RIFORME, RENZI E BOSCHI AL COLLE: “PERCORSO CONDIVISO” Roma - Colloquio di circa un'ora fra il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier Matteo Renzi, che mercoledì 26 novembre si è recato al Colle con il ministro per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Un comunicato del Quirinale ha così precisato i termini del colloquio: “Durante il colloquio è stato ampiamente esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche per quello che riguarda l'iter parlamentare dei due provvedimenti fondamentali già a uno stato avanzato di esame - legge elettorale e legge costituzionale per la riforma del bicameralismo paritario - i quali sono incardinati per la seconda lettura”. Un percorso, continua la nota, “che tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali”. Insomma: il premier ha rassicurato il Colle sul fatto che le riforme saranno condivise e realizzate con il contributo del più ampio ventaglio di forze politiche. Quanto ai tempi, il Pd aveva chiesto il 10 dicembre come data dell'approdo in aula delle riforme costituzionali, le opposizioni gennaio. La presidente Laura Boldrini ha deciso come mediazione la data del 16 dicembre. Il tutto è del resto reso ancor più urgente dalla prospettiva delle dimissioni di Napolitano che indiscrezioni “non confermate né smentite” dal Colle pongono a cavallo tra vecchio e nuovo anno. Sul cammino per le riforme che Napolitano vorrebbe per l'appunto condiviso pesa però l'insofferenza renziana verso il patto del Nazareno e le tempistiche rallentate imposte dall'interlocutore Berlusconi. D'altra parte il decisionismo renziano è contrastato anche all'interno del Pd stesso, con la minoranza interna che ormai parla senza mezzi termini di dar vita a una nuova forza politica o di ricreare qualcosa di simile all'Ulivo, come ha detto Rosy Bindi in un'intervista. (NoveColonne ATG)
 
PRECARI SCUOLA, ITALIA CONDANNATA DA CORTE GIUSTIZIA UE
 
Roma - Insegnanti precari, con contratti a termine eternamente rinnovati? La Corte di giustizia europea dice basta. Secondo i giudici del tribunale lussemburghese, il rinnovo illimitato dei contratti precari per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non sarebbe giustificato. In pratica, secondo la Corte, presieduta dallo sloveno Marko Ilesic, non esistono criteri “oggettivi e trasparenti” per giustificare la mancata assunzione del personale con oltre 36 mesi di servizio, né l’Italia ha fatto niente per impedire il ricorso abusivo al rinnovo dei contratti. Secondo una nota di Anief (Associazione nazionale insegnanti ed educatori), la sentenza è "una vittoria storica del sindacato, cinque anni dopo la denuncia alla stampa e un contenzioso avviato presso le Corti del lavoro per migliaia di supplenti". L'Anief calcola in due miliardi a carico dello Stato i potenziali risarcimenti. Tutto nasce dalle cause presentate da un gruppo di lavoratori precari assunti in istituti pubblici in base a contratti di lavoro a tempo determinato stipulati in successione: nessuno di loro è mai stato impiegato per meno di 45 mesi su un periodo di 5 anni. Sostenendo l’illegittimità di tali contratti, hanno quindi chiesto per via giudiziaria la riqualificazione dei loro contratti in rapporto di lavoro a tempo indeterminato, l’immissione in ruolo, il pagamento degli stipendi corrispondenti ai periodi di interruzione tra i contratti nonché il risarcimento del danno subito. E la Corte ha dato loro ragione. A gennaio, grazie alla riforma della scuola, dovrebbe scattare l'assunzione di 148 mila precari, ma il bacino degli insegnanti che sono stati in cattedra più di tre anni senza contratto a tempo indeterminato è tra le 250 e le 300 mila persone. Trattandosi di un rinvio pregiudiziale la Corte non ha titolo per risolvere la controversia nazionale, poiché spetta al giudice del Paese Ue risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte europea. Ma se ora i precari si rivolgeranno a un tribunale del lavoro italiano, grazie a questa sentenza europea la loro assunzione potrebbe essere molto più vicina. (NoveColonne ATG)
 
COMITES, GENTILONI: RINVIO DECISO PER AUMENTARE LA PARTECIPAZIONE
 
(NoveColonne ATG) Roma – “Ci troviamo di fronte a una novità e, cioè, che le elezioni avvengono in un modo diverso. Non vengono inviati i plichi elettorali a tutti gli italiani all'estero, ma soltanto a coloro i quali, registrandosi, in qualche modo ne fanno richiesta. Gli uffici del ministero ci hanno segnalato che a 5-6 giorni dalla scadenza soltanto il 2% degli aventi diritto si era registrato e ci hanno in qualche modo suggerito un rinvio per consentire una partecipazione più ampia”. Lo ha dichiarato il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni rispondendo nell’aula di Montecitorio a un’interrogazione del deputato di Per l’Italia eletto all’estero Mario Caruso sul rinvio delle elezioni dei Comites. “Penso che il rinvio, quindi – ha aggiunto Gentiloni -, sia stato una decisione saggia. Mi auguro naturalmente che favorisca una partecipazione più ampia e le prime informazioni che abbiamo vanno, almeno in parte, in questa direzione”. Sulle risorse, Gentiloni assicura: il decreto legge ha previsto “che per l’attuazione delle norme di rinvio si provveda con gli stanziamenti già destinati dalla previgente legislazione e che le somme non impegnate entro il 31 dicembre 2014, cioè entro quest’anno, possano essere utilizzate nell’esercizio finanziario 2015”. “La sua risposta mi soddisfa in parte – ha detto Caruso -, perché dà conferma di quanto io avevo scritto già all’epoca al sottosegretario Giro, chiedendo sì di rinnovare i Comites, perché era da cinque anni che si aspettava questo passaggio, ma cercando, appunto in questo passaggio, di lasciare tutto per come era, avvalendosi dei dati dei registri Aire, perché si rischiava, ed è stato confermato, che le iscrizioni fossero totalmente inadeguate rispetto a quelle che sono le presenze dei nostri connazionali all'estero – ha detto ancora il deputato eletto all’estero -, con la conseguenza che questi soldi andavano spesi per cose che effettivamente non portavano a quello che effettivamente si voleva raggiungere”.
 
