La storia della Sicilia greca (in greco Σικελία) si fa risalire convenzionalmente alla fondazione della prima colonia, quella di Zancle, fondata da coloni calcidesi nel 756 a.C. Con questo fatto la Sicilia entrò a pieno titolo nella storia del Mediterraneo greco. Negli anni seguenti si susseguirono gli insediamenti di coloni che posero le basi della storia della Sicilia dei secoli successivi determinandone la lingua, la cultura e l'arte.

TERRITORIO

CITTÀ Le poleis della Sicilia si configurano come apoikìai (città di nuova fondazione che si distaccano dalla propria città di origine, con a capo un ecista), frutto della seconda colonizzazione greca. Le prime colonie sorsero nella Sicilia orientale: nell'VIII secolo a.C. i greci calcidesi fondarono Zancle, Naxos, Leontinoi e Katane; nella parte sud-orientale i corinzi e i megaresi fondarono, rispettivamente, Syrakousai e Megara Hyblaea, mentre nella costa meridionale, nel 688 a.C., cretesi e rodii fondarono Ghelas, con cui si conluse la prima fase della colonizzazione greca in Sicilia. La seconda fase vide protagoniste le stesse poleis siciliane, che fondarono varie sub-colonie: nacquero così, tra il VII secolo e la prima metà del VI secolo a.C., le città di Akrai, Casmene, Himera, Selinunte, Camarina e Akragas.

POPOLAZIONI

I RAPPORTI E LE RELAZIONI CON I POPOLI INDIGENI

I rapporti con le popolazioni non greche, Sicani, Siculi ed Elimi e soprattutto con i Cartaginesi furono sovente molto conflittuali ma a volte, soprattutto all'inizio, improntati a strategie mutevoli. Di regola solo il capo della spedizione recava con sé la propria donna; tutti gli altri negoziavano con i locali o ricorrevano al rapimento delle donne necessarie. Ciò determinava rapporti amichevoli o viceversa conflittuali. Dal punto di vista commerciale la strategia era in genere quella di inserire nelle città sicule un nucleo di greci che si occupava delle acquisizioni o delle transazioni di merci e prodotti. Ciò deve essere avvenuto in qualche modo anche con le città fenice. Proprio la loro capitale, Mozia, risulta infatti indifesa per quasi due secoli: le sue mura infatti non sono state costruite che nel VI secolo a.C. e coprono in parte la necropoli arcaica nelle cui tombe si è rinvenuta della ceramica greca di VII secolo a.C. Tutto ciò significa che i rapporti tra Fenici e Greci erano agli inizi pacifici, improntati soprattutto sul commercio. Sicuramente una comunità di Greci dovette vivere stabilmente nella stessa città, come ci viene attestato dagli storici antichi che, parlando della distruzione di Mozia da parte di Dionisio di Siracusa, ci dicono che il tiranno, prima di ritirarsi dall'isola devastata e saccheggiata, non mancò di giustiziare i cittadini Greci di Mozia che durante l'assedio, nell'ultima strenua difesa della città, si erano schierati invece dalla parte dei Fenici. Anche presso Grammichele (nel sito dell'antica Occhiolà abbandonato dopo il terremoto del 1693), e a Morgantina sembra esservi insediato un nucleo greco, probabilmente calcidese sin dalla metà del VI secolo a.C. Dalle attuali conoscenze sembra che entro il 500 a.C. fosse già stata ellenizzata l'area sicula fino ad Enna. Tuttavia ben presto i Siculi si trovarono in una posizione di schiavitù simile a quella degli Iloti a Sparta: erano legati al loro territorio senza essere proprietà vera e propria di qualcuno. Secondo Erodoto erano definiti killichirioi. La pressione delle nuove popolazioni greche determinò lo spostamento delle preesistenti popolazioni dei Siculi e dei Sicani, sempre più all'interno; costrette ad abbandonare la costa, divennero spesso un problema per le nuove colonie. Non di rado infatti avvennero scontri per la contesa dei territori e in seguito vere e proprie rivolte.

