AIDONE. PROCESSO OPERAZIONE “NERONE” Aidone. La Procura generale di Caltanissetta ritiene che la sentenza del processo “Nerone”, dove vi furono delle condanne con il rito abbreviato tra i 6 e gli 11 anni, deve essere confermata. Ieri mattina il pg Ferdinando Asaro, al processo d’appello, che segue il rito abbreviato sull’inchiesta della squadra mobile ennese ha confermato questa tesi.

Gli imputati sono stati condannati in primo grado dal Gup, a vario titolo, per estorsione, associazione mafiosa e gioco d’azzardo. Le indagini della squadra mobile hanno appurato che ad Aidone esisteva un’organizzazione criminale che era dedita alle estorsioni e quel che è peggio era collegata con la famiglia di Cosa Nostra, capeggiata da Vincenzo Scivoli, che in primo grado fu condannato a 10 anni e 10 mesi per associazione mafiosa e estorsione. Gli altri componenti il gruppo sono la sua convivente Elena Caruso, condannata in primo grado a 6 anni per estorsione, ma assolta dall’accusa di mafia; Ivano Antonio Di Marco, che è stato condannato a 9 anni; Marco Gimmillaro, condannato a 6 anni, con la esclusione di inserimento in attività mafiose; Riccardo Abati, condannato a 11 anni e 8 mesi. Il mese scorso il pg aveva aperto la requisitoria, che ha chiuso ieri. I giudici avevano chiuso l’istruttoria, disponendo che non dovesse deporre altri testimoni quindi sospendendo i termini di prescrizione. A chiedere l’appello sono stati gli avvocati dei cinque, i penalisti Antonio Impellizzeri, Gabriele Cantaro, Sinuhe Curcuraci e Carmelo Lombardo. Il processo si sta celebrando di fronte alla Corte d’appello di Caltanissetta, presieduta da Letterio Aloisi. L’operazione ad Aidone fu eseguita dalla squadra mobile, diretta dal vicequestore Giovanni Cuciti, che attraverso intercettazioni e altre attività investigative ambientali riuscì a scoprire le azioni estorsive del gruppo aidonese il qualche chiedeva il pizzo alle imprese che operavano nel territorio di Aidone e chi non pagava subiva degli attentati nei cantieri. La Corte d’appello di Caltanissetta ha fissato un calendario delle udienze. Il 22 novembre ci saranno le arringhe degli avvocati Antonio Impellizzeri, per Abati, e Carmelo Lombardo per Gimmillaro; il 6 dicembre gli avvocati Gabriele Cantaro, per Scivoli e Caruso, e Sinuhe Curcuraci per Di Marco. Il 6 dicembre dovrebbe esserci la sentenza. (fonte: vivienna)

UNIVERSITARIO DI VALGUARNERA VINCE 100MILA EURO: CREA APPLICAZIONE SU ANDROID PER SCARICARE GRATIS YOUTUBE

Si chiama Andrea Giarrizzo, compirà 20 anni il prossimo 1 dicembre, è uno studente ennese della facoltà di informatica nell’ateneo catanese ed è per ora il creatore di app forse più noto al mondo: ha inventato un’applicazionegratuita per scarire sui cellulari e tablet, che utilizzano la piattaforma Android, i video da “You tube”. Per questo suo programma ha anche vinto un premio di centomila dollari che la Samsung aveva messo in palio nel concorso “Smart app challenge 2012″ piazzandosi nella fascia “Super apps”. La sua applicazione è già stata scaricata un milione di volte in tutto il mondo: è prima negli Stati Uniti, in India e in Italia. «Fin da piccolo – dice Giarrizzo, il cui nome di ‘battaglià è Sisilsoft – ho amato l’informatica applicandomi con passione alle nuove tecnologie che ho implementato personalmente anche al di là del percorso scolastico. L’anno scorso ho iniziato per gioco, stimolato dai mie professori di informatica, a programmare applicazioni per dispositivi Android inserendole nel Play Store e nel Samsung Apps, da lì ho capito che questa è la mia strada». Con questa applicazione il giovane studente dice di guadagnare circa 240 dollari al giorno grazie ai banner pubblicitari di Google nell’app. (fonte: vivienna)

