ANGELO VECCHIO Un uomo, uno scrittore, un SICILIANO…innamorato come pochi della sua splendida terra

 Lui è un siciliano di “razza”, di quelli profondamente innamorati della sua terra, uno scrittore che ci racconta con uno stile squisitamente giornalistico il dolore di un popolo che per oltre cent’anni ha vissuto spalla a spalla con il fenomeno mafioso. E’ Angelo Vecchio, nato a Licata l’11 gennaio 1949, oggi da considerarsi uno dei migliori narratori viventi presenti sulla splendida isola bagnata dal mediterraneo. Laureatosi in Scienze Politiche inizia la sua carriera da giornalista, tra le bellssime città di Catania e Palermo. Nel periodo tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso ha collaborato con l’Ora di Palermo (la storica testata che tutti portiamo nel cuore), il Giorno, il Giornale di Sicilia e l’Agenzia Giornalistica Italia. La sua tecnica è unica. Uno stile pratico, diretto, avvincente, snello, senza troppi fronzoli. Vecchio sa che quando si deve parlare di Cosa nostra gli eufemismi e i “barocchismi” non servono, in quel contesto ci sono morti ammazzati, bombe che deflagrano e persone che (come i Padrini) meritano un affronto duro, nella forma e nella sostanza. Ha all’attivo ben quaranta tra pubblicazioni, saggi e romanzi e venti opere teatrali. Gran parti dei suoi lavori, il 90%, sono rievocazioni approfondite che parlano esclusivamente di mafia e di quella mano nera che ha insanguinato per anni la sua adorata Sicilia. I titoli sono eloquenti e parano da soli, ne citiamo alcuni: “Intoccabili in manette”, “Urli dalla Sicilia”, “Luciano Liggio”, “Storie vere di Sicilia”, “Toto’ Riina”, “Salvatore Giuliano”, “Storia illustrata della mafia”, “Di mafia si muore”, “Il Re di Montelepre”, “L’Ultimo Re di Corleone”, L’Urlo del Cronista”, “Stragi Parallele”, “Isolati si muore”, etc. etc. etc.

Anche l’ambientazione dei suoi romanzi, pur essendo fantasiosi nel soggetto e nella trama, è tutta incentrata tra la città e la campagna di una punta dello Stivale a lui molto cara. Per il suo operato è stato premiato in diversi eventi; targa d’argento alla migliore notizia, attribuito a Is Molas nel 1996, ne “il giornalismo in TV”; vincitore del Premio nazionale giornalistico Giuseppe Fava, Catania 5 gennaio 1988; Premio Rosa Balistreri, Licata 18 settembre 1984 e Premio nazionale di giornalismo Mario Francese, consegnato a Noto nel 1998. Angelo Vecchio è un professionista da ammirare e non tanto e non solo per la sua indiscussa capacità tecnica letteraria ma soprattutto per il gran coraggio nell’affrontare certe delicate questioni che, da anni, lo mettono in situazioni a dir poco rischiose. Nonostante sia stato raggiunto da avvertimenti minatori per i suoi taglienti saggi non si è mai arreso e anzi, con più determinazione di prima, continua imperterrito a dispensarci con le sue verità storiche talvolta scomode, ingombranti, fastidiose, per i capi-mandamento e non solo. Una vita dedicata a quel gioiello che si chiama Sicilia, una professione giornalistico/letteraria estremamente prolifica che lo rende – a tutt’oggi – uno dei migliori narratori esistenti nel panorama italiano. Ho avuto l’onore di leggerlo in diversi saggi su Cosa nostra e, con tutta onestà, debbo dire che di lui e grazie a lui ho imparato tanto, nella tecnica e nel metodo. Ieri, per correttezza nei suoi confronti, in occasione di questa decisione di dedicargli il personaggio della settimana l’ho contattato telefonicamente dalla “lontana” Roma e, con la sua consueta gentilezza, mi ha fornito il consenso per procedere in suo onore. Mi auguro che tra l’USEF International e questo eccellente artista ci siano – nel prossimo futuro – dei piacevoli contatti e un rapporto (possibilmente) di interscambio con i dirigenti della testata, i siciliani in loco e all’estero poiché credo con fermezza che un po’ tutti dovrebbero “assaporare” l’intensità con cui riesce a trasmettere certe emozioni, provenienti non solo da una fine penna ma da un sentimento nobile che pervade la sua anima e arriva diretto al cuore del lettore. (Mirko Crocoli)