RUBRICA A CURA DI MRKO CROCOLI (foto a destra)Era il 9 maggio di 37 anni fa e la notizia non ebbe grande risonanza, perché nelle stesse ore in cui moriva il giovane siciliano Giuseppe Impastato (foto a sinistra) veniva ritrovata in via Caetani la R4 con il corpo esanime dello statista Aldo Moro. Naturalmente per una questione puramente mediatica, che per 55 giorni aveva tenuto tutti in ansia, quel giorno la Nazione piangeva il Presidente della DC, non curandosi molto del piccolo Eroe di Cinisi. Non era un grande politico, non un leader con alle palle i cosiddetti poteri forti né un personaggio da primo piano. Giuseppe detto “Peppino” era semplicemente un ragazzo che, cresciuto in una famiglia di mafiosi, decise di fare la cosa opposta, di seguire la giusta via, intraprendendo una campagna contro i Padrini di Palermo, Cinisi e Terrasini. Ripudiato dal padre perché ritenuto sovversivo ai diktat della mafia, dapprima aderisce come dirigente ai gruppi di sinistra, manifestando a fianco di contadini e sindacalisti contro il devastante abuso edilizio poi, nel 1977, fonda Radio Out, una piccola emittente locale ricevibile sulla frequenza 98.800 nelle aree tra Terrasini e Cinisi. Uno dei programmi di questa stazione radiofonica e sicuramente il più seguito era Onda Pazza, dalla quale partirono ripetuti appelli e gag satiriche dedite a screditare i boss dell’epoca. Tra questi, uno in particolare è stato per molto tempo sotto il “mirino” degli sberleffi e dell’ironia di Impastato, era un uomo molto potente, addirittura uno che sedeva sui piani alti della cupola. Si chiamava Gaetano Badalamenti, detto “Don Tano”, uno dei più pericolosi ed influenti uomini d’onore di Cosa Nostra, legato alla famiglia Bonanno di New York, ai Cuntrera-Caruana e fulcro della celebre operazione sgominata dall’FBI denominata “Pizza Connection”. Per il giovane attivista era “Tano Seduto”, lo “Zio Tano” e tanto altro, modi questi per prenderlo in giro in maniera costante, satirica ma senza tralasciare l’aspetto più serio, violento e corruttivo in cui, Badalamenti, era totalmente coinvolto.      Il 9 maggio 1978, giorno storico per l’Italia e non solo per Aldo Moro ma anche per questo nostro piccolo grande “esempio”, il corpo di Giuseppe viene ritrovato sui binari di una ferrovia, maciullato da una carica di esplosivo. Per i calunniatori un eversivo, un suicida, un tentato atto terroristico andato a male, una sfortunata fatalità. Ma la verità, voluta fortemente dal fratello Giovanni e dalla madre Felicia, viene e galla ben presto. Peppino Impastato aveva superato il limite e per lui, la decisione  estrema era ormai giunta. Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise conferma la condanna per Vito Palazzolo a 30 anni di reclusione e, soprattutto, l’ergastolo per il mandante Badalamenti; quel “Tano Seduto” distante 100 passi, che era stato spesso al centro delle critiche (sacrosante) di Radio Out e del suo indimenticabile fondatore. Oggi è un giorno di lutto per la Sicilia, uno dei tanti. Alla pari di Chinnici, Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Cassarà, La Torre e Mattarella, questo trent’enne di Cinisi, è tra le principali vittime per mano mafiosa e – nonostante i pochi mezzi a sua disposizione – tra gli ispiratori in assoluto della lunga lotta alle cosche della provincia di Palermo. Una preghiera dunque al giovane “combattente” nato il 5 gennaio ’48 e volato in cielo per la giusta causa, per una nazione più pulita, più degna e lontana dal marcio che ha distrutto, in certi luoghi, intere comunità. Onore a PEPPINO IMPASTATO!  - Mirko Crocoli