Elogio alla donna, Una conquista dopo millenni di soprusi - Gli onori che gli fece il Santo Polacco Questa settimana che abbiamo aperto all’insegna della celebrazione della donna attraverso la

ricorrenza dell’08 marzo, ci pare doveroso chiuderla con questo “ELOGIO ALLA DONNA”, opportunamente e generosamente messoci a disposizione dal nostro collaboratore Mirko Crocoli, curatore della rubrica “IL PERSONAGGIO”.

Già l’08 marzo, con un articolo, abbiamo voluto sottolineare l’importanza della ricorrenza, tracciando una sintesi storica dell’avvenimento.

L’Elogio alla Donna che oggi Mirko ci offre, approfondisce l’iter storico dell’evento, che non è solo festa, che non è solo una cosa formale, ma che racchiude un iter fatto di battaglie, di sconfitte, di vittorie, di donne coraggiose che hanno sfidato e sfidano tuttora il potere e l’arretratezza, puntando ad una rivalutazione del ruolo della donna, della sua dignità di persona, di essere umano con pari diritti e non solo con doveri.

Ecco perché ci trova d’accordo il progetto di Mirko di chiudere la settimana, ricalcando tale aspetto della ricorrenza, che non può non influire su un nuovo assetto della società dove non ci siano distinzioni di sesso, di colore, di religione e dove a tutti, ma proprio a tutti vengano riconosciuti pari diritti oltre che a doveri. Grazie Mirko (SA)

Tutto - o quasi - accade in un solo secolo; il Novecento. Ed ecco che anche per il gentil sesso si aprono le porte della parità, quel genere di uguaglianza agognata da diversi millenni. A parte qualche nobildonna tipo Giulia Farnese, le ricche medicee fiorentine, le “fornarine” raffigurate da Raffaello o le regnanti inglesi (antenate di Elizabeth), nei secoli che precedono il ventesimo, gran parte delle “comuni mortali” hanno dovuto sempre mantenere un basso profilo.

Due passi dietro l’uomo e in rigoroso silenzio. Come cambiano i tempi… potremmo ben dire oggi! La stragrande maggioranza poco più che servitrici, poco più che massaie e con il sacro compito di fare le madri, le mogli a tempo pieno e assoggettarsi, in maniera pressoché costante, al volere dei propri uomini. Il medioevo in questo insegna! E’ stato forse il periodo più buio dell’intera umanità, e non solo per le atrocità delle sanguinose crociate o per le “pestifere” malattie che hanno quasi svuotato  il vecchio continente, ma anche e soprattutto per il modo con cui sono state considerate e trattate le donne; dai despoti ai tiranni, dalla Sacra Romana Chiesa (quella di un tempo) e all’uomo conquistatore. Razzie, violenze e soprusi, in ogni dove e nei più disparati contesti. Ma come ogni parabola che si rispetti, dopo una lunga fase di abisso, si giunge, nel secolo scorso, alla tanto attesa fase di risalita, di rinascita e di piena presa di coscienza. Se il numero “20” è stato definito all’unanimità il SECOLO AMERICANO evidentemente ci dovrà pur essere una qualche valida motivazione. Ovviamente, tanto per cambiare, anche per le lady di tutto il mondo la svolta inizia proprio da li, oltreoceano, come gran parte delle conquiste che conosciamo oggi. E’ a Chicago infatti, nell’Illinois, che il 3 maggio 1908, al Woman’s Day (il giorno della donna), la socialista Corinne Brown in un celebre discorso per le pari opportunità e soprattutto per il diritto al voto, da vita alla primissima “rivoluzione” sociale femminile.

Il piccolo focolaio divampa nel giro di poco tempo e l’anno dopo, il Partito della Brown, decide di proclamare a livello nazionale per l’ultima domenica di Febbraio (il 28) una manifestazione celebrativa dedicata all’uguaglianza e ai pari diritti in campo elettorale. E’ solo l’inizio. A seguire, il fenomeno si allarga a macchia d’olio, si consolida con la conferenza di Copenaghen nell’agosto del 1910 e successivamente estendendosi in gran parte dei paesi Europei. A scatenarsi, nel primo ventennio, sono anche la belle e slanciate bionde di San Pietroburgo; l’8 marzo 1917. Si uniscono in piazza in migliaia, irriducibili per festeggiare le “macerie” dell’impero Zarista, la fine del primo conflitto ma anche, come avvenuto per le altre colleghe oltre confine, la desiderosa rivincita sui principali diritti; sociali, elettorali e umani. Nel nostro Paese, le sostenitrici dell’UDI (Unione donne italiane), appartenenti ai principali partiti antiregime (PCI, PSI) e pro liberazione, seguono l’onda delle Americane, delle Danesi e delle Russe e, nel settembre del 1944, sanciscono ufficialmente il giorno 8 del mese di Marzo quale prima vera giornata dedicata alla donna nell’era post bellica.

Tante date diverse in altrettante nazioni, molta disinformazione e in mezzo una grande tragedia che molti in maniera errata hanno considerato in passato il vero motivo di tale celebrazione. E’ l’incendio all’interno della fabbrica tessile Triangle Factory di New York, datato 25 marzo 1911, dove persero la vita 123 donne, tutte operaie. Si parlò molto di quel fatto che per alcuni fu il vero spunto e solenne motivazione che portò alla decisione di onorare quella che ancora oggi viene festeggiata come l’attuale giornata internazionale sotto l’influsso del giallo e profumato fiore. Sarebbe anche bello pensarlo ma purtroppo non solo è fuorviante ma ingiusto sotto il profilo storiografico.       

C’è sempre un qualcuno che traccia il percorso, ed è ormai appurato che questo qualcuno è solo Corinne che al Woman’s Day ha dato l’avvio ad un movimento femminile che nell’arco di pochi decenni ha letteralmente contagiato tutto l’occidente.    

Avvenimenti, personaggi che si sono susseguiti nella storia, teorie e verità su questa ricorrenza che talvolta hanno fatto anche discutere perché, nell’attuale società moderna, anch’essa è oramai presa in ostaggio dal solito consumismo di massa. Ciò che invece per noi è bello ricordare oggi, è il valore della donna, di quest’essere complesso, inteso in senso più ampio e divino.

Ed è per questo che desideriamo riportare qui di seguito ciò che il Santo Padre Polacco Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II) ci ha lasciato, con tanto  amore, nella sua splendida lettera. Una missiva pubblica che in realtà è un grande ed infinito ringraziamento a loro; particolarmente profondo, sentito, sincero e di grande emotività:    

 ·        Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.

·        Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.

·        Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.

·        Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.

·        Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.

·        Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani. (Mirko Crocoli)