VELENO STANCHERIS: “CON CROCETTA HO ROTTO, CHE DELUSIONE” “Io con Crocetta ho rotto, soprattutto sotto l’aspetto umano: Rosario non può pensare che la gente prenda pesci in faccia per sempre”. Michela Stancheris, ex segretaria a Bruxelles dell’allora eurodeputato Crocetta e poi assessore regionale al Turismo del governatore siciliano, ha commentato così il varo della nuova giunta in un’intervista al quotidiano La Sicilia. Affermazioni velenose. “Anche politicamente lo sto mollando – aggiunge la Stancheris – e pure la gente che mi ha votato alle europee non lo riconosce più. Perciò io continuo il mio percorso in maniera libera. Più che abbandonata dal padre lui mi ha deluso. A questo punto penso di avere sbagliato ad essermi sacrificata per lui alle europee. Sono arrabbiata, ma nello stesso tempo mi sono liberata di un peso” “Abbiamo fatto una buona politica dei trasporti – dice l’ex assessore – e finalmente è arrivata la quadra. Ho cercato di costruire un assessorato che costituisse un punto di riferimento per l’ imprenditoria. Volevo portare alcune grosse imprese che ci mettessero dei soldi sul turismo in Sicilia, noi potevamo usare anche i contributi del Fondo nazionale, e c’era anche Etihad. Insomma, ho lavorato bene. Peccato perdere queste esperienze. Ma io resto qui, ormai sono attaccata alla Sicilia, ho un carattere molto forte. Non sapevo come si uscisse dalla politica, ora lo so – conclude Michela Stancheris – ma siccome ho 33 anni ho davanti ancora tanto tempo. Nel frattempo faccio un blog in inglese perché all’estero c’è molta curiosità sulla Sicilia”. Rosario Crocetta ha poi replicato in modo laconico: “La Stancheris? Dice che mi ha portato lei da Bruxelles a Palermo… comunque, preferisco non fare con lei alcuna polemica”. (fonte: siciliainformazioni)
 
IL GOVERNO, PER GRAZIA RICEVUTA MA NON C’È PACE: SFIDUCIA E…
 
“Ora cambiamo la Sicilia”, aveva esclamato il presidente della Regione, Rosario Crocetta, dopo l’ultima nottata di trattative sfibranti. Aveva appena messo insieme i dodici nomi del nuovo esecutivo ed era legittimamente euforico. Usciva dal tunnel dei veti incrociati, dell’azzeramento tecnico, del pressing del suo partiti e delle “pretese”, l’euforia ci sta. Ma cambiare la Sicilia è un programma vasto, troppa grazia Sant’Antonio. Crocetta dovrebbe augurarsi e accontentarsi che da qui alla fine della legislatura non si parli più di rimpasti, rimpastini, azzeramenti, turn over e rimescolamento di carte. Non si fa altro da quasi due anni, dalla sua elezione in poi. Non se ne può più, è semplicemente avvilente. Prima del suo arrivo a Palazzo d’Orleans, per quasi quattro anni, Lombardo presidente, non si è parlato d’altro: geometrie variabili, governi tecnici, assessori “a ore”. Se c’è una cosa che i siciliani hanno capito, è che la squadra – la composizione del governo – è una piccola parte del problema, anzi non è affatto il problema. Le maggioranze liquide sono il problema, l’assenza di patti rispettati e rispettabili sulle cose da fare e subito, è il problema. L’auspicio – governo fatto, si cambia – non è confortato, purtroppo, da segnali benaugurali. C’è un pezzo di maggioranza – Art.4 e Udc – che non si sente rappresentata in giunta di governo. Art.4, il partito nato inizialmente dalle spoglie dell’Udc, è poi cresciuto nel tempo fino a raggiungere quota undici deputati all’Ars. Lino Leanza ha indicato a Crocetta il suo assessore, l’avvocato Nino Caleca, principe del foro palermitano, ma cinque parlamentari (su undici), per bocca del deputato Luca Sammartino, hanno fatto sapere che Caleca non li rappresenta. Persona per bene, professionista eccellente, niente da dire, ma il metodo è sbagliato. La responsabilità del “metodo” è quella più gettonata da sempre. E’ il metodo che si carica sulle spalle battaglie di principio che paralizzano le istituzioni, è il metodo che manda all’aria i tavoli delle trattative, è il metodo che permette di aggirare la questione vera, l’insuccesso di una richiesta, un assessore, un nome, un provvedimento. Al di là del contenuto e della sua legittimità, come fanno a giustificare la permanenza di una crisi politica distruttiva in un contesto che fa traballare la Sicilia dalle fondamenta? La mozione di sfiducia cauterizza le ferite dell’opposizione, disorientate e a loro volta alla ricerca di obiettivi, progetti, provvedimenti riconoscibili ed utili, la nascita del nuovo governo mette fine al contenzioso interno al Pd (per il momento), ma restano in piedi le ragioni dell’instabilità, tutte intere. (fonte: siciliainformazioni)
 
IL QUIRINALE PER PISTELLI NUOVO MINISTRO DEGLI ESTERI, RENZI PRENDE TEMPO
 
La scelta del nuovo ministro degli Esteri, dopo il 'trasloco' di Federica Mogherini a Bruxelles, si sarebbe bloccata per una mancata intesa tra il Quirinale e palazzo Chigi sul nome del nuovo inquilino della Farnesina. In sostanza, le proposte di Matteo Renzi non sarebbero rientrate nel perimetro considerato indispensabile dal capo dello Stato per guidare la diplomazia italiana. A quanto apprende l'Adnkronos, per il Colle l'identikit ideale del nuovo ministro degli Esteri coinciderebbe con quello di Lapo Pistelli, l'attuale vice ministro. Una ipotesi che, però, non convince il presidente del Consiglio, più affezionato ad altre soluzioni e molto attento a garantire la parità di genere nel suo governo. Renzi quindi si è riservato un 'surplus' di riflessione. Per questo l'incontro di oggi al Quirinale è stato classificato come un "primo scambio di opinioni" e per questo Renzi dovrà tornare a colloquio al Quirinale prestissimo, forse già stasera. Da sabato, intanto, Federica Mogherini è a tempo pieno a Bruxelles dopo la nomina ad Alto rappresentante della politica estera della Ue. "Non è un addio ma un arrivederci", ha sottolineato intervenendo in Aula alla Camera, dopo che la presidente Laura Boldrini ha dato lettura della lettera di dimissioni, nella quale esprime la volontà di lavorare per colmare le distanze che oggi si registrano nel rapporto con la Ue. "Da europeista convinta, da italiana orgogliosa del proprio Paese - rimarca il ministro degli Esteri uscente nella lettera di dimissioni - lavorerò con tutte le energie per far sì che la distanza tra la dimensione nazionale e quella europea del nostro futuro si riduca fino a non essere più percepita", perché le istituzioni europee non vengano percepite come un "altrove ostile". Alla Mogherini, sugli scranni di Montecitorio, subentra Marco Bergonzi, 51 anni, avvocato, ex consigliere provinciale del Pd a Piacenza, che è stato proclamato deputato. Divenuto primo dei non eletti in Emilia-Romagna alle Politiche del 2013, dopo aver perso le 'primariette' con il vice presidente vicario del Pd alla Camera Paola De Micheli, Bergonzi si unisce alla 'squadra' piacentina del Pd in Parlamento fin qui rappresentata dall'ex segretario Pier Luigi Bersani, da De Micheli, dall'ex sindaco di Piacenza e oggi sottosegretario all'Istruzione Roberto Reggi, e dal senatore Maurizio Migliavacca.(fonte: adnkronos)