COMUNICATO STAMPA DELL’ UFFICIO STAMPA DEL SENATORE CLAUDIO MICHELONI
 
"Bene il Governo sul limite previsto per le pensioni degli alti funzionari, ma il tetto è un'altra cosa." L'emendamento approvato ieri in Commissione Bilancio alla Camera, con il quale si introduce un limite alle prestazioni pensionistiche maturate da coloro che, optando per il passaggio al sistema contributivo, percepiscono somme superiori a quelle calcolate secondo il sistema retributivo, costituisce un segnale positivo nella giusta direzione. Si tratta in effetti di porre rimedio ad una "falla nel sistema", in virtù della quale alcune categorie di pensionati d'oro avrebbero addirittura visto aumentare trattamenti pensionistici già squilibrati. Vero è, tuttavia, che la questione delle pensioni d'oro è molto più vasta e complessa , anche rispetto ai diversi tentativi di introdurre limiti in sede di legislazione ordinaria, inevitabilmente destinati alla bocciatura della Corte Costituzionale. Ci si scandalizza facilmente, e giustamente, per le pensioni da decine di migliaia di euro al mese, senza tenere conto del fatto che oggi in Italia meno di 200.000 pensionati, pari a poco più dell'1% del totale, assorbono circa il 16% della spesa complessiva: parliamo di coloro che percepiscono un trattamento superiore a 10 volte il minimo, nella netta maggioranza dei casi superando di circa il 25% il livello cui avrebbero diritto in base ai contributi versati. Si dovrebbe prendere atto che esiste un problema complessivo di equità sociale, e di conseguenza agire con un approccio non legato alle contingenze del momento. Per questo ho ritenuto di depositare il disegno di legge costituzionale N. 1391, attualmente assegnato all'esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato: per garantire la funzione solidaristica dell’istituto pensionistico di vecchiaia, sancendo da un lato il diritto di tutti i lavoratori a ottenere una pensione minima quale presupposto necessario per garantire la dignità della persona e, dall’altro, fissando un limite massimo al trattamento pensionistico erogabile per rapporti di lavoro di tipo pubblico o privato, pari a dieci volte il limite minimo stabilito per legge . Roma, 27 novembre 2014 Sen. Claudio Micheloni
 
PASTIFICIO TOMASELLO, REGIONE PRONTA A GARANTIRE MARCHI STORICI
 
Gli assessori regionali Linda Vancheri, alle Attivita’ produttive, e Nino Caleca, all’Agricoltura, hanno incontrato le rappresentanze datoriali e sindacali della Tomasello di Casteldaccia per affrontare, si legge in una nota, “la delicata vicenda che riguarda la chiusura di uno dei pastifici piu’ rappresentativi della filiera regionale”. “Ogni marchio storico che chiude – dice Vancheri – non e’ solo un pezzo di economia che viene meno per il territorio, ma e’ anche un pezzo di cultura e di societa’ che rischiamo di cancellare irrimediabilmente consegnando al futuro un percorso ancora piu’ incerto. L’Assessorato attivita’ produttive – sottolinea Linda Vancheri – e’ impegnato con un atto normativo gia’ sottoposto al Parlamento regionale a valorizzare i marchi storici perche’ solo attraverso una tutela della nostra storia possiamo conservare credibilita’ nei mercati, garanzia di tenuta ai territori, costruzione di imprenditoria e managerialita'”. “L’amministrazione regionale e’ disposta a fare la propria parte – aggiunge Caleca – per quanto attiene la eventuale revisione ed il rafforzamento della filiera cerealicola, il sostegno nell’attivazione dei contratti di rete e l’avvio della procedura per il riconoscimento del marchio ‘grano duro di Sicilia’. A fronte di tale impegno chiediamo alla parte datoriale ogni sforzo possibile per il mantenimento del marchio storico e dei livelli occupazionali”. Gli Assessori Caleca e Vancheri si sono anche resi disponibili “a verificare la possibilita’ di intervento presso gli organismi del credito per sostenere le aziende in questo momento di delicata crisi economica”. (fonte: siciliainformazioni)
 
FERRANDELLI: “L’ARS NON È UN POSTO PER CHI SOFFRE”
 
“Stamattina in Commissione Sanità all’Ars l’organismo, su mia richiesta, ha sentito le associazioni Azione Handicap Onlus e Almi Onlus in ordine alle problematiche connesse al funzionamento di Villa delle Ginestre come struttura di alta specializzazione per medullolesi. Mi sono vergognato, indignato quando ho visto con quanta difficoltà i ragazzi hanno raggiunto e poi lasciato il palazzo. Chiedo al presidente dell’Ars Ardizzone, di cui riconosco la sensibilità, di rimuovere tutte le barriere che impediscono a chi soffre di poter accedere al principale palazzo della politica siciliana”. Lo scrive il deputato regionale del Pd, Fabrizio Ferrandelli, (fonte: siciliainformazioni)