ARDIZZONE A ROMA: “FARE CHIAREZZA SUI RAPPORTI STATO-REGIONI Fare chiarezza sui rapporti finanziari tra Stato e le singoli Regioni per quanto riguarda gli introiti derivanti sia dalle imposte di produzioni sia da quelle di consumo. Lo ha chiesto oggi a Roma, in sede di Conferenza delle Assemblee legislative, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. “Ho evidenziato – sottolinea – la necessità di un approfondimento della materia, in applicazione del principio di territorialità dell’imposta e in attuazione dei principi ispiratori del federalismo fiscale”. L’occasione è stata data dal proseguimento, in sede di Conferenza, della discussione sul cosiddetto “Sblocca Italia”, e in particolare dell’articolo 38 che ha accentrato le competenze in merito alle autorizzazioni per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi. I presidenti dei Consigli regionali, in continuità con quanto già approvato dalla Conferenza il 19 settembre scorso, sono tornati a chiedere un urgente accordo con il Governo e il Parlamento per la riscrittura del testo, per non dare corso al contenzioso costituzionale dell’articolo “sblocca-trivelle”, alla luce delle competenze che in merito la Costituzione attribuisce allo Stato e alle Regioni. (fonte: siciliainformazioni)
 
LIBRI: CARUSO RACCONTA LA 'GUERRA' TRA LA SICILIA E LO STATO
 
PALERMO - Per quanto non dichiarata, fu una guerra ad altissima intensità. Si combatté in Sicilia fra il 1943 e il 1950, tra lo sbarco degli anglo-americani e l'uccisione di Salvatore Giuliano. Il numero finale dei caduti, malgrado manchi una contabilità ufficiale, oscilla tra i 1500 e i 2000: soldati, carabinieri, poliziotti, mafiosi, banditi, indipendentisti, fascisti, comunisti, sindacalisti, poveri cristi. Di volta in volta cambiarono i pupi e gli scenari, mentre il puparo rimase sempre il Partito unico siciliano, il Pus (massoni, imprenditori, boss di Cosa Nostra, politici di ogni colore, giudici). E suoi alla fine furono i guadagni. Come avrebbe sancito Totò Riina: "Per fare la pace, bisogna prima fare la guerra". E questa guerra non dichiarata viene ora raccontata nell' ultimo libro di Alfio Caruso, giornalista e scrittore catanese, trapiantato a Milano, autore di numerosi saggi e romanzi. "Quando la Sicilia fece guerra all' Italia", questo il titolo del saggio, edito da Longanesi (Pag. 315, Euro 17, ma anche in E-book) ha tra l' altro il pregio di chiarire come tutte le guerre di mafia ed in ultima analisi, lo stesso dibattito contemporaneo sulla mafia siciliana, costituisca l' ultimo, ed in qualche misura necessitato, esito di quella terribile stagione a cavallo tra guerra e transizione dalla monarchia alla repubblica. Furono sette anni di anarchia e terrore indiscriminato con lo Stato ospite indesiderato. Cominciarono gli indipendentisti, cioè i grandi proprietari terrieri e i nobili per difendere anche i centimetri dei latifondi. Proseguirono gli agitatori fascisti per sabotare la leva obbligatoria in favore dell'esercito della nuova Italia. Poi avvennero le rivolte contro la politica dell'ammasso, la guerriglia per il pane, la ribellione di Catania, di Comiso, di Piana degli Albanesi, di Vittoria, di Ragusa, di Giarratana, di Scicli, di cento altri comuni, dove l'esercito per ristabilire l'ordine fu costretto a utilizzare mitragliatrici, cannoni, blindati. In un misterioso agguato venne ucciso il personaggio più singolare di tutti, il professore universitario Antonio Canepa: nella sua breve vita aveva preparato un attentato a Mussolini, ne era diventato uno sperticato agiografo, aveva guidato la cellula dello spionaggio britannico nell'isola, aveva infiammato con un libello i cuori degli indipendentisti, si era clandestinamente iscritto al Pci. A intorbidare viepiù le acque provvidero la congiura per instaurare a Palermo una monarchia con i Savoia e l'arruolamento nell'Esercito dei volontari per l'indipendenza siciliana, Evis, della banda Giuliano a ovest e di quella dei niscemesi a est. Ne sarebbero discesi la strage di Portella delle Ginestre e quella degli 8 carabinieri di feudo Nobile, sulle quali da quasi settant'anni proseguono misteri e depistaggi. Nell'ombra tramavano i grandi boss della mafia. Avevano individuato in Giuliano lo strumento perfetto dei propri disegni, lo fecero diventare il pericolo pubblico numero uno onde poter ricattare le Istituzioni e contrattare il prezzo della consegna, il più alto possibile: l'inossidabile alleanza fra la disonorata società e rappresentanti dello Stato, che sarebbe proseguita per oltre mezzo secolo. Naturalmente Giuliano mai sarebbe potuto arrivare vivo in un'aula di tribunale.(ANSA).
 
