Alberto Calle incontra Fabio Porta per parlare delle presenze nell'Aula della Camera, la situazione interna del PD e la visita in Venezuela

 D: Lo scorso anno si è parlato spesso delle assenze e delle presenze dei Parlamentari, che opinione ha al riguardo?

 R: Credo che il primo dovere di un cittadino, e ancora di più di un parlamentare, sia quello di svolgere il proprio dovere di lavoratore con il massimo impegno e disciplina; nel nostro caso, questo dovere è ancora più forte: il mandato di parlamentare comporta una grande responsabilità verso gli elettori che ti hanno votato e in generale verso tutti i cittadini. La presenza è quindi importante, ovviamente, anche se non è l'unico criterio per valutare l'attività di un parlamentare. Per questo da qualche anno un'organizzazione indipendente, OPENPOLIS; svolge un monitoraggio costante sull'attività de parlamentari italiani.  In questo momento sono il terzo tra i 630 deputati del Parlamento, un dato che mi fa onore e che voglio condividere con i miei elettori e gli italiani del Sudamerica, anzitutto.

 D: Dopo il referendum, l'allora presidente Matteo Renzi si ha dimesso mantenendo la promessa detta dall'inizio, però chiede elezioni anticipate, cosa ci può dire al riguardo?

 R: Le dimissioni di Renzi non erano un atto dovuto; rappresentano invece un gesto di grande responsabilità e coerenza politica.  Il Presidente del Consiglio aveva fatto della riforma istituzionale il perno della sua iniziativa di governo e aveva preannunciato queste dimissioni in caso di sconfitta. Le elezioni saranno adesso un momento di chiarezza politica e una possibilità per restituire agli italiani un governo pienamente legittimato dal voto popolare; i tempi dipenderanno dall'approvazione in Parlamento di una nuova legge elettorale e dalle considerazioni del Presidente della Repubblica.

 D: come vede la situazione del PD e cosa si aspetta per il futuro?

 R: Il Partito Democratico ha dieci anni di vita; un partito giovane che però è l'erede della più grande e migliore tradizione democratica del Paese.   Il PD è in questo momento il perno della politica italiana e l'unica prospettiva seria e affidabile per il governo del Paese.  Nei prossimi mesi svolgeremo il Congresso che, spero, sarà preceduto da una grande conferenza programmatica per discutere e riflettere insieme su contenuti e programmi per dare all'Italia e agli italiani le risposte che attendono da anni.   Sono certo che usciremo più forti da questi passaggi e che le prossime elezioni ci premieranno.

 D: Finalmente il ministro dell'Interno Minniti ha provveduto ad attuare un'ordinanza tanto attesa, il rimpatrio degli immigrati clandestini, è una cosa che finalmente il PD ha capito che si doveva fare, può dare una sua opinione al riguardo?

 R: La politica del PD e del governo italiano, che oggi il Ministro dell'Interno Marco Minniti sta traducendo in atti concreti, è chiara: massima apertura e integrazione verso profughi e rifugiati e lotta al traffico di esseri umani e alla clandestinità.  Mi pare che sia la posizione della Commissione Europea e dobbiamo seguire questa strada.  Siamo contrari all'innalzamento di nuovi muri o alle esplulsioni pregiudiziali; siamo favorevoli all'integrazione degli immigrati, a patto però che il rispetto delle leggi e della nostra cultura sia al centro di queste politiche.   Siamo un Paese di emigrazione storica e sappiamo come comportarci in questi casi.

 D: Durante la sua visita in Venezuela, come ha incontrato la comunità Italiana e cosa ha riscontrato con l'attuale situazione politica del Venezuela?

 R: La situazione è drammatica; il Venezuela vive la più grande crisi economica della sua storia, unitamente ad una altrettanto grave crisi politica e istituzionale.  La collettività italiana è preoccupata e spaventata; si sono susseguiti negli ultimi mesi gli arresti di personalità politiche, anche parlamentari. L'Italia non può stare a guardare, ma deve assumere - insieme alla UE - una specifica iniziativa politica. In Parlamento sono stato promotore di diverse iniziative a sostegno della nostra comunità e per denunciare le violazioni ai diritti civili e politici in quel Paese.   Il Venezuela e i venezuelani, a partire dai tanti connazionali che vivono in quel Paese, devono sapere che non ci siamo dimenticati di loro ! (usef - www.albertocallequotidianopolitico.blogspot.com)