Abbiamo voluto scegliere Pompeo Colajanni come personaggio simbolo per questa ricorrenza del giorno della memoria, perché fu uno dei personaggi siciliani di spicco, che si distinsero nella lotta al fascismo ed al nazismo in tutta la sua vita di politico attivo, che praticamente durò fino alla morte.

Ma anche per un altro motivo importante abbiamo scelto Pompeo.  Egli fu promotore e fondatore dell’Unione Siciliana Emigrati e Famiglie (USEF) fondata assieme ad altre personalità della politica siciliana nel dicembre del 1970 e della quale rivestì la carica di presidente fino al 1983.

In quella veste, mettendo a frutto la sua lunga esperienza all’interno del parlamento Siciliano, riuscì a fare approvare alla Sicilia la prima legge regionale in materia di emigrazione: la legge n. 25 del 1975. Instancabile e sempre attivo e pieno di energia, non fece mai mancare il suo consiglio ed il suo contributo organizzativo all’USEF, che da allora, della politica dell’emigrazione, ma anche di quella dell’immigrazione, ha fatto la sua missione.

Ricordandolo in questa occasione, abbiamo voluto ancora una volta esprimere la nostra riconoscenza ad un uomo di tanto valore della cui esperienza ci siamo anche avvalsi per crescere politicamente, culturalmente e socialmente. (Salvatore Augello)

Biografia

Pompeo Colajanni nasce a Caltanissetta il 4 gennaio 1906 e muore a Palermo l’8 dicembre 1987è stato un partigiano, politico e antifascista italiano.

Ufficiale di cavalleria, divenne comandante delle Brigate Garibaldi della Valle del Po, distinguendosi, con il nome di battaglia di "Nicola Barbato", per capacità e combattività durante tutto il corso della Guerra partigiana. Nella parte finale del conflitto divenne il responsabile generale delle formazioni garibaldine dell'VIII Zona partigiana del Piemonte e prese parte con un ruolo importante alla liberazione di Torino.

Attività antifascista

Avvocato, negli anni venti, antifascista convinto e militante del PCI clandestino, si adoperò per la costituzione di una organizzazione nella quale si ritrovarono i giovani repubblicani, socialisti, anarchici e comunisti, per questa attività subì perquisizioni e venne arrestato.

L' 8 settembre 1943  Colajanni era in Piemonte inquadrato nel Reggimento “Nizza Cavalleria”, come tenente di complemento a Pinerolo, l'avanzamento a capitano essendogli stato negato per i suoi precedenti antifascisti.

Comandante partigiano

Entrato in contatto con un gruppo di politici comunisti che a Barge nella Valle Po avevano costituito un primo nucleo di resistenza da cui avrebbero preso forma le Brigate Garibaldi del Piemonte (Lodovico Geymonat, Antonio Giolitti, Gian Callo Paletta), Colajanni si aggregò a questo gruppo con una parte dei militari del proprio reggimento, contribuendo ad organizzare ed armare una delle prime formazione partigiana attive, denominata 1º battaglione "Carlo Pisacane". Colajanni portò con sé in montagna una quindicina di membri del suo squadrone di cavalleria, tra cui i tenenti Carlo Cotti e Antonio Crua ed i sottotenenti Vincenzo Modica "Petralia", Giovanni Latilla "Nanni" e Massimo Trani "Max" che divennero i suoi luogotenenti ed i capi delle formazioni garibaldine piemontesi durante la Resistenza.

Attivo e popolare tra i partigiani garibaldini, Colajanni prese il nome di battaglia di "Barbato" (in onore del medico socialista Nicola Barbato, protagonista dell'esperienza dei Fasci Siciliani) e guidò attivamente la lotta partigiana, esponendosi spesso direttamente nelle operazioni di guerriglia. "Barbato" divenne la figura centrale delle formazioni garibaldine del Piemonte e prese parte al continuo potenziamento delle forze partigiane nella zona; il 14 marzo 1944 divenne comandante della IV Brigata Garibaldi Cuneo e il 22 maggio 1944 assunse il comando militare della 1^ Divisione Garibaldi éiemonte. Dopo aver resistito ad una serie di operazioni di repressione nazifasciste in Val Varaita nel marzo e luglio 1944, le formazioni garibaldine di Colajanni mantennero la loro efficienza di combattimento e in parte vennero disperse a valle secondo la strategia ideata dallo stesso "Barbato" della "pianurizzazione".

Liberazione di Torino

Con la crescita delle formazioni garibaldine piemontesi e la costituzione di una seconda divisione, (la 11ª Divisione Garibaldi Piemonte) Colajanni lasciò il comando della 1ª Divisione Garibaldi Piemonte a Vincenzo Modica e divenne il responsabile superiore dell'VIII Zona partigiana piemontese (Monferrato). Nell'aprile 1945 "Barbato" organizzò la marcia delle formazioni partigiane su Torino da varie direzioni; l'attacco ebbe inizio il 19 aprile 1945 con l'assalto delle formazioni di Modica contro il presidio fascista repubblicano di Chieti che venne sconfitto dopo uno scontro a cui presero parte anche reparti dell'11ª Divisione Garibaldi e del Gruppo Operativo Mobile diGiustizia e Libertà.

A questo punto la situazione divenne confusa per il tentativo del colonnello britannico John Stevens, capo della locale missione alleata, di arrestare la marcia dei partigiani e favorire l'arrivo per prime a Torino delle truppe anglo-americane. Un falso messaggio del CMRP (Comitato Militare Regione Piemonte) venne inviato ai partigiani di Colajanni ordinando di sospendere l'irruzione nel capoluogo piemontese. Subodorando un inganno, "Barbato" invece il 26 aprile diede ordine di continuare la marcia ed entrare a Torino; il 28 aprile 1945 i partigiani garibaldini delle formazioni di Modica e Latilla entrarono in città dove, con la collaborazione degli autonomi di “Mauri” e dei giellisti, superarono la resistenza delle Brigate Nere e liberarono l'abitato. Colajanni, vicecomandante del CMRP, dopo la liberazione venne designato vicequestore di Torino.

Incarichi nelle istituzioni

Pochi mesi dopo divenne sottosegretario alla Difesa nel Governo di Ferruccio Parri, e successivamente nel primo governo di Alcide De Gasperi. Inviato subito dopo in Sicilia, divenne consigliere comunale di Palermo. Nel 1947  fu eletto Deputato regionale in Sicilia per il Bocco del Popolo. Rimase per sei legislature fino a quando si dimise nel marzo 1969, ricoprendo anche la carica di Vice presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana. Fu eletto poi nel 1975  (subentrando a Vito D’amico) alla Camera dei Deputati a Torino, dove rimase fino al 1976.

Il suo impegno politico durò fino alla morte, infatti ricoprì diversi altri incarichi: Consultore nazionale, Membro del comitato centrale del PCI, Segretario delle federazioni comuniste di Enna e Palermo, Consigliere nazionale dell'ANPI di cui fu fondatore e  presidente  per l’ANPI Sicilia e nel Consiglio nazionale della pace.

Riconoscimenti

Nel Giardino Inglese di Palermo accanto ai caduti a Cefalonia è stato eretto un cippo in sua memoria in cui è inciso:

« Pompeo Colajanni, comandante "Nicola Barbato" 1906-1987, partigiano, contribuì alla liberazione dell'Italia dai nazifascisti e al riscatto della Sicilia. »

Il Comune di Grugliasco gli ha dedicato un Largo nel quartiere San Giacomo-Fabbrichetta. Anche Torino gli ha dedicato una via nel quartiere Madonna di Campagna.