Dopo che le liste per il rinnovo dei COMITES sono state presentate già da dieci giorni e dopo che il MAE ha già speso alcuni milioni di euro per informare i cittadini residenti all’estero delle procedure da seguire per iscriversi nelle liste degli elettori in vista del voto di dicembre, non conosce tregua la guerra condotta da alcuni eletti all’estero contro una consultazione elettorale che dopo cinque anni restituisce agli italiani all’estero il diritto di eleggere i propri rappresentanti. Si denuncia lo “scempio” commesso a danno degli elettori e si tace invece sul vero scempio costituito dal fatto che per cinque anni si è violata una legge dello stato, si è sospesa la democrazia tra gli italiani all’estero e si è subordinata la loro rappresentanza all’esigenza di risparmiare. Chi oggi alza i toni delle accuse e della polemica dovrebbe riflettere autocriticamente sul contributo dato allo scempio del rinvio della democrazia offrendo il pretesto di una riforma i cui termini sono stati respinti da tutto il mondo dell’emigrazione e che, comunque, è stata usata come pretesto per non far votare. Le difficoltà di raccogliere le firme sufficienti per le liste e di indurre le persone a iscriversi per votare sono obiettive e reali. Non lo abbiamo mai negato. Così come persiste il rischio che i nemici in servizio permanente effettivo del voto all’estero usino strumentalmente l’eventuale scarsa partecipazione al voto per rinnovare il loro attacco alla rappresentanza degli italiani all’estero. Ma ci volevano le elezioni dei COMITES per dirlo? Si è già dimenticato, ad esempio, quanto addirittura ministri, “saggi” e dirigenti politici hanno detto fino a pochi mesi fa a proposito della sopravvivenza della circoscrizione Estero? Questi rischi si affrontano non facendo arretrare i diritti politici degli italiani all’estero, dando in sostanza ragione a chi li contesta, ma ripristinando prima che sia troppo tardi la democrazia reale, che è quella che si esprime nel voto e nella libera scelta dei propri rappresentanti. Non usare oggi le risorse miracolosamente recuperate dal Governo per fare le elezioni significa semplicemente rinviare sine die, senza alcuna certezza sui tempi del rinnovo dei COMITES e del CGIE. Qualcuno, prima di parlare, si è preoccupato di dare almeno un’occhiata alla legge di stabilità che è stata presentata in Parlamento per vedere se siano solo pensabili recuperi di risorse negli esercizi successivi? E’ troppo facile fare i paladini del popolo sfuggendo alla responsabilità di governare una fase durissima come quella che l’Italia sta attraversando e di esercitare una rappresentanza basata non sulla propaganda ma sulle risorse reali e sulle possibilità concrete. E tornando al tema cruciale della partecipazione, qualcuno in buona fede può pensare che la crisi del Paese e la caduta d’immagine che ne è seguita possano non avere alcun effetto all’estero mentre in Italia soffiano i venti dell’antipolitica e della contestazione alle istituzioni? Sono questioni gravi, di cui discutere ora, non dopo il risultato dei COMITES, e per farlo è necessario avere l’onestà intellettuale di riconoscere che gli orientamenti politici degli italiani all’estero non sono stati finora diversi da quelli dei residenti in Italia. Perché si continua ad eludere la nostra domanda di spiegare perché appena un anno e mezzo fa, alle elezioni politiche, la partecipazione dei cittadini all’estero è calata del 10%, il sistema dei partiti ha perduto centinaia di migliaia di voti in tutto il mondo e storici rappresentanti hanno visto scomparire decine di migliaia di preferenze? Dispetti degli uomini, destino cinico e baro, sempre colpa degli altri? Se qualcuno cerca pretesti per ridisegnarsi un destino politico personale, faccia pure, i pretesti in tempi come questi certo non mancano. Per quanto ci riguarda, riteniamo che mai come ora sia necessario ragionare con serenità e obiettività, senza fare sconti ma anche senza cercare pretesti. Più ancora, è necessario unire le forze per superare le fatiche della democrazia con la democrazia, invitando la gente non a fermarsi di fronte allo “scempio” ma a fare un rinnovato investimento sull’Italia e ad andare a votare. Per questo, vale a dire per ragioni profondamente democratiche e politiche, continuiamo a dire: uniamo le forze, invitiamo le persone ad iscriversi e a votare, restituiamo agli italiani all’estero i loro diritti e i loro strumenti di rappresentanza. Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta