di PASQUALE HAMEL* - “Leggo la pillola dell’amico Pietro Busetta ( trovate il link in fondo a questo articolo, di cui apprezzo l’impegno e la coerenza di pensiero ma, come è ben noto a chi si è preso il fastidio di leggere le mie riflessioni, con il quale non posso essere d’accordo.

L’Unità d’Italia è stata infatti una grande opportunità che il meridione, storicamente resistente al nuovo e culturalmente impreparato, non ha saputo cogliere. Ricordo all’amico Pietro che la storia del meridione e della Sicilia è stata segnata da una cultura chiusa e autoreferenziale che non ha mai prodotto processi di modernizzazione. Lo stesso ribellismo, che ha contraddistinto molti momenti della sua vicenda storica non si è qualificato come strumento di rottura degli equilibri tradizionali ma come rancorosa e rabbiosa conferma dello statu quo ante nel momento in cui qualche sollecitazione (esterna) lo metteva in forse. Perfino l’Autonomia regionale siciliana, al di là dell’enfasi da cui è spesso circonfusa, si è realizzata in termini funzionali alla conservazione. Essa infatti, data per scontata la sempre presente nostalgia per il Regnum Siciliae, non fu pensata come strumento di promozione dell’isola ma come barriera per proteggere la stessa isola dal cosiddetto “vento del nord”, cioè il vento dell’innovazione, non è un caso che nel passato le risorse di cui la Regione aveva avuto disponibilità siano state disperse in mille rivoli come mance clientelari piuttosto che utilizzate per infrastrutturarla. E’ vero, mancano gli asili, le scuole sono fatiscenti, le strade di collegamento spesso ricordano le regie trazzere etc. etc., ma tutto questo è colpa del settentrione che sottrae risorse o colpa di chi, come scriveva Tomasi nella bella pagina del Gattopardo, considera “il fare” come il peccato imperdonabile per noi siciliani”.

LA PILLOLA Ancora due Italie. Colpa nostra, dicono. Ma noi meridionali siamo vittime di PIETRO BUSETTA

*PASQUALE HAMEL - Già vice segretario generale dell’ARS, direttore del museo del risorgimento di Palermo e direttore scientifico della ” Federico Secondo . Ha insegnato e storia contemporanea nell’università di Palermo. . Opinionista del giornale di Sicilia, ha scritto su Avvenire e La Repubblica. E’ autore di numerosi libri tra cui breve storia della società siciliana.