Brani tratti dal libro: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/365933/immigrazione-la-moderna-schiavit/RITORNA LA SCHIAVITU’Il libro si apre con alcuni documenti politici e parlamentari del PCI che dimostrano come un grande partito

popolare, autenticamente di sinistra, affrontò (già agli inizi degli anni ’80 del ‘900) il problema, proponendo misure eque, umanitarie in favore dei lavoratori immi­grati regolari e delle loro famiglie e sanzioni contro gli speculatori e quei settori economici che sfruttavano l’immigrazione irregolare per realizzare profitti scandalosi…

 - Ciò detto, andiamo al problema attuale che dovrebbe essere af­frontato non con le contumelie, con le intolleranze, con odio perfino, ma con serenità e con proposte risolutive.

E’ inaccettabile questa conflittualità da “opposti estremismi” che impedisce una discussione libera e proficua, che rischia d’ intaccare perfino il diritto costituzionale di potere esprimere la propria opi­nione. Della serie: chi più blatera ha più ha ragione…

In realtà, siamo in presenza di una colossale mistificazione che vor­rebbe dividere gli italiani in razzisti e buonisti!

Si tratta di due rumorose minoranze, due opposti che alla fine con­vergono: da un lato una subcultura di tipo razzistico, xenofobo che rifiuta l’immigrato per principio, cui si contrappone una subcultura di stile “buonista”, per usare una fraseologia impropria, che non si fa carico di tutti i problemi (e dei diritti) delle comunità d’origine e di accoglienza.

In questo crogiuolo di posizioni convivono posizioni “in buona fede” e mire inconfessabili di carattere elettorale e venale. Il problema è uscire da questa logica paralizzante e ragionare, lottare per una giu­sta accoglienza nella legalità. 

A certa “sinistra” impellicciata si deve ricordare che - così agendo - si finisce per favorire l’affermazione elettorale (e culturale) delle destre in Europa e non solo.

I risultati delle recenti elezioni tedesche e austriache dovrebbero essere di monito per la sinistra europea e per tutte le altre forze democratiche. Un’Europa dominata dalle destre non sarebbe un buon viatico, prima di tutto per gli emigrati.

 - Il tema della moderna schiavitù è forse l‘aspetto più inquietante di questo nuovo ciclo mondiale delle migrazioni che, oltre a creare nuovi dissesti sociali e morali nelle società d’origine e di destinazione, produce forme diverse di schiavitù la quale, abolita ufficialmente dalla convenzione di Ginevra del 1926, oggi ritorna sotto nuove forme e si afferma anche nelle nostre civilissime contrade.

Solo per dare un’idea di cosa fu lo schiavismo nei secoli trascorsi (dal XVI al XIX), ecco un brano tratto da: http://www.studiarapido.it/tratta-degli-schiavi-africani/

“… I principali protagonisti della tratta diventarono i Paesi Bassi, la Gran Bretagna, la Francia. Le loro rotte costituirono il cosiddetto commercio triangolare, il cui elemento portante, per circa quattro secoli, fu la domanda europea di zucchero, cotone e altri prodotti di piantagione, e che collegava le economie di tre continenti attraverso un percorso che può essere schematicamente riassunto in tre tappe:

1.                  le navi lasciavano i porti dell’Europa alla volta dell’Africa con beni e mercanzie utili all’acquisto degli schiavi (armi, polvere da sparo, tessuti, perle, rum);

2.                  ultimato il carico di schiavi lungo le coste africane, le navi face­vano rotta per il Brasile o i Caraibi, dove gli schiavi finivano a lavorare nelle piantagioni;

3.                  dall’America le navi salpavano alla volta dell’Europa, ripor­tando prodotti di piantagione (zucchero, caffè, cotone, tabacco, riso). Gli schiavi venivano stipati sul ponte inferiore delle navi in spazi alti tra gli 80 e i 120 centimetri.

I sorveglianti li spogliavano, li rasavano a zero perché non si copris­sero di parassiti, li marchiavano a fuoco su una spalla, poi li incate­navano, li facevano sdraiare a terra e li incastravano l’uno accanto all’altro.

Due volte a settimana venivano trascinati in coperta e lavati con sec­chiate d’acqua. Poi erano costretti a danzare perché i loro muscoli non si indebolissero.

Il pasto consisteva in una zuppa di riso e fave, accompagnata ogni tanto da rum allungato con l’acqua. Erano tanti a morire durante il viaggio tra malattie come lo scorbuto e la dissenteria e spietate re­pressioni dopo le rivolte.

Arrivati in America, li aspettavano i mercati degli schiavi, in cui ve­nivano venduti per la seconda volta come bestie, e poi il lavoro nelle piantagioni. In quelle di zucchero, la vita media era di 10 anni. Ma questo non rendeva meno amara la cioccolata che le dame europee gustavano per essere alla moda…”

(foto: le principali rotte delle navi "negriere" (XVI-XVIII sec.)

- Chi pensava che la schiavitù fosse definitivamente scomparsa si dovrà ricredere alla luce di quanto avviene di losco nei mercati del lavoro e dell’emigrazione clandestina che è una variante tragica del primo.

Secondo tali meccanismi, gli individui, soprattutto i più emarginati e discriminati, non sono più esseri umani, ma merce da acquistare e da vendere per pochi euro, bestie da sfruttare e spedire su camion piom­bati, da traghettare su battelli precari verso i paesi di questo Occidente immemore e ipocrita.

Una condizione drammatica che i nostri occhi non vedono forse perché abbagliati dal luccichio che promana il dio-mercato che sta stravol­gendo il sistema delle relazioni umane e portando il mondo sull’orlo della catastrofe.

Una logica folle che - nel migliore dei casi- considera le persone “ca­pitale umano”, “risorsa umana”. Una fraseologia “moderna” che, in realtà, serve per edulcorare una concezione abietta che giunge a giusti­ficare, a tollerare, anche la tratta, su vasta scala, di uomini, donne e bambini.

Un commercio turpe, lucroso e criminale che non potrebbe continuare a svolgersi senza la complicità di settori importanti preposti ai controlli e senza il beneplacito dei grandi utilizzatori finali della “merce”.

Una moderna schiavitù che si diffonde in barba alle leggi nazionali e alle convenzioni internazionali e in aperto spregio dei valori umanitari e di libertà che stanno alla base delle nostre Costituzioni e società… (Agostino Spataro)