ADDIO AL VENERABILE LICIO GELLI E’ MORTO UN PEZZO DI STORIA DEL NOSTRO PAESE... Martedì sera ho perso un caro amico che negli ultimi anni di sua vita mi ha spesso accolto nella dimora storica che un tempo ha ospitato il gota della politica italiana. (nella foto accanto Licio Gelli e Mirko Crocoli)  

 

A darmi la spiacevole notizia è stata la consorte Gabriela Vasile, attorno alle 23:30. Impossibile dimenticare quelle lunghe e gradevoli conversazioni seduti sui comodi divani degli ampi saloni di Villa Wanda; un complesso di 32 vani affacciato sui colli aretini e immerso in una cornice da fiaba. Non un’intervista rubata di sotterfugio poiché non ero lì in veste di giornalista, né tanto meno in missione riservata per la mia testata o per un media a cui dovevo portare, a tutti i costi, lo scoop per l’uscita settimanale. Questo forse uno dei motivi della sua apertura nei miei confronti unitamente al cortese prestarsi ed accogliermi nel suo amato regno. L’essere un “comune mortale”, che stava semplicemente cercando la sua amicizia, è stata fin dall’inizio la chiave segreta che ha aperto il cuore di Licio Gelli.

Per chi ancora non lo sapesse costui è stato il Maestro Venerabile della Loggia Massonica Propaganda 2, vale a dire un potere mai visto, un qualcosa che somiglia a tante scatole cinesi; ne apri una ne trovi un’altra, ne apri l’altra e il gioco è infinito. Una miriade di vicende intrecciate tra loro che sono state parte di un disegno più grande e, in molti casi, collegate con il resto del mondo. E’ stato un evento unico per tanti aspetti, che ha colpito (purtroppo) in maniera violenta la Massoneria ma reso celebre, suo malgrado, un uomo toscano; il Conte di Arezzo, nato a Pistoia nel lontano 1919.

Nel bene o nel male, dopo la scoperta della P2, è divenuto indiscutibilmente un personaggio assai noto del Novecento, avvolto da un misterioso alone di popolarità. Congetture, ipotesi, teorie e sospetti; un sofisticato rebus da enigmista che ha riempito con fiumi d’inchiostro, per anni, la carta stampata di tutta la Penisola e fatto gola a gran parte delle testate d’Europa. Quello che è sapientemente riuscito a compiere “sua Maestà” il pistoiese con il gruppo dei mille è parte integrante di un disegno più grande e ben strutturato in ogni suo punto. La super Loggia è stata una creatura interamente concepita fin nei minimi dettagli da una mente d’inaudita astuzia e l’orchestra che si è esibita sotto la sua direzione ha suonato per anni una “sublime” melodia con forte orientamento filo-atlantista. Un vecchio saggio che ha capito subito il valore delle informazioni, che ha saputo stringere tra le sue mani il vero comando e che – senza colpo ferire - ha fornito importanti servigi alle principali agenzie d’intelligence della sfera occidentale in epoca di Guerra fredda. Gli è stata data la possibilità di crearsi il proprio paradiso in terra, e lui, non si è certo fatto pregare, compiendo con sagacia la difficile impresa affidatagli dai suoi superiori. Dopo la primavera del 1981 i grembiuli d’Italia tremano, le istituzioni si imbarazzano, la politica vacilla e i militari ne restano totalmente coinvolti.

E’ l’ambizioso progetto voluto da Gamberini e Salvini, i quali annettono al Grande Oriente d’Italia un giovane ex balilla dalle preziose e indiscusse qualità tattico-organizzative.

Dall’iniziazione nella Romagnosi al comando della segreteria P.2 fino alla tanto agognata maestranza; datata 1975. Una galassia con decine di pianeti, tutti orbitanti attorno ad un Sole; centro vitale di una serie di rapporti sviluppati capillarmente dentro e fuori il buon vecchio continente. Ambrosiano, Calvi, Sindona, IOR, paradisi fiscali, X flottiglia MAS, rapimento Moro, Umberto Ortolani, stragi dell’Italicus e di Bologna, Papa Albino Luciani, Olof Palme, Golpe Borghese, Pentagono, Stato Italiano, servizi segreti, Richard Brenneke, Philip Guarino, Giancarlo Elia Valori, fascicoli Sifar, Democrazia Cristiana etc. etc. etc.

Oggi - per il sottoscritto - parlare di Licio è come ricordare un carissimo amico che poche ore fa è venuto a mancare e farlo in maniera sincera e obbiettiva diventa, inevitabilmente, (considerato il contesto generale), ancor più complicato. 

 Trattare l’affare P.2. è facile per gli amanti degli stereotipi, tutto è lecito quando si tratta di sparare su una croce rossa ormai abbattuta. Quante belle parole scritte e dette nei vari docu-drammi anti Repubblicani. I “ben pensanti” c’hanno fatto carriera, i diffamatori di professione denari e i cronisti d’assalto fama e notorietà. Tutt’altra cosa rispetto all’osservazione oggettiva e di più ampio orizzonte. Prima di sparare a zero su gente come Gelli va detto e chiarito in coscienza che i “furbetti” di quartiere li vediamo ancora tutt’oggi ma con ben altre vergognose prerogative, attitudini e peculiarità. A quei tempi c’era una visione atlantista di altro respiro, ove la stessa Massoneria aveva un ruolo considerevolmente più efficace, in ogni sua sfaccettatura. Questione troppo grande per chiuderla in poche parole denigratorie. Ci vorrebbe la conoscenza, quella approfondita, cosa che spesso non è di uso e costume tra i maggiori esponenti dell’Italia televisiva.        

