BUENOS AIRES - “Nessuno puó portarti un fiore è una poesia in onore alle donne che hanno combattuto per la libertà nel corso della storia, ma per qualche ragione sono state dimenticate. Questo motivo non è un mistero: le politiche dei governi di tutto il mondo hanno ingrandito i risultati degli uomini trasformandoli in eroi. La forza è l'elemento che ha permesso a queste donne di andare avanti, essendo l'origine di essa ancora un enigma. L'opera vuole far luce sulla realtà in cui queste donne vissero e morirono, per portare chiarezza sulla loro storia in modo che finalmente, gli si possa portare un fiore. Lo dicono Stefano Chiovetta, siciliano, e Viola Kanka, romana, laureandi presso l’Università del cinema di Buenos Aires. “Nessuno può portarti un fiore” a parte essere la celebre opera di un famoso scrittore italiano, è anche il film a cui stanno lavorando intensamente questi due giovani Italiani che sono venuti qui in Argentina per crearsi la propria istruzione”. A rilanciare il loro progetto è la “Tribuna italiana” di Marco Basti. “Da più di due anni stanno lavorando per dare una voce a queste donne, e per far si che il mondo riscopra il coraggio e la voglia di sacrificarsi che avevano dentro di sé queste meravigliose combattenti. Queste donne, come ci raccontano Stefano e Viola, direttore e direttore della fotografia del film, sono state uccise, torturate, umiliate, diffamate, ma, a parte questo, l’umiliazione più grande è stata quella che hanno subito dopo la morte; sono state abbandonate, dimenticate, lasciate in un punto oscuro dalla storia, nell’oblio. Parlando con loro, possiamo davvero capire quanto abbiano bisogno di dare una voce a Edera Francesca de Giovanni, a Irma Bandiera e a Tamara Bunkee. Quello che era nato come un progetto cinematografico qualsiasi è diventato, nel giro di pochissimo, qualcosa di essenziale, qualcosa di necessario. Necessario perchè, come varie volte ci hanno ripetuto, sentivano il bisogno di poter capire qualcosa in più su queste donne o sul perchè, in una determinata epoca storica, avevano deciso di fare la cosa più difficile, la cosa che richiedeva un sacrificio maggiore. Però più domandavano, più cercavano, più non trovavano nulla. Queste donne non esistevano, anche se erano state delle icone e avevano cambiato il modo di pensare in quell’epoca, sopratutto il modo di pensare degli uomini. Sfortunatamente, però, dopo la fine delle guerre, queste donne erano state allontanate, dimenticate. Segregate in un posto della storia e della memoria lontano, senza nessuna via di accesso. Allora la domanda che abbiamo fatto ai due giovani cineasti italiani è stata: Perchè avete deciso di affrontare questo tema, quando in realtà anche al giorno d’oggi è molto difficile cercare di capire un’identità o, ancora meglio, una vera identità? E la risposta che abbiamo avuto è stata semplice, diretta, coincisa: “Gli artisti hanno il dovere di far ricordare la storia, e far si che gli uomini presenti non commettano gli stessi errori del passato. Come artisti sentiamo la necessita di lavorare con l’influenza, e di trasmettere al pubblico un messaggio di verità”. Ovviamente è stato molto difficile per i due intraprendere questo progetto, anche perchè è diventato sempre più grande, ma da subito sono riusciti a raggiungere il cuore di alcuni importanti sponsor: L’Universidad el Cine, di cui sono alunni, Kodak, che ha capito l’esigenza dei ragazzi di voler raccontare questa storia in pellicola e non in digitale e l’istituto italiano di cultura, che sin da subito ha cercato di aiutare con qualsiasi mezzo i ragazzi, sentendo che queste storie, dovevano essere raccontate. Il film viene interamente girato in diversi scenari della Provincia di Buenos Aires. Adesso i ragazzi hanno intrapreso una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Kickstarter, hanno messo un video dove c’è uno spezzone del film, e anche tutto il gruppo di cineasti che parla del progetto. I ragazzi hanno solo bisogno di un piccolo aiuto, sono poco più che ventenni, pero sono determinati a far si che Edera Francesca de Giovanni, irma Bandiera e Tamara Bunke non siano solo un neo in una storia scritta solo da uomini”. (aise)