esempio originale d’integrazione e allo stesso tempo di riconoscimento dell’identità degli immigrati in Australia. Un contributo fattivo e significativo alla costruzione della società multiculturale australiana”. “Certamente l’impegno di Giovanni è stato anche il frutto di tanti sacrifici personali e familiari”, sottolineato il senatore PD, che ha poi citato le parole di Sgrò in una delle sue ultime interviste al giornale in lingua italiana di Melbourne Il Globo: “Sono orgoglioso della mia vita e di quanto sia riuscito a realizzare. A livello personale ho una splendida moglie e tre bellissime figlie, che purtroppo sono cresciute senza un padre, poiché io ero sempre impegnato in riunioni ed incontri con i miei elettori. Ora posso finalmente dedicarmi ai miei otto nipotini”. Interpretando il pensiero di tutti i senatori, Giacobbe ha espresso “sentite condoglianze alla signora Anne, alle figlie Carla, Silvana e Luisa, ai nipotini e alla famiglia tutta” di Sgrò. “Giovanni Sgrò è stato protagonista di una vicenda di emigrazione, riscatto ed integrazione che è divenuta un emblema ed un esempio per generazioni di italiani in Italia e nel mondo”, ha concluso Giacobbe, per il quale “queste sono storie che dovremmo ricordare ed insegnare nelle nostre scuole” GIOVANNI SGRÒ: DALLA CALABRIA AL SENATO AUSTRALIANO ROMA – focus\aise\ - Era emigrato dalla Calabria, dove era nato nel 1931, in Australia e qui si è spento lo scorso mese di marzo, dopo una lunga malattia, Giovanni Sgrò, fondatore della Filef e primo senatore di origine italiana del Victoria. Lo ricordiamo con le parole scritte da Emigrazione Notizie, che della Filef è sempre stata la voce. ““Giovanni Sgrò, emigrante italiano che nella metà degli anni ‘50 ha lasciato il suo paese in Calabria per raggiungere la lontana Australia e che con la forza delle proprie idee è diventato vice presidente del Senato australiano”. Doveva essere la traccia del film che Massimo Ghini, uno degli attori più rappresentativi del nostro cinema, si accingeva a interpretare nei panni di Giovanni Sgrò, appunto, che ne aveva tracciato il canovaccio nel suo libro autobiografico pubblicato nel 1995 in edizione italiana ed inglese: “Australia, per forza e per amore”. Senonché il progetto evaporò, almeno per Giovanni, salvo ripresentarsi sotto altra forma, qualche anno più tardi, ma ri-ambientato in Canada: interpreti Massimo Ghini e Sabrina Ferilli. Niente paura: Giovanni Sgrò mise insieme una mole impressionante di documenti video, foto, lettere, testimonianze dirette di giovani e vecchi emigrati e realizzò uno dei più bei documentari sull’emigrazione italiana in Australia: “The voice of the people”, “La voce del popolo”, visibile in rete all'indirizzo http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=viewdownload&cid=1392. Era il racconto della gente comune, di quegli emigrati - come affermò in lingua italiana tra lo stupore generale e l’imbarazzo di molti suoi colleghi parlamentari australiani nel suo discorso di investitura quale primo parlamentare e ad oggi unico vicepresidente straniero del parlamento dello Stato del Victoria - “che io sono qui a rappresentare e che costituiscono la colonna vertebrale di questo continente, l’Australia, multietnica ed emergente grazie al lavoro di milioni di italiani”. Era il 1982 o giù di lì. Alcuni direbbero oggi che si tratta di una delle tante “esperienze di eccellenza” nate dall’emigrazione italiana nel mondo. Può darsi. Ma Giovanni Sgrò non la vedeva proprio così: nato e cresciuto a Seminara, bracciante tra i braccianti, parte per l’Australia, come altre centinaia di migliaia di giovani del centro-sud. Viene “internato” nel campo di concentramento di Bonogilla, nel deserto australiano, sorte che attende nei primi mesi tutti gli emigrati, in particolare quelli provenienti da Paesi che avevano combattuto la seconda guerra mondiale contro l’impero di Sua Maestà. E in effetti, Bonogilla altro non è che un ex-campo di concentramento dei prigionieri catturati da inglesi e australiani. Come tutti gli altri, Giovanni di giorno lavora come imbianchino, ma allo scadere del tempo di lavoro deve rientrare nel campo. Pena l’arresto e l’espulsione. È il 1952. Scoppia la rivolta dei lavoratori emigrati. Intervengono polizia e esercito. Giovanni, insieme ad altri compagni greci e spagnoli è tra gli organizzatori della rivolta. Percosse, arresti ed espulsioni; ma anche un’occasione di riflessione per le autorità australiane: non si può continuare così. Nel Paese ci sono già milioni di immigrati e la sicurezza pubblica implica scelte avvedute. Il labour party e i sindacati comprendono la nuova natura della classe operaia australiana e decidono per l’integrazione. Giovanni Sgrò diventa una bandiera del nuovo progetto di società multiculturale e assieme a molti giovani della sinistra sociale e politica australiana, tra cui quella che diventerà sua moglie, Annie, costruiscono il percorso che porterà Giovanni ad essere eletto parlamentare e vicepresidente del Senato del Victoria. Un percorso che è affiancato alla nascita delle organizzazioni associative etniche come la FILEF, fondata da Giovanni Sgrò nei primi anni ’70, sotto lo stimolo di Carlo Levi e di Giuliano Pajetta, che si diffonderà in tutte le principali città del continente, da Perth ad Adelaide, a Melbourne, a Sydney, partecipata da centinaia di giovani che successivamente approderanno a cariche istituzionali o alla direzione del Labour e dei sindacati. La storia personale di Giovanni Sgrò, per certi versi, interpreta la storia dell’Australia del dopoguerra: un raro esempio molto originale di integrazione e allo stesso tempo di riconoscimento dell’identità dei migranti; solo nel 2008 è giunto anche il riconoscimento – e le scuse ufficiali del nuovo Governo del giovane premier laburista Kevin Rudd - per le brutalità perpetrate nei due secoli di colonizzazione anglosassone, contro le comunità indigene degli Aborigeni. Anche questa battaglia ha visto le organizzazioni sociali e i movimenti, tra cui la Filef, di cui Giovanni era presidente onorario, in prima fila”. (focus\aise)