STORIA LE MOTIVAZIONI DELLA COLONIZZAZIONE

Secondo lo storico greco Tucidide, le prime fondazioni coloniali furono opera di aristoi, aristocratici esclusi dalle città dopo le lotte intestine seguite al ritorno dalla guerra di Troia; era infatti difficile armare una nave anche piccola senza capitali. Tuttavia la scelta dei primi siti evidenzia soprattutto una strategia di tipo commerciale: Messina, Naxos, Reggio, Catania, Siracusa sono tutti porti che si trovano lungo una delle rotte commerciali più importanti del tempo ed assumono una funzione sia di base che di controllo. Che un'antica rotta marina attraversasse lo Stretto di Messina non è attestato solo dal fatto che le più antiche colonie greche in Sicilia si situino tutte lungo la costa orientale dell'isola, ma anche dal fatto che esse furono precedute in Magna Grecia dalla prima colonia, la più antica, quella di Cuma (circa 750 a.C.), sulla costa tirrenica della Campania. Cuma era stata preceduta a sua volta, qualche decennio prima, dall'emporion di Pithecusae (Lacco Ameno, Ischia). A Ischia (Casamicciola-Castiglione) sono stati trovati frammenti ceramici micenei riferibili al Miceneo III A (1425-1300 a.C.) che forniscono una testimonianza di insediamenti dell'epoca. E nella vicina isola di Procida, a Vivara, sono stati rinvenuti insediamenti dell'età del bronzo caratterizzati da ceramica d'impasto locale associata a frammenti di ceramica micenea risalente al Miceneo I (1580-1400 a.C. ca.) e scorie ferrose; queste sono risultate, alle analisi, provenienti dall'isola d'Elba. Tutto ciò testimonia che la rotta marina attraverso lo Stretto esisteva fin dall'epoca micenea ed era dovuta alla necessità che avevano le genti greche di approvvigionarsi di metalli - ferro in primo luogo - che esse andavano a procurarsi in Toscana. Le città greche da cui i coloni provenivano, le metropoleis in genere erano anche origine del nome delle città fondate, le poleis. Queste, una volta consolidate, creavano delle sottocolonie a scopo militare o commerciale. Akrai e Casmene furono infatti probabili avamposti militari di Siracusa.

IL PERIODO DEI PRIMI TIRANNI

Il VI secolo a.C. fu per la Sicilia un periodo di prosperità e di incremento demografico, ma con essi anche di conflitti sociali nelle città e tra popolazioni locali e i Sicelioti. Alcuni individui approfittarono di ciò e presero il potere attuando politiche espansionistiche con metodi dispotici e anche brutali. Nel 570 a.C. Falaride divenne tiranno di Akragas; nel 505 a.C. Cleandro lo divenne di Gela; a lui seguì il fratello Ippocrate. Questi, assicuratosi il potere, si imbarcò in una campagna di conquista della Sicilia orientale: assoggettò Zancle, Naxos e Leontini ponendovi dei tiranni suoi fedeli. Il suo tentativo di conquista di Siracusa non riuscì, a causa del rapporto unico che i siracusani avevano con i siculi dell'entroterra. I siracusani riuscirono a ottenerne la rivolta mentre i geloi assediavano Siracusa; di conseguenza Ippocrate concentrò le sue truppe contro Ibla(Ragusa o Paterno?), ma nonostante la vittoria vi trovò la morte. Gli succedette Gelone nel 491 a.C., il quale trasferì la sua sede a Siracusa(a causa di tumulti scoppiati all'interno della città geloa) la quale venne conquistata senza opporre resistenza 485 a.C.; lì ne fu il potente tiranno, lasciando il fratello Ierone a capo di Gela. L'ascesa al potere di Gelone a Siracusa, determinò un rafforzamento della presenza grecofona in Sicilia. Egli infatti condusse una serie di battaglie atte ad allontanare le crescenti pressioni delle popolazioni dei Siculi e dei Sicani. Inoltre trasformò Siracusa in una città potente, con una marina e un esercito agguerriti, ripopolandola con il trasferimento della popolazione di Gela ed incorporando una parte dei megaresi sconfitti. In soli dieci anni Gelone divenne l'uomo più ricco e potente del mondo greco e con la sua alleanza con Terone ebbe il controllo della Quando Terillo di Himera e Anassila chiesero l'aiuto di Cartagine, questa non si fece pregare e intervenne. Ma egli radunò tutte le forze siceliote dell'isola: lo scontro decisivo si ebbe a Imera, in una famosa battaglia avvenuta nel 480 a.C. dove Gelone grazie all'alleanza con Terone di Agrigento riuscì a riportare una storica vittoria; Amilcare venne ucciso, le sue navi bruciate e i Cartaginesi catturati venduti come schiavi. Inoltre Cartagine dovette pagare un pesante indennizzo e - scrive Erodoto[senza fonte] - nel trattato stipulato, Gelone inserì che essi dovevano rinunciare ai sacrifici umani (soprattutto l'immolazione dei figli primogeniti; vedi Tofet). Nel 476 a.C. alla sua morte gli successe il fratello Ierone; nello stesso anno, vinte Catania e Naxos, ne deportò gli abitanti a Leontini e rifondò Catania con il nome di Etna affidandola al figlio Dinomene e ripopolandola con coloni del Peloponneso. Nel 474 a.C. in risposta ad un appello della città greca di Cuma, o forse per contrastare le mire espansionistiche degli Etruschi, egli armò una potente flotta e li sconfisse nella battaglia al largo della città campana. (continua)