POEMETTO BERNESCO                                    con versione italiana del prof. Giuseppe Gazzino da Genova                                                                (in "Opere", Salvatore Di Marzo Editore, Palermo, 1857)   Argumentu                                        Argomento Spiega lu primu statu di li Dei,               Spiega qual degli Dei fosse lo stato

Prima chi fussi fattu l'Universu,              Anzi che forma avesse l'universo;

Li soi primi pinseri e primi idei,              Quanto dappria fu detto e immaginato

Pri stabiliri li cosi cu versu.                    Onde il tutto ordinar pel proprio verso.

Dopu varii pariri cchiù plebei,                 Poi che i varj pareri ebbe ascoltato,

Giovi si fa stirari pri traversu,                 Stiracchiar si fa Giove di traverso;

E da ddi soi stinnicchi e cosi tali              E da quel tira tira, e cose tali

Nni risulta lu munnu cu l'armali.              Fuora il Mondo ne vien cogli animali.

 La sua fama crescente lo richiama a Palermo, conteso dalle dame dell'aristocrazia nei loro salotti. Sensibile alla bellezza femminile, questo singolare medico-poeta ebbe vari amori che cantò alla maniera arcadica nelle sue Odi e nelle Canzonette (Canzunetti.), che sarebbero state imitate da tanti poeti come il Goethe, il Leopardi, il Foscolo e tutta la serie dei poeti dialettali siciliani. In particolare, nelle Canzonette   il Meli sovente sviluppa motivi di vita popolaresca e riesce a darci una pittura così vivace o una rappresentanzione così mossa di stati d'animo o di atteggiamenti esteriori che il componimento lirico spesso acquista tono e vigore drammatico.

                          "Lu labbra"

                        (canzonetta)

 in questa composizione, che a volte viene assunta a paradigma della produzione meliana, un innamorato con sottile erotismo consiglia ad un'ape di cercare il miele sulle labbra della sua amata :

 Dimmi, dimmi, apuzza nica:

unni vai cussi matinu?

Nun c'è cima chi arrussica

di lu munti a nui vicinu;

trema ancora, ancora luci

la ruggiada ntra li prati:

duna accura nun ti arruci

l'ali d'oro dilicati!

Li ciuriddi durmigghiusi

ntra li virdi soi buttuni

stannu ancora stritti e chiusi

ccu li testi a pinnuluni..

Ecco cosa scrive l'abate Domenico Scinà, regio storiografo, nel libro "Prospetto della Storia Letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo"  del 1827, a proposito delle Canzonette  del Meli :

Completata la Bucolica, in cui canta “li campagni, l'armenti e li pasturi”, si cimenta addirittura col poemetto eroicomico Don Chisciotte e Sancio Panza, trasferendo in Sicilia e in versi la trama del libro dello spagnolo Miguel de Cervantes.

   Nel 1787 pubblica la raccolta delle sue opere in cinque volumi col titolo di Poesie Siciliane.

Intanto, grazie anche alla protezione del vicerè Caramanico , succeduto al Caracciolo, a cui avrebbe dedicato un'ode famosa(1780), diventa professore di chimica  presso l'Università e viene chiamato a far parte, come socio onorario, delle più importanti accademie  italiane come quella di Siena  (1801) e quella peloritana di Messina . Tuttavia, non fu mai ricco e negli ultimi decenni del secolo furti e vicende familiari sfortunate lo costringono a bussare alla porta dei potenti, come Giuseppe Parini nell'ambiente milanese .

Nel 1810  Ferdinando III di Toscana gli concede una pensione annua, che, però, nel 1815 , dopo le rivolte giacobine le viene sospesa.

Nel 1814  vengono pubblicate a Palermo, a cura dello stesso autore, Poesie siciliane, comprendenti le Favuli Morali dove, prendendo talvolta spunto da Esopo  e Fedro , il poeta dimostra la sua bravura, con fine arguzia ed umorismo tutto siciliano.

Nelle Favuli Morali il gusto arcadico delle precedenti opere è definitivamente superato a favore di un linguaggio più  fresco ed originale, più nuovo, armonico e capace di entrare in contatto con un pubblico, che non è soltanto aristocratico, ma anche borghese e con dei lettori non solo di elevata, ma di media cultura.

Giovanni Meli muore a Palermo il 20 dicembre 1815, mentre l'Europa dei Lumi assisteva al concludersi della vicenda napoleonica.