CROCETTA: ‘IL PEGGIO È PASSATO, TANTI PROFETI DI SCIAGURE. IL PIL… Rosario Crocetta ce l’ha con i gufi ed i profeti di sciagure. “C’è una inversione di marcia nel trend dell’economia siciliana, se ne prenda atto”. Qualche ragione ce l’ha, perché è vero che in otto anni la Sicilia ha perso più del 13 per cento del Pil (tre miliardi, trecento milioni ), ma è vero anche che le previsioni segnano una svolta. Le notizie buone contano poco, quelle cattive si prendono tutto lo spazio? “La recessione si è fermata – ricorda il Presidente della Regione siciliana -. Ci sono i primi segni di ripresa, la caduta si è interrotta, segno che qualcosa di buono è stata fatta…”. Il Rapporto di analisi e previsioni dell’economia regionale curato dalla Fondazione Res e presentato qualche giorno fa a Palermo, dà ragione a Crocetta, ma se ne parla e scrive poco e niente. E c’è anche chi confuta la piccola dose di ottimismo che dal Rapporto emana. Lo scorso anno ha segnato la fine della recessione nell’Isola. La variazione non lascerebbe dubbi, la crescita dovrebbe essere decisa e incontrovertibile nell 2015, ed ancora meglio dovrebbe andare nell’anno successivo. L’aumento previsto del Pil è di un punto e mezzo. Fin qui le buone notizia. Res, infatti, avverte che questa inversione di tendenza non influirà, per il momento, sull’occupazione, che resterà alta. Bisogna accontentarsi, insomma, di sapere che nel 2014 c’è stato il giro di boa, ed il processo recessivo si è fermato dopo la caduta, iniziata nel 2007 (il crollo degli investimenti è stato del 41 per cento in macchinari e attrezzature, del 19 per cento nelle costruzioni, ben 25 mila le imprese attive che hanno abbassato la saracinesca). Altro lato dolente, i consumi pubblici. Non decollano e influenzano negativamente l’economia siciliana. Va però tenuto in conto che la Sicilia non è tutta uguale: Ragusa e Siracusa hanno reagito meglio alla crisi, superano Napoli e Catania, per il Pil. Ben altra situazione nelle province di Palermo, Trapani e Messina, e ancor di più Agrigento, che resta in coda ad ogni classifica. (fonte:siciliainformazioni)
 
VIA A LIBERI CONSORZI E “AREE”: 3 SUB-GOVERNATORI, REFERENDUM OK
 
La road map è stata decisa, all’iter è stata impressa una accelerazione al ddl sulla costituzione dei liberi consorzi e delle aree metropolitane per evitare di perdere fondi Ue e Stato: la prima commissione legislativa dell’Ars completerà entro lunedì prossimo le audizioni, venerdì della settimana ventura il testo andrà in aula. La svolta grazie a un clima più sereno durante i lavori parlamentari: le direttrici principali del ddl hanno così ricevuto un consenso di massima. Restano sul tappeto l’elezione degli amministratori (secondo grado elezione diretta) e la definizione delle funzioni, in qualche misura delineata. Sono stati ridefiniti gli aspetti essenziali del vecchio ddl alla luce della legge 56 (Delrio). L’accordo è stato trovato su sei liberi consorzi e tre aree metropolitane, che sostituiscono altrettanti liberi consorzi. Le tre province di Palermo, Catania e Messina diventano aree metropolitane e conservano gli stessi confini al pari delle province regionali, abolite per legge. Vengono rispettate, tuttavia, le scelte fatte da alcuni comuni, come Gela e Niscemi, che hanno scelto il trasferimento dal libero consorzio di Caltanissetta al libero consorzio di Catania, oggi denominato area metropolitana. E’ prevista comunque la nascita di nuovi liberi consorzi, a condizione che abbia almeno 180 mila abitanti, sia composta da comuni contigui, e non depauperi i liberi consorzi esistenti, che dovranno conservare il tetto di 150 mila abitanti. Di fatto, i sei liberi consorzi non dovrebbero subire modifiche, mentre le aree metropolitane, che vantano una popolazione residente consistente, potrebbero consentire la nascita di liberi consorzi. Nella fase di transizione, almeno due anni, i sindaci dei capoluoghi delle tre aree metropolitane assumeranno anche le funzioni di Presidenti dei liberi consorzi. Successivamente, i presidenti saranno eletti. Sia che si scelga l’elezione diretta quanto l’elezione di secondo gradocon il sistema ponderale, la presidenza dell’area metropolitana resterà al sindaco del comune capoluogo. I sindaci saranno di fatto dei sub-governatori con autonomia di gestione molto ampia. Nel caso dell’area metropolitana di Palermo, per fare un esempio, il sindaco-presidente del libero consorzio, autorità di gestione dei servizi essenziali e di rilevanza economica, sommerà le funzioni di autorità portuale, interportuale, aeroportuale, ambito idrico e società di rifiuti. Il sindaco-Presidente avrebbe così poteri gestionali più ampi del Presidente della Regione grazie alla delega di funzioni ai liberi consorzi ed alle aree metropolitane. Ma sulle funzioni si prospetta una delega al governo per evitare lo stillicidio delle leggi. (fonte:siciliainformazioni)