I GIOVANI VOLONTARI DI EXPO 2015 RICEVUTI DAL PRESIDENTE NAPOLITANO
 
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto al Quirinale il Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, Presidente della Commissione di Coordinamento per le attività connesse all'Expo 2015, con una rappresentanza di giovani volontari dell'Expo. Sono intervenuti il Ministro Martina, l'Amministratore delegato e Commissario Unico di Governo per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala, il Presidente del "Laboratorio Expo", Salvatore Veca, il Rappresentante dei Commissari Generali di Expo Milano 2015, Albina Assis Africano, il Rappresentante dei volontari, Viola Zhang (Video) e il Rappresentante degli studenti, Leonardo Guidoni. Il Capo della Stato ha rivolto un indirizzo di saluto ai presenti (Video). Nel corso dell'incontro sono stati proiettati filmati dedicati ai progetti e ai lavori di Expo 2015. Erano presenti il Vice Presidente della Camera dei Deputati, Marina Sereni, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Stefania Giannini, il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, rappresentanti del mondo politico, dell'imprenditoria e autorità civili e militari. MAFIA ROMA:BOLDRINI, NON SOLO CORRUZIONE (ANSA) - ROMA, 5 DIC - "Notizie sconvolgenti" come quelle dell'inchiesta romana possono avere un "impatto devastante" sull'opinione pubblica e far pensare che la vita collettiva sia solo "affarismo, corruzione e speculazione", ma "non è così": è quanto afferma la presidente della Camera, Laura Boldrini, in un messaggio in occasione della giornata del volontariato.
 
SPIAGGE E LITORALI GESTITE DAI COMUNI, L’ON FAZIO PRESENTA DDL
 
Affidare ai Comuni la gestione diretta delle spiagge e dei litorali. È la proposta avanzata nel ddl presentato dal deputato regionale Girolamo Fazio, capogruppo all’ARS del gruppo misto. Il Demanio marittimo rimarrebbe di esclusiva titolarità della Regione e alle amministrazioni locali sarebbe affidato il governo del territorio e la gestione delle concessioni. Il disegno di legge apporta modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 novembre 2005, n. 15 recante “Disposizioni sul rilascio delle concessioni di beni demaniali e sull’esercizio diretto delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo” con l’obiettivo di rendere efficace la norma nella parte che riguarda la gestione da parte delle amministrazioni comunali di spiagge, litorali e aree demaniali. Nonostante la legge sia datata, infatti, ritardi sono stati accumulati dagli uffici regionali e, in particolare, da parte dell’Assessorato regionale del Territorio e dell’Ambiente che, di fatto, non hanno consentito l’attuazione dei cosiddetti “Piani di Utilizzo del Demanio marittimo”. Decine di questi piani giacciono inevasi e non ancora approvati presso l’ARTA. Paradossale è che lo stesso ARTA continui a rilasciare le concessioni demaniali che, talvolta, risultano essere in conflitto con i Piani di Utilizzo del Demanio marittimo (PUDM), redatti dai Comuni o con altri strumenti urbanistici previsti dagli enti locali. Accade così che, con evidente contraddizione, la programmazione territoriale risulti frazionata tra due enti, il Comune da un lato e la Regione dall’altro e che alla virtuosità dei Comuni che hanno ottemperato alla norma regionale con i PUDM non corrisponda altrettanta puntualità dell’ARTA. «L’elaborazione del ddl – spiega l’onorevole Fazio – trova motivo nella mia esperienza di sindaco di una città costiera, come Trapani, e nelle numerose istanze di tanti sindaci che, ancora oggi, come me all’epoca, si trovano a doversi confrontare con un governo del loro territorio monco. A causa di una norma del 2005, resa inefficace da gravi ed ormai sedimentati ritardi, i Comuni, nonostante abbiano presentato come la legge prevede i Piani di Utilizzo del Demanio marittimo sono, di fatto, impossibilitati a gestire spiagge, coste e litorali che, pure, sono parte integrante di contesti urbani, ricchi di attività economiche e d’impresa, strettamente connessi alla città. La modifica proposta intende rimuovere i ritardi e restituire ai Comuni il governo organico del territorio, quindi anche di spiagge e litorali, garantendone nel contempo su di essi la libera fruizione e l’attività d’impresa in concessione». «La norma, di fatto, rimuove l’inerzia degli uffici regionali restituendo efficacia alla potestà programmatoria dei Comuni. Il termine di 60 giorni entro i quali è richiesto un pronunciamento dell’ARTA sull’approvazione dei PUDM prodotti dai Comuni appare congruo perché gli stessi PUDM producano effetti attraverso ‘l’operatività anticipata’. La proposta di modifica – conclude Fazio – inoltre, intende armonizzare il diritto del cittadino all’accesso libero ai beni demaniali con le esigenze delle attività economiche collegate all’uso del mare e, nel contempo, responsabilizzare i Comuni alla vigilanza perché non venga mai meno il libero acces