IL "GRANDE GIGANTE ADDORMENTATO" DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO NEL FUTURO DEL PD EUGENIO MARINO SALUTA E RINGRAZIA IL MINISTRO FEDERICA MOGHERINI BOLOGNA -
"Il mondo degli italiani all’estero è un grande gigante addormentato" e quella di svegliare le coscienze per far sì che gli italiani nel mondo diventino una "prorità nella nostra agenda politica e in particolare della nostra politica estera" sarà una delle sfide che il Partito Democratico dovrà affrontare nel futuro prossimo. Parola di Giorgio Tonini, capogruppo del PD in Commissione Esteri al Senato, che ha chiuso ieri a Bologna la tavola rotonda "Come si cambia. Per ricominciare" organizzata dal Pd mondo nell’ambito della Festa dell’Unità. Ad introdurre gli ospiti il responsabile Eugenio Marino e a far da moderatrice la "padrona di casa" Silvia Bartolini, presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo nonchè coordinatrice delle Consulte regionali dell’emigrazione. Presenti a dare il loro contributo, fra gli altri, i parlamentari eletti all’estero Claudio Micheloni, Fabio Porta, Laura Garavini e Gianni Farina. "Come si cambia. Per ricominciare" il titolo dell’incontro, scelto non a caso, ha spiegato Marino, in un "periodo di cambiamenti importanti" per l’Europa e per l’Italia. Nel nostro Paese, in particolare, dopo anni in cui di è tentato di "disintegrare" la realtà degli italiani all’estero, con il nuovo governo Renzi si è aperto un dialogo che ha restituito "dignità" alle istituzioni e alla rappresentanza degli italiani all’estero, coinvolti ora in un nuovo "rapporto di interlocuzione". Il ministro Mogherini è stata chiamata a ricoprire un altro importante ruolo in Europa – e Marino non ha mancato di ringraziarla per quanto fatto sinora alla Farnesina, augurandole buon lavoro anche in quel di Bruxelles -, ma il responsabile del Pd mondo è certo che "ci sarà continuità" grazie alla collaborazione sin qui avviata con il sottosegretario Mario Giro. Che avrebbe voluto essere presente ieri, ma, trattenuto in Belgio per altri impegni, ha inviato un messaggio ai presenti. A leggerlo, alla presenza del capo della Segreteria di Giro, Luis Cavalieri, la presidente Bartolini, che ha definito il sottosegretario "persona sensibile e attenta". Mario Giro, che ha la delega per gli italiani nel mondo, nel suo messaggio ha inteso ringraziare il governo Renzi per il "dialogo franco e intenso" avviato in questi mesi e che è stato "istituzionalizzato" dal via libera alle elezioni per il rinnovo dei Comites. Adesso occorre "ripensare la rappresentanza degli italiani all’estero": le elezioni di fine dicembre saranno un "primo passo" in questa direzione e la riforma elettorale sarà la "prossima occasione". Da qui in poi, ha concluso Giro, la collettività italiana all’estero andrà "coinvolta nel rinnovamento in corso". Elezioni dei Comites che, come era facilmente immaginabile, hanno tenuto banco per tutta la durata dell’incontro. Ne ha parlato Eugenio Marino, che ha rivolto un appello – condiviso da tutti i presenti – alla "non politicizzazione" della campagna elettorale ed ha invitato piuttosto a sostenere liste radicate nella società civile. E ne ha parlato Silvia Bartolini, che, dando la propria disponibilità per una quanto più diffusa campagna dinformazione, ha espresso il timore che "a livello di Amministrazione" vi sia "aria di sabotaggio" perché "queste elezioni non funzionino". Sempre in tema di rinnovo dei Comites, in molti ieri hanno lamentato la scelta dell’opzione inversa, ovvero la necessità di iscriversi alle liste elettorali per poter ricevere il plico e partecipare così al voto. Un "grave errore" per Michele Schiavone, segretario del Pd in Svizzera, che ha invocato "elezioni di popolo" ed il "rispetto dei diritti costituzionali". Giuseppe Tabbì del Pd Germania, che ha fatto le veci del segretario Cristina Rizzotti, ha invitato i colleghi di partito ad uno "sforzo" comune per "invogliare" i connazionali ad iscriversi alle liste elettorali ed "evitare che la bassa partecipazione dia al governo la chance di dire: sono pochi, annulliamo tutto". Tabbì ha sollevato anche la questione della "nuova emigrazione" – in Germania sono stati registrati 40mila nuovi giovani solo nel 2013, ha riferito -: "riuscire ad agganciare queste nuove forze è un compito che ci spetta come partito per non lasciare i Comites nelle mani delle forze populiste". Sì dunque all’appello di Marino a "non politicizzare la campagna elettorale", perchè "i Comites sono espressione della società civile". E di nuova emigrazione ha parlato anche Fabio Porta. Di ritorno dal Brasile, dove si è recato al seguito del vice presidente della Camera, Marina Sereni, il presidente del Comitato per gli italiani all’estero e la promozione del Sistema Paese ha invitato a "confrontarci con coraggio con un nuovo sistema", senza avere "paura delle novità" e pensando piuttosto alle prossime elezioni dei Comites come ad un occasione per andare "incontro" alle nuove generazioni di emigrati ed italo-discendenti, con "bisogni e consapevolezze ben diverse", ma sinora "poco sentiti e rappresentati" nei Comites come pure in Parlamento. "Noi continuiamo a ragionare come se tutti fossero nati in Italia": è andato dritto al punto, come sempre, senza troppi giri di parole, Claudio Micheloni, a capo del Comitato per le questioni degli italiani all’estero del Senato. Micheloni ha riconosciuto, anche all’interno del partito, la mancanza negli anni scorsi di una politica rivolta a figli e nipoti dei primi emigrati, a chi è nato all’estero. "Non li rappresentiamo" e la generazione di italiani all’estero "che rappresentiamo è in via di esaurimento". Naturale dunque che "se non riusciremo a parlare a figli e nipoti saremo condatti a sparire" e, se le rappresentanze continueranno ad esistere, saranno legate alla sola emigrazione e "non saranno di collegamento con l’Italia", laddove invece "Comites e Cgie sono vitali per l’Italia prima ancora che per gli italiani all’estero". Ma questo il Pd, al pari degli altri partiti italiani, ancora non lo ha compreso, ha osservato il senatore: "occorre individuare un modo diverso per rapportarsi all’emigrazione". Micheloni è "certo che molto deve cambiare e molto cambierà" e grande è la posta in gioco, a partire dalla riforma di Camera e Senato, dove purtroppo, ha ricordato il senatore, non è passata la proposta di lasciare la rappresentanza degli italiani all’estero nell’aula cui non spetta dare la fiducia al governo. Meglio lo stato dell’arte sul fronte "servizi consolari", dove Micheloni ha riconosciuto il "lavoro di collaborazione" instaurato con Mario Giro e Lapo Pistelli: "c’è ancora tanto da concretizzare, ma ora è un’altra storia". Quanto al rinnovo dei Comites, Micheloni ha rammentato che quella dell’elenco degli elettori è "una battaglia di lungo tempo, che però fatta così, in due mesi, rischia di distruggere tutto". Per questo il Comitato ha presentato la proposta elaborata dal Cgie per "negoziare" con il governo una nuova data – "servirebbe almeno un anno", ma si ipotizza nella prossima estate - in modo da avere più tempo per iscriversi al registro. "Nessuno vuol sabotare le elezioni, ma se si va avanti così", ha denunciato Micheloni, "voterà il 3/5% degli aventi diritto", con il rischio di dare a chi già ci ha provato in passato una nuova occasione per proporre la soppressione della circoscrizione estero. "Se uno Stato è democratico deve mettere i propri cittadini in grado di votare", ha tuonato Paolo Da Costa, presidente del Comites di Zurigo, per il quale le elezioni a dicembre escluderanno "metà degli italiani residenti all’estero", senza contare che "andremo al voto mentre è in fieri la costruzione della nuova impalcatura dello Stato". Da Costa ha lamentato anche la "mancata informazione" sul voto, perchè "la stampa raggiunge solo una parte marginale" della collettività, che è "complessa e composita" e "sarebbe un errore metterne in contrapposizione le componenti". Sono tanti ancora i nodi da sciogliere, è vero, ma per Laura Garavini il rinnovo dei Comites dopo tre rinvii "è una vittoria", perché vuol dire che "il governo ci dà ascolto" o, per usare le parole del collega Micheloni, "da sei mesi a questa parte è davvero un’altra storia". Quanto alla pre-registrazione, Garavini