E’ questa la conclusione che corre sulle bocche delle elites. L’esperimento di instillare dentro la tradizione popolare della compagine multiforme del PD – erede fallito della storia dei partiti di massa dell’Italia del ‘900 -, i moderni elementi di un insano populismo mediatico necessari a confondere le masse travolte dalla crisi del neoliberismo, non ha funzionato. O meglio, ha funzionato per circa due anni, consentendo di guadagnare tempo e di tentare altre strategie alternative (che sono in fase di messa a punto). Non è neanche un risultato da poco, guadagnare altri due anni, se si pensa che il Belpaese è incastrato nella dinamica di successive sperimentazioni iniziato molto tempo fa e intensificatosi dalla caduta dell’ultimo presidente del consiglio eletto, Berlusconi, con i successivi epigoni di Monti, Letta e, per l’appunto, con l’operazione di portare il giovane toscano stabilmente al vertice del paese dopo il risultato alle Europee. In tutte queste prove gli artefici hanno guadagnato 4 anni di tempo che sono serviti a posticipare o ad annichilire molte velleità di protesta, di sommossa, di sollevazione. Ma l’Italia non è un paese normale: non lo è stato prima, non lo è adesso e probabilmente, non lo sarà in futuro. Ciò vale nel male, ma anche nel bene. Perché si parte dall’assunto che la normalità è costituita da quei paesi che in cui il tentato patto storico tra neoliberismo e classi medie regge ancora; ma se ci pensiamo bene, esso regge, ormai, in un perimetro sempre più ristretto, che può essere riassunto dentro il confine tedesco, confine di un paese che con 80 milioni di persone registra un surplus commerciale superiore a quello della Cina, che di abitanti ne ha 20 volte di più. Un caso del tutto a sé e quindi del tutto anormale. Al quale tuttavia, sembrerebbe che dovremmo tutti attenerci. Cose dell’altro mondo … Non regge infatti in tutto il sud Europa, non regge negli Usa, non regge ormai neanche in Francia e in Gran Bretagna. “Tutto il mondo sta esplodendo, dall’Angola alla Palestina …” mentre si preparano nuove guerre. Nell’epoca delle sperimentazioni sociali di massa, la linea mediana italiana ha costituito e costituisce un campo di importante verifica e controllo di teorie, le più varie, di strategie di contenimento, di aggressione, di moderata e misurata revisione, sempre con l’obiettivo evitare il cambiamento. Se è così, non è improbabile che la caduta di Renzi costituisca solo il prologo per ulteriori sperimentazioni; in questo caso, sarà proprio l’M5S a costituire nell’immediato, l’oggetto privilegiato del desiderio. La responsabilità storica del Movimento e della sua leadership è dunque molto grande. E’ fondamentale in questo frangente rifiutare gli adescamenti e il suono delle sirene, ivi compresa quella che si potrebbe tentare l’arrivo al potere accettando l’Italicum e annacquando contestualmente il rifiuto della deforma elettorale. Non credo che ciò avverrà, ma certamente, nell’ambito delle sperimentazioni vi è anche quella di etero dirigere la compagine attualmente in testa alla corsa, investendola del taumaturgico potere di “salvezza nazionale”. Il popolo italiano, nel frangente, si è confermato coerentemente atipico: dopo aver inneggiato alla caduta di Berlusconi festeggiando sotto il Quirinale (dove era appostato l’ultimo dei grandi timonieri), mantenuto i nervi saldi e accondisceso all’ascesa del Presidente dei mercati (Mario Monti) e poi del mediano Enrico Letta, dopo aver ceduto alle lusinghe della rottamazione fiorentina, si è reso conto che la narrazione stava degenerando in presa per i fondelli e ha assestato un colpo decisivo all’attore di turno, il quale, salvo eventi esterni e miracolose invenzioni costrittive, appare spacciato. Direte che siamo stati raggirati per oltre un decennio e, con l’alternanza per oltre 20 ? va bene, ma poteva (e potrebbe) durare anche di più… L’ultima estate di Klingsor si sta svolgendo e alla fine l’uomo della ruota della fortuna approderà ad altri canali televisivi. Ma i prossimi mesi saranno decisivi, perché gli sceneggiatori passeranno l’estate a preparare diversi logaritmi con cui allestire differenti potenziali scenari e verso novembre saranno pronti i prodotti i derivati con cui allestire le scene. Sempre di carta straccia si tratta, ma rigorosamente luccicante. Non ho alcun pregiudizio verso il Movimento, ma bisogna essere accorti perché il suo gruppo dirigente non manifesta ancora una solida unità sul piano dell’analisi (e chi altro la possiede ?) e la cancellazione di punti di riferimento o di orientamento avvenuta negli ultimi due decenni, rende le cose un pò complicate. Quindi sarebbe opportuno che anche le altre compagini alternative si dotassero di potenziali vie d’uscita – o di rilancio – adeguate ai possibili eventi che si possono susseguire. Non per forza alternative al M5S, ma magari di accompagnamento ad uno suo positivo esito soprattutto nelle occasioni di conferma di partecipazione sociale e politica, di sostegno alle fasce di popolazione più in difficoltà, di rottamazione della compenetrazione tra grandi poteri economici (interni ed esterni) e politica, di salvaguardia della pace, di sovranità, autonomia e autodeterminazione in ambito internazionale che si presenteranno. Città come Roma e Torino o come Napoli con il suo sindaco bolivarista unico in Europa, possono avere un rilievo non solo locale e in diversi ambiti di discussione e di confronto. Dovrebbero assumerne coscienza. La capacità di governo nasce anche prima di approdare alle stanze centrali del potere. E questa capacità si chiama Egemonia.  (Francesco Rombaldi)