MISE: GUIDI INCONTRA GLI INVESTITORI DELLA CITY Roma – Al via l’11 marzo la missione a Londra del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi che ha come obiettivo prioritario l’illustrazione, a un qualificato parterre di investitori della City, del processo di riforme in atto in Italia, in particolare nei settori di competenza del ministero. Nel dettaglio, il ministro Guidi parteciperà in mattinata a una tavola rotonda con una ventina di venture capitalist e angel investor interessati a conoscere le misure già adottate e quelle in cantiere per favorire la nascita di nuove imprese in Italia, soprattutto nei settori innovativi. In particolare, l’attenzione sarà rivolta agli interventi messi in campo per sostenere l’ecosistema delle startup italiane, attraverso le più recenti riforme fiscali, di diritto societario e di snellimento amministrativo: saranno anche presenti imprenditori italiani di startup inglesi. Nel pomeriggio, in un incontro con 120 investitori e operatori della City, il ministro Guidi illustrerà in modo molto dettagliato le ultime misure adottate dal governo (Investment compact, Jobs act e liberalizzazioni) che hanno l’obiettivo di favorire il dinamismo imprenditoriale e dirottare sull’Italia investimenti esteri. (NoveColonne ATG)
 
IMMIGRAZIONE, GENTILONI: 90% SBARCHI DALLA LIBIA, SERVE DIALOGO PER FERMARLI
 
Roma - Il fenomeno degli sbarchi di clandestini non accenna a diminuire e, al di là degli ultimi casi di cronaca, nel 2014 si sono registrati 278 mila migranti irregolari giunti in Europa, di cui 170 mila approdati in Italia. E quest'anno, in Italia ne sono arrivati 8918 contro i 5611 del 2014. Sono i dati che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in una audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. "I Paesi di origine più rilevanti - spiega Gentiloni - sono Siria ed Eritrea, ma il 90% dei migranti passa per la Libia". Motivo per cui il dialogo con la Libia va perseguito, un po' perché "la minaccia terroristica ha contribuito a riportare unità", un po' perché "può fermare gli sbarchi, e può essere un motivo in più anche per l’interesse che l’Italia ha per la pacificazione del Paese. Renzi sta parlando con Putin anche di Libia”. Ad ogni modo, spiega Gentiloni, se "da una parte l’emergenza ci ripropone la tragedia degli sbarchi, dall’altro finalmente la spinta italiana a considerare questa questione al centro dell’agenda europea sta cominciando a produrre i primi effetti”: sono state infatti poste nei giorni scorsi “le basi per un’agenda europea sull’immigrazione, divise in quattro parti: il rafforzamento della politica comune dell’asilo, la promozione di attività di protezioni legali, del contrasto all’immigrazione irregolare e al traffico di esseri umani, il rafforzamento delle frontiere esterne all’unione Europea, implementando l’azione di Frontex con il maggior coinvolgimento degli altri Paesi”. A proposito di Triton, spiega Gentiloni, “consideriamo l’avvio dell’operazione, per quanto limitata, un primo passo, significativo se non altro perché ha una dimensione europea, e si va verso una gestione condivisa del problema. Oltretutto ha salvato già 23mila migranti. Passare da Mare Nostrum a Triton, obiettivamente, non è voluto rinunciare all’impegno di salvare i migranti dal mare. La responsabilità resta del Paese frontaliero, ma comunque abbiamo chiesto all’Europa maggiore impegno”. La chiosa del ministro, però, è decisa: "L'Italia ha il dovere e il diritto di chiedere di più e l'Europa ha il dovere di impegnarsi di è più sul fronte emergenza Mediterraneo".(NoveColonne ATG)
 