ha ricordato ai presenti che si è trattato del "frutto di un grande lavoro politico e unitario" portato avanti dal Pd in Parlamento già nella scorsa legislatura "per mettere in sicurezza il voto per corrispondenza" in vista delle politiche. Si comincerà prima, dai Comites: per questo il Pd avrà un compito "notevole", quello di "mettere in atto, a tutti i livelli e con il coinvolgimento di tutti i circoli e delle associazioni, una campagna informativa a tappeto" senza politicizzazione – è d’accordo anche Garavini -, "che assicuri la maggiore affluenza al voto possibile". "Indietro non si può andare". È in linea con i colleghi di Camera e Senato Gianni Farina, per il quale i problemi emersi nel corso della discussione attorno al rinnovo dei Comites sono "evidenti e giusti", a cominciare dai tempi ridotti per iscriversi al registro elettorale. Nella proposta originaria si parlava di "almeno due anni per informare tutta la comunità" e dare dunque a tutti la possibilità di iscriversi. Così non sarà, ma "la cosa è cominciata" e la "speranza" di Farina è che "lo sforzo continui per arrivare in due anni all’istituzione di un registro che sia ad un livello accettabile". Contro i "pericoli" che gravitano attorno al voto, il deputato del Pd ha chiamato i compagni di partito alla mobilitazione per evitare tanto il rischio che i Comites siano ridotti a "strumenti di partito" quanto che i "serpenti" tornino a lavorare per "cancellare la nostra rappresentanza". La tavola rotonda è proseguita con un dibattito al quale hanno partecipato rappresentanti del Pd dall’Europa come dagli Stati Uniti, ognuno portando la propria testimonianza sulle questioni emerse. Infine le conclusioni sono state affidate al senatore Giorgio Tonini, per il quale è ora di dire basta ad una "politica provinciale ripiegata su se stessa". Ora che, con "Federica Mogherini nuova Miss PESC", l’Italia ha l’occasione di guidare i giochi della politica estera europea e di proiettarsi nel mondo, "dobbiamo mettere in scia in questa prospettiva nuova la questione degli italiani nel mondo", difendendo in primo luogo la loro rappresentanza in Parlamento, ha detto Tonini. Quanto alle "sfide future", sono quelle note: dalla "questione annosa della rete diplomatico-consolare" all’altra faccenda irrisolta della promozione della lingua e della cultura italiana all’estero. Le possibilità per Tonini sono due: "o si prosegue con la politica dei tagli o con quella delle riforme". La scelta è comunque obbligata: "servono idee, strumenti e modalità nuove per potenziare la rete italiana nel mondo", evitando "eurocentrismi" e "sfruttando le miniere inesplorate", come la forte domanda di lingua e cultura italiana che arriva da tutto il mondo. "Bisogna inventarsi nuove modalità" anche per difendere, in ambito di riforma costituzionale, l’idea che il Senato sia "il luogo privilegiato della rappresentanza estera, perché luogo della rappresentanza territoriale". Sinora non ci si è riusciti e adesso "la palla passa alla Camera" ed ai colleghi deputati: "i tempi stringono", ha avvertito Tonini. "Facciamoci venire idee e proposte". Agli stessi deputati toccherà intervenire sul fronte Comites, cercando di emendare il testo. "Bisogna scegliere il bene possibile, più che il male minore", è stato l’invito del senatore Tonini. "Finalmente abbiamo un registro elettorale trasparente e pulito", ma "occorre fare in modo che una conquista storica non diventi un autogol storico" ed "evitare il rischio che la rappresentanza sia spazzata via dai nemici stupidi degli italiani all’estero". Secondo Tonini un margine "ragionevole" di intervento c’è ed "il governo è aperto al dialogo". Quindi il suo suggerimento: "se fosse possibile rinviare il voto di due mesi sarebbe l’optimus". E se non lo fosse? "Ventre a terra", tutti impegnati a garantire il voto del maggior numero di connazionali, nella consapevolezza che "questo sarà un primo elenco e sarà aperto per le elezioni future". Un ringraziamento ai presenti e al "lavoro invisibile, ma costante e concreto" di tutto il partito da parte di Eugenio Marino e, via, tutti ad attendere Matteo Renzi. ( AISE - Luciano Claudio)