VALGUARNERA. L’EX CARCERE SARÀ ADIBITO A MUSEO COMUNALE

Valguarnera. Era stato inaugurato in pompa magna la mattina del 19 gennaio 2008 alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose con la scopertura addirittura di una lapide, ma è come se tutto fosse stato un bluff, una trovata elettoralistica. Il museo civico di piazza colonnello Tuttobene ancora oggi a distanza di quasi 4 anni deve aprire i battenti e chissà quando succederà. Un iter iniziato nel 93’ e ancora non conclusosi. E i tempi non saranno brevi ha detto pochi giorni fa la sovrintendente di Enna Fulvia Caffo. Che ci fu in quell’inaugurazione qualcosa di paradossale, come in una commedia pirandelliana lo intuirono in molti, visto che la struttura dell’ex carcere borbonico era completamente spoglia di gioielli archeologici e cimeli storici che dovevano rappresentare il patrimonio storico della città. Si disse che dopo qualche settimana doveva rimanere chiuso per un pò per dei piccoli lavori già programmati, in modo da riaprirlo più splendente che mai con i bellissimi reperti archeologici di inestimabile valore. Ma nulla di tutto ciò. Un tipico esempio di storia di Sicilia intrisa si di colore e folclore ma anche di comicità ed amarezza e questa è propria una vicenda amara per la città. Due giorni fa c’è stato l’ennesimo sopralluogo della soprintendenza di Enna presenti la soprintendente Fulvia Caffo e l’architetto Santalucia mentre per il Comune c’erano il sindaco Leanza e l’assessore al ramo Eleonora Draià. Splendide le sale, munite di scaffalature adeguate, illuminate di tutto punto con la videosorveglianza in perfetto stato, ma di cimeli e reperti neanche l’ombra. Faceva impressione come una struttura del genere che per essere adeguata erano state spese somme non indifferenti, rimanga ancora chiusa nell’oblio dei tempi. L’imbarazzo nell’aria, era evidente, si tagliava a fette, non c’era infatti una spiegazione razionale a tutto ciò. E intanto i reperti e i cimeli storici, si parla di circa mille, continuano ad essere custoditi nei magazzini del Comune e della stessa soprintendenza: “Occorrono una serie di adempimenti burocratici- dichiara la sovrintendente- Innanzitutto lo statuto che deve essere valutato dalla soprintendenza dal punto di vista normativo e poi essere approvato da un comitato regionale che dovrà assegnare al museo una categoria specifica; occorre un regolamento e la convalida da parte del CNR di Catania e della Scuola di specializzazione beni archeologici. Non siamo noi ma il Comune a provvedere a ciò, affinché il museo possa avere il riconoscimento della regione.” Per i tempi di realizzo la dottoressa Caffo non si è voluto affatto sbilanciare. E non sembrano brevi. “ I tempi –riferisce- non dipendono solo da noi, le condizioni ci sono, la struttura è efficiente, ora bisogna bene incastrare i puzzle e terminata la fase burocratica, subito dopo la palla passerà alla regione che dovrà fare una convenzione col Comune per l’assegnazione dei reperti in comodato d’uso temporaneo”. Il sindaco Leanza:“Abbiamo già formalizzato gli atti e quant’altro c’era da fare sia alla sovrintendenza che alla regione, aspettiamo solamente i relativi visti per l’apertura. I tempi non potranno prolungarsi all’infinito, la città chiede certezze e tempi celeri”. E intanto martedì presso la soprintendenza ci sarà la visione dei reperti che dovrebbero essere esposti, e questa è già una buona notizia. (fonte: vivienna - Rino Caltagirone)