Roma - Si è tenuta il 20 febbraio alla Sala Conferenze di Palazzo Thedoli, presso la Camera dei deputati, la presentazione del volume “Tra accoglienza e pregiudizio. Emigrazione e immigrazione nella storia dell’ultimo secolo: da Sacco e Vanzetti a Jerry Essan Masslo”,

a cura di Giovanni Cerchia. Come ha spiegato il curatore, “l’idea del volume è venuta nel 2017 con il novantesimo anniversario della condanna a morte di Sacchi e Vanzetti. Un’occasione che è stata usata come pretesto, non tanto per raccontare il processo, ma per inserire la vicenda in un contesto più ampio, in quanto rappresenta una parabola storica che parla anche del presente, pure, per esempio, del caso di Jerry Essan Masslo. Due questioni apparentemente diverse, che, in realtà, parlano di ciò che siamo stati e vogliamo diventare”. “L’emigrazione in Italia inizia tardi e non si ferma, a differenza delle altre società europee, con il decollo industriale – ha aggiunto Cerchia - L’Italia è un Paese giovane e frantumato all’interno per le fratture regionali, per questa la vera grande esperienza unitaria è l’immigrazione, con un ‘unica differenza: chi era del centro Nord era orientato verso l'America Latina, mentre i meridionali verso Ellis Island. La migrazione ha un significato enorme sulla società su cui impatta, in America volevano accettare solo una popolazione: bianca, anglosassone e protestante, tutti aspetti che gli italiani non avevano, per questo venivano emarginati”. Come ha sottolineato Jean René Bilongo, responsabile immigrazione FLAI-CGIL, “gli immigrati in Italia non sono rappresentati in nulla: vengono marginalizzati, non si affermano in nessun campo, vivono situazioni difficili, mentre dovrebbero avere la giusta considerazione. Dobbiamo lavorare perciò molto sul senso della parola inclusione, in particolare attribuendogli l’accezione anglosassone di ‘inclusiveness’, e sull’integrazione, perché si può considerare l’immigrazione un fatto ‘recente’ solo se si inquadrano 40 anni nell’ottica storica, allora possono considerarsi pochi, ma se rapportati ad una vita umana risultano tanti. Dobbiamo, quindi, saperci dare un indirizzo concreto per guardare agli altri per quello che sono: parte del nostro Paese”. Secondo Marco Pacciotti, esperto di immigrazione e componente della direzione nazionale Pd, “l’immigrazione è un fenomeno che ha cambiato il panorama civile del nostro Paese. I numeri sono pure importanti, ma ancora di più le persone che sono dietro a questi numeri. Oggi si rischia di avere un Paese a due velocità, perché l’Italia è già cambiata, ma non il corpo giuridico, questo rischia di creare un corto circuito. Il tema della rappresentanza è fondamentale per l’inclusione, essere parte di una comunità significa avere gli stessi diritti”. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis ha ricordato che “a Sacchi e Vanzetti, oltre al pregiudizio di essere italiani, non è stato assicurato un giusto processo, come veniva assicurato a chi non era immigrato”. “Leggendo le carte sono state applicate le regole processuali in modo parziale, senza garantire l’uguaglianza dei diritti fondamentali – ha sottolineato Giorgis - Nelle nostre leggi pure è scritto, ma non sempre purtroppo è esperienza quotidiana, diventa importante perciò che le persone capiscano come sia insopportabile la condizione di diseguaglianza, ad esempio, negli episodi antisemiti che si sono verificati recentemente a Torino, perché non riguardano solo chi subisce la violazione del diritto, ma ha conseguenze anche per chi pensa di non essere toccato da questi episodi di razzismo, in quanto così il principio di eguaglianza si indebolisce per tutti”. “Bisogna, quindi, avvertire certi principi come irrinunciabili – ha concluso il sottosegretario - L’articolo 2 della Costituzione ricorda e tutela i diritti inviolabili dell’uomo, cioè quei diritti che poi le istituzioni devono garantire come fondamentali”. (NoveColonneATG)