Qualche settimana fa regnavano le incertezze, gli assilli scaturiti dalla ipotetica chiusura del servizio «118» di Cerami. «Il diritto alla salute deve essere uguale e garantito a tutti»,

 avevano già sottolineato, con vibrata protesta, i consiglieri comunali per scongiurare il timore della chiusura del «118». Evidentemente, non sono bastati i disappunti, i reclami, gli ordini del giorno del Consiglio comunale per constatare che la postazione è ormai abbandonata, sguarnita del personale addetto, priva dell’ambulanza. La notizia è rimbalzata al sindaco Michele Pitronaci: «Con tutti i problemi che la comunità ha, il fatto è gravissimo, condotto verso un’ulteriore disagevole condizione sociale del territorio e della popolazione. Cosa ancor più strana e grave è che nessuna comunicazione preventiva m’è stata data, impedendo all’Amministrazione di assumere qualsivoglia iniziativa volta a scongiurare il disservizio creato e ad informare compiutamente la cittadinanza». I toni e le parole dure del primo cittadino hanno formato il contenuto di una missiva indirizzata e sottoportata a valutazione della Procura della Repubblica presso il tribunale di Nicosia, e diretta per conoscenza al «Sise spa» (società che gestisce il servizio), al Prefetto, all’assessore regionale alla Sanità, ai carabinieri di stazione locale, alle Centrali operative del 118 di Caltanissetta e Palermo. «E’ necessario evidenziare - scrive il sindaco - che i tempi d’intervento di un’ambulanza proveniente da Troina (stante il blocco per lavori lungo la statale 120) sono di circa 30 minuti. I 20-25 chilometri, poi, che separano Cerami dalla vicina sede ospedaliera di Nicosia sono di dimensioni allarmanti, tali da rendere difficile la sopravvivenza degli abitanti ceramesi, siffatti da compromettere a dismisura i tempi d’intervento previsti dalla normativa sul servizio 118, la possibilità di salvare vite umane». (fonte vivienna CL)