16 Marzo 1978, l’agguato di Via Fani, l’attacco al cuore dello Stato!!!Nella storia repubblicana del nostro Paese è mai esistito un uomo politico più moderato dell’Onorevole Aldo Moro? La risposta è no! Casa, chiesa e tanto dialogo; una volontà inesauribile di donare all’Italia un concordato parlamentare così ampio che portasse la tanto agognata quiete nel bel mezzo di una tempesta chiamata “anni di piombo”. Oggi, 16 marzo di 39 anni fa, l’inconsapevole Presidente DC era in procinto di recarsi presso Montecitorio per consacrare la fiducia al IV governo Andreotti (11/03/78 – 20/03/79). Ultimi dettagli, carteggi, telefonate ed incontri, non immaginando cosa e chi lo stava aspettando poche ore dopo il suo risveglio, in Via Fani, un tragico indirizzo passato alla storia della nostra nazione e l’inizio di un calvario durato 55 giorni.

L’attacco al cuore dello Stato!

Inutile ricordare minuto per minuto tutti gli attimi di quella drammatica mattinata, susseguiti da un lungo periodo di prigionia, poiché rimangono stampati nella memoria collettiva e – purtroppo - diventati simbolo dei grandi misteri “nostrani” per eccellenza. Il caso dei casi, l’emblema della mancata verità, sicuramente la pagina più oscura del Novecento in campo politico, ma anche internazionale.

Che ci fossero degli interessi fuori confine nel delicatissimo contesto dello stragismo non solo è scontato ma è anche ammesso tra le righe dallo stesso Presidente pugliese nel suo “famoso” memoriale: (…) “La presenza straniera, a mio avviso, c’era. Guardando ai risultati si può rilevare, come effetto di queste azioni, la grave destabilizzazione del nostro Paese, da me più volte rilevata anche in sede parlamentare. Quindi si può dire che risultati negativi per l’Italia sono stati conseguiti”.

(…) “È mia convinzione però, anche se non posso portare il suffragio di alcuna prova, che l’interesse e l’intervento fossero più esteri che nazionali. Il che naturalmente non vuol dire che anche gli italiani non possano essere implicati”.

Abbastanza irrilevante anche elencare i nomi dei protagonisti di quell’agguato, il gruppo delle BR capitanate da Moretti e company o i fatti, l’evolversi degli avvenimenti giorno dopo giorno. Comunicati andati a vuoto, finti covi mai scoperti (vedi Gradoli), mancati interventi dei servizi segreti, proclami al vento, e lo strano immobilismo di quella classe politica ancora e sotto tanti punti di vista inspiegabile. Per l’ennesima volta è bene “ascoltare” la telefonata delle ore 14:25 del 30 aprile tra un brigatista e la figlia di Aldo Moro che, a nostro avviso, è abbastanza eloquente: “…suo padre insiste nel dire che siete stati ingannati, fin’ora avete fatto tutte cose che non servono assolutamente a niente, noi crediamo che ormai i giochi siano fatti, abbiamo preso una decisione, il problema è politico, deve intervenire la Democrazia Cristiana, l’unica maniera per arrivare ad una trattativa, solo un intervento diretto immediato e chiarificatore di Zaccagnini può modificare la situazione, altrimenti accadrà l’inevitabile”.

Nessuno si muove! Tutto è inutile quando non si vuole aprire la porta”…

Il “partito della fermezza” composto da quasi tutte le compagini dell’emiciclo non intende cedere a differenza del leader Socialista Bettino Craxi, unico disposto a trattare. Diversa linea rispetto al Giudice Mario Sossi e al politico campano Ciro Cirillo…

Ma questa è “roba” ormai risaputa. Da quel “non lontano” 1978 sono state scritte migliaia di pagine, pubblicati interi volumi e, per decenni, mandati in onde decine di special e trasmissioni televisive. A noi piace ricordare l’uomo, il politico, lo stratega, il moderatore tra le parti. Come dimenticare la lunga mano tesa all’amico e collega Enrico Berlinguer, gran capo osannato di via delle Botteghe Oscure. Come dimenticare lo stile con cui ha diretto e presieduto il partito più influente d’Italia, quello sito a Piazza del Gesù’, intriso di fazioni, correnti e faide interne. Degasperiani, Morotei, Dossettiani, Dorotei, Andreottiani e chi più ne ha più ne metta. Era una potenza la grande “balena bianca” a quei tempi, sempre coccolata e ben foraggiata dagli atlantisti Nato, dalla Cia e dai leader di Washington. Tenere questo complicato meccanismo unito non crediamo sia stato facile, né tanto meno rilassante. Moro è stato, senza ombra di dubbio, uno dei più autorevoli esponenti della Prima Repubblica, capace di unire in maniera estremamente efficace gli uni con gli altri, in una difficile sinergia che si stava trasformando lentamente da utopia a sogno. L’antagonista Berlinguer lo stimava, e questa non era cosa di poco conto.

Rimane un neo, un punto nero, un fantasma oscuro che incombe nella politica dello statista democristiano, il tanto citato “lodo” che prende proprio il suo nome; quell’accordo con i Palestinesi per il transito nel nostro paese di armi e materiale “scottante” purché l’Italia non subisse attacchi…

Al suo interno (DC), invece, qualche sottile marchingegno probabilmente si è rotto, provocando quello che poi è accaduto. Oggi tutti sappiamo che il rapimento e la morte sono entrambi da attribuire all’organizzazione armata denominata Brigate Rosse ma, non a caso, ancora si procede nella ricerca insaziabile della verità. La nuova commissione d’inchiesta proprio dedicata alla vicenda più discussa del XX secolo ne è la riprova; una task force politica di tutto rispetto e di grande spessore istituzionale. La presidenza è nella mani di Giuseppe Fioroni (già Ministro ed esponente di spicco del PD), in aggiunta a 2 vice, 2 segretari e un mix di 28 tra senatori e deputati. Tutti uniti per cercare una motivazione logica, un qualche minimo spiraglio che faccia luce su quel maledetto evento.

Negli ultimi tempi è uscita la notizia che il padre spirituale di Aldo Moro, Antonio Mennini, ora Monsignore “diplomatico” (all’epoca poco più che trent’enne) è stato convocato da Londra per deporre dinnanzi alla commissione in merito ai suoi rapporti con il parlamentare. E’ lui infatti che rivelò la storia dei 10 miliardi di lire pronti ad essere versati nelle casse delle BR da parte di Sua Santità Papa Paolo VI per una rapida soluzione del caso e, secondo il Presidente emerito Cossiga, Ministro dell’Interno in quei fatidici giorni, il prete non solo aveva incontrato Moro in uno dei covi in cui era tenuto nascosto ma è stato poi convocato per impartire l’estrema unzione poco prima che la mitraglietta Skorpion facesse il suo innaturale corso.

Che dire allora?….l’unica cosa certa! Che questa resta, e resterà sempre, una delle pagine più significative della nostra storia recente e che rimarrà, indissolubilmente, nei ricordi di tutti gli italiani. (Mirko Crocoli)