RIFORME, OK DELLA CAMERA. RENZI: PAESE PIU’ SEMPLICE E GIUSTO
 
Roma - È telegrafico, Matteo Renzi, ancor più del solito su twitter: “Voto riforme ok alla Camera. Un Paese più semplice e più giusto. Brava @meb, bravo @emanuelefiano, bravi tutti i deputati magg #lavoltabuona”. Un testo breve, dove ‘meb’ sta per Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme e per i Rapporti con il Parlamento, ed Emanuele Fiano è il relatore di maggioranza del testo che riforma Senato e Titolo V. Testo che è stato approvato a Montecitorio, con 357 voti a favore, 125 contrari e 7 astenuti. Dove, nello specifico, tra i voti contrari si contano quelli di Forza Italia (con l’eccezione di Gianfranco Rotondi), Lega Nord e Sel (che come annunciato sono rimasti in aula, al contrario di quanto avvenuto lo scorso 13 febbraio in occasione degli emendamenti) e tra quelli a favore anche quelli, forse per l’ultima volta, della minoranza dem. . Con questo voto favorevole “dimostriamo – spiega Rosy Bindi, seguita nel merito da Gianni Cuperlo e Alfredo D’Attorre - di non voler impedire il processo di riforme, ma se il governo aderirà alle parole del premier e nulla sarà cambiato nell’attuale pacchetto delle riforme, non parteciperemo ai prossimi voti”. A non partecipare, come annunciato, il Movimento 5 Stelle: il solo a entrare in aula, per le dichiarazioni di voto, è stato un agguerrito Danilo Toninelli, che ha parlato di “un tentativo di modifica della Costituzione imposto con metodi fascisti” e, nel merito “di una riforma che prevede politici eletti da altri politici, la prevaricazione del governo sul Parlamento, la complicazione dei processi normativi”. Nonostante Toninelli avvisi “che chi dice che abbiamo rinunciato a qualunque tipo di dialogo mente, abbiamo avuto a che fare con chi si siede ad ascoltare per poi fare come gli pare”, dal Partito democratico la risposta è secca: “Con soddisfazione notiamo che chi prima era fuori ha deciso di partecipare al voto” spiega Lorenzo Guerini, che poi rivolgendosi al Movimento 5 Stelle dice che “più che aprire il Parlamento, continuate a chiedere le porte dietro di voi: confermate, per causa vostra, la vostra inconsistenza”. Parole al vetriolo anche per Forza Italia: “cambiare idea è sempre possibile, non lo è rinunciare alle proprie convinzioni sulla base di alcune tirate di giacca: nel merito di questa riforma, è forse cambiato qualcosa di determinante rispetto al testo che avete approvato in commissione?”. Una risposta secca a Renato Brunetta, che poco prima aveva tuonato, ricordando ancora lo ‘strappo’ del Qurinale, che “la brusca interruzione del dialogo ha smascherato il piano del Pd: rafforzare il premier, svincolarne i poteri dal controllo del Parlamento, renderlo un uomo solo al comando. Non ci si dica che il nostro sarebbe un voltafaccia: Renzi ha tradito la nostra fiducia”. (NoveColonne ATG)
 
INCHIESTA SUGLI ASSISTENTI DEI PARLAMENTARI DI BRUXELLES. SECONDO LE MONDE SONO ACCUSATI DI NON LAVORARE REALMENTE PER L'UNIONE EUROPEA. L'INDAGINE RIGUARDA 7 MILIONI E MEZZO DI EURO
 
Venti assistenti del Front National al Parlamento europeo sono oggetto di un’inchiesta per frode, secondo informazioni diffuse stasera a Parigi da Le Monde. Stando al sito del quotidiano francese, è stato il presidente dell’europarlamento Martin Schulz a rivolgersi all’Ufficio europeo antifrode per aprire un’inchiesta su 20 assistenti di eurodeputati del partito guidato da Marine Le Pen, sospettati di non lavorare realmente per l’Unione europea. E’ stata informata anche il ministro della Giustizia francese, Christiane Taubira. Si tratta degli assistenti assunti dai 24 eurodeputati del Front National. Gli vengono contestati per la legislatura attuale 7 milioni e 500mila euro. Le presunte irregolarità riguardano i contratti di 4 assistenti accreditati a Bruxelles e Strasburgo e di 16 assistenti locali. Secondo l’ultimo organigramma del Fn, stretto alleato della Lega Nord, i 20 salariati del Parlamento europeo appaiono come funzionari del Front National, cosa vietata dai regolamenti. L’articolo 33 paragrafo 2 delle misure di applicazione dello Statuto dei deputati prevede infatti che possano essere pagate dal Parlamento solo “le spese” di assistenza “direttamente legate all’esercizio del mandato parlamentare del deputato”. Il 43 chiarisce poi che queste somme “non possono servire direttamente o indirettamente a finanziare contratti stabiliti con i gruppi politici del Parlamento Ue o con dei partiti politici”. Pubblicità Secondo una prima indagine svolta dai servizi dell’Eurocamera 10 dei 16 assistenti locali hanno un contratto che indica come luogo di lavoro la sede del Fn a Nanterre, poco fuori Parigi, ed inoltre la loro posizione nell’organigramma interno non assicura alcun legame con il deputato europeo da cui sono stati assunti. Altri 9 assistenti hanno indicato come loro luogo di lavoro la sede di Nanterre. Tutto questo accade mentre il Front raccoglie, in un sondaggio dell’istituto Odoxa, il 31% dei consensi degli intervistati, risultato che permetterebbe al partito di vincere il primo turno delle elezioni provinciali in programma il 22 e 29 marzo. Cifre mai toccate dal partito della destra francese che alle Europee del 2014 aveva festeggiato il risultato del 24 e rotti per cento. Nello stesso sondaggio, dietro al Front National ci sono lo schieramento di centrodestra Ump (il partito dell’ex presidente Nicolas Sarkozy) con il 29% e i socialisti attualmente al governo e all’Eliseo con François Hollande con il 21%. “Ho paura per il mio Paese. Ho paura che si frantumi davanti al Front National” ha detto nel corso del fine settimana il primo ministro Manuel Valls. “Pensate che il Front National possa fare il 25% alle europee, forse il 30% alle elezioni locali e così via e poi non possa vincere le presidenziali? Questo non accadrà nel 2022 o nel 2029, ma nel 2017?, ha aggiunto. La maggior parte degli analisti politici affermano che se Le Pen mantenesse il ritmo attuale potrebbe anche andare al ballottaggio alle prossime presidenziali, dove però avrebbe poche possibilità di battere il candidato del grande partito che andrà ad affrontare (cioè Ump o Ps).