L’ho avuto al mio fianco quand’era pimpante, elegantissimo, invulnerabile, rigorosamente in giacca e cravatta; su una poltrona con tanto di vestaglia di seta e annessa coperta copri-gambe o anche – paradossalmente - nei momenti in cui, per cause di cedimenti fisici, era costretto a restare sdraiato sul letto in degenza e riabilitazione.

Frangenti difficili da spiegare, un po’ – se vogliamo - surreali. Quell’anziano che avevo di fronte, con fare ardito ma talvolta dolorante, non era un semplice “vecchietto” che aveva bisogno di cure ed attenzioni ma un uomo con un passato degno di sceneggiatura da film hollywoodiano. Attimi che fanno riflettere. Quella mano vellutata e sottile che cercava – come segno di vicinanza - una stretta affettuosa e quegli occhi fissi e decisi verso il mio sguardo, non sono per niente facili da cancellare. Credo di essere stato uno tra i pochi al mondo a salire le scale verso le stanze da notte di Villa Wanda, durante gli ultimi mesi di profonda sofferenza. Licio Gelli, mi ha aperto il cancello del suo sagrato, mi ha fornito informazioni prelibate, mi ha onorato della sua ospitalità - ma soprattutto – (cosa di tutt’altro livello) mi ha aperto il suo animo. Francesco Cossiga sosteneva di sapere tutto sull’operazione Gladio, tutto quello che c’era da sapere, poiché l’organizzazione con scopi anti-sovietici era questione di sua “proprietà”. Io non posso dire di saper tutto sulla P.2 ma di certo so abbastanza sul suo emblematico “patron” che ha fatto e disfatto ciò che gli garbava, in una Nazione tutt’altro che povera. Quando c’ero io – mi confessò in una delle tante chiacchierate – le cose funzionavano a meraviglia e il Bel paese viveva momenti d’oro. Probabilmente, al di là della solita ipocrisia tipicamente Italica, una qualche verità forse è innegabile. I mali del pianeta sono stati tutti addossati a questa Loggia e il Grande Oriente ne ha pagato le conseguenze. Tutti brutti e cattivi quelli della P.2 mentre i ragazzi delle cooperative rosse persone stupende. La magistratura impeccabile, non v’è che dire, lo abbiamo veduto con Enzo Tortora e terrificanti gli stragisti dei NAR o Ordine Nuovo mentre bravissima gente le Brigate Rosse. Ma di cosa abbiamo parlato per anni? Del nulla! Gelli e i suoi fedelissimi seguaci, cronistoria falsata a parte, hanno percorso il loro cammino da uomini devoti al Patto Atlantico in chiara e concreta funzione anti-sovietica. Probabilmente la Central Intelligence Agency ha assoldato il Venerabile come esempio da seguire, con tutti gli annessi e connessi discutibili, ma non è che il Comitato per la Sicurezza dello Stato o meglio noto come KGB abbia pettinato le bambole. Licio era il capo apparente che ha pagato in prima persona ma in realtà non era altro che una pedina del più ampio contesto storico internazionale. C’era la Guerra fredda cari signori e quando i nostri liberatori nonché finanziatori miliardari ci hanno risollevato dalle macerie non potevamo assolutamente assecondare i loro ordini.

Insapore quanto inefficace la sciocca Commissione Anselmi, particolarmente onerosa per i cittadini quanto inutile per la verità. Licio mi ha personalmente ribadito in più occasioni il desiderio di un confronto serio con la “partigiana bianca”, cercata dallo stesso pistoiese per mari e monti, ma sempre negato. Perché questo defilarsi ancora dopo trent’anni? Eppure l’odio da parte dell’ultra novantenne Conte toscano sembrava essersi assopito. Una qualche motivazione la cara Tina potrebbe anche fornircela.

 Morale di una favola che non c’è e non c’è mai stata; il Venerabile “colonnello” della P.2 ha creato attorno a se un feudo d’inaudita potenza, il quale ha egregiamente servito l’onorata società, difeso il popolo sovrano e catturato l’attenzione di “Lady” Washington D.C. Dopo oltre cent’anni dalla spedizione dei mille il “garibaldino” nero, bianco, scudo crociato e - all’occorrenza  rosé ha accontentato un enorme fetta di platea istituzionale che di lui si è palesemente fidata, nonché, in molte occasioni, servita, aggrappata e anche sorretta. Semplicemente un moderatore, un burattinaio, un mediatore ed un equilibrista, in un emisfero politico in continua, crescente e fermentata evoluzione. MIRKO CROCOLI - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 NOTA - Non c’è dubbio che di un personaggio si tratta in ogni caso, quando si parla di Licio Gelli e che quindi non è in contrasto alcuno con la nostra rubrica, che vuole parlare di personaggi. Noi, fermo restando il nostro giudizio personale sulle tante vicende di cui Gelli si è reso promotore e responsabile, abbiamo voluto lasciare immutato il pensiero ed il lavoro del nostro collaboratore Mirko Crocoli, il cui testo  più che un’intervista, vuole rappresentare un excursus su un personaggio che oltre ad attraversare la storia, ne è stato protagonista, nel bene e nel male, come lo stesso Crokoli dice. (Salvatore Augello)