MANOVRA: MONTI SI DIMETTE "TRADITO DAI MIEI E DA CASINI; LETTA: "STRADA GIUSTA" AGI) - Roma - Polemiche, dimissioni e divisioni: tutto secondo un copione vecchio di anni per la legge di stabilita' varata dal governo. Letta incassa l'ok di Barack Obama e promette che si tornera' alla crescita proprio in concomitanza con la presidenza italiana dell'Unione Europea. Conclusione da incorniciare, per il premier, quella della trasferta americana.

E' il primo Presidente del Consiglio italiano a ricevere l'onore di una colazione alla Casa Bianca, e soprattutto viene inondato dalle lodi e dai complimenti del padrone di casa. Obama ne loda le doti di leadership e integrita', usando quasi le stesse parole con cui, nel 2008, aveva qualificato al Quirinale Giorgio Napolitano. "L'Italia e' sulla strada giusta", aggiunge stringendogli la mano seduto sulla poltrona dell'Ufficio Ovale, sotto un ritratto di George Washington. Tutto bene? "Questa e' la strada giusta che io intendo continuare a percorrere", avverte Letta in serata, prima di rientrare a Roma. In realta' ai complimenti di Obama fanno da contrappunto le tensioni in Italia. Prima vittima eccellente della nuova situazione il predecessore di Letta, Mario Monti, critico nei confronti del provvedimento e che si ritrova 11 suoi senatori (molta parte del gruppo a Palazzo Madama) che firmano un documento in cui si da' parere contrario. Risultato: il Professore lascia Scelta Civica, la sua creatura, in modo polemico, indicando tra i suoi pugnalatori il ministro della difesa Mario Mauro e Pier Ferdinando Casini. Ma e' dal Pd che provengono segnali altrettanto importanti. Stefano Fassina, viceministro dell'economia, fa sapere che attende il rientro di Letta per ufficializzare l'addio all'esecutivo, e Guglielmo Epifani gli da' ragione. "Manca la collegialita'", spiega il segretario indicando come deficitaria la politica di sostegno sociale. Critiche anche dai renziani, mentre Bersani sottolinea che su sanita' e comuni non si procede a colpi di forbice. Critiche anche dall'ala non ministeriale del Pdl, ma in serata si fa sapere da Palazzo Grazioli: la priorita', al momento, e' tenere il partito unito. Una spaccatura adesso, a ridosso del voto in Aula al Senato sulla decadenza e in vista di nuove grane giudiziarie che potrebbero intervenire proprio quando Silvio Berlusconi non godra' piu' delle guarentigie parlamentari, lo indebolirebbe e gli toglierebbe le poche chance rimastegli di lanciare l'affondo e, magari, puntare al voto in primavera. Per questo, Berlusconi - nonostante le fibrillazioni nel Pdl non si plachino e a giorni alterni lascino presagire divisioni imminenti - preferisce non azzardare mosse avventate. Poi si vedra'.(AGI) .

NEL GOVERNO SCOPPIA IL “CASO” FASSINA

Roma - Sul governo scoppia la grana Fassina. Per tutto il giorno si rincorrono le voci di sue possibili dimissioni in polemica con il taglio dato alla legge di stabilità. Nessuna conferma ufficiale, ma di ora in ora il tam tam di Montecitorio dà per sempre più probabile l’uscita dell’esponente del Pd dal governo. Guglielmo Epifani, davanti alle telecamere del Tg5, fa capire che il problema esiste davvero. L’intervistatore rilancia l’indiscrezione secondo cui Fassina vuole dimettersi per dissensi sulla manovra. E il segretario del Pd commenta: «Non credo sia questo. Credo lamenti un difetto di collegialità. E credo abbia regione». Parole che suonano come un pieno sostegno al viceministro del Pd. A Palazzo Chigi sono in allerta per una defezione che potrebbe rompere gli equilibri su cui si regge l’esecutivo. Sul tavolo di Letta non è ancora arrivato nulla di ufficiale. Anche se il premier, da Washington, ha tenuto i contatti con Roma in queste ore. Nel corso di una lunga conferenza stampa con i giornalisti italiani il presidente del Consiglio tace sull’argomento. Anche se, prima di lasciare la sala conferenze dell’ambasciata italiana si lascia sfuggire un «me ne occuperò domani» a Roma. Di certo c’è che Fassina vuole avere un chiarimento con il premier appesa Letta sarà tornato dalla sua missione a Washington. Il malumore di Fassina si trascina da qualche giorno: alle sue riserve sulle larghe intese, il viceministro ha aggiunto negli ultimi giorni l’irritazione per essere stato tenuto fuori dalle riunioni operative in cui si scriveva la legge di stabilità. A quelle riunioni, si è lamentato con chi gli ha parlato, partecipavano solo Letta, Alfano e Saccomanni. Sul suo blog pubblicato dall’Huffington Post, Fassina non parla delle sue intenzioni sulla permanenza o meno nell’esecutivo, ma ribadisce la sua ostilità ai tagli. Il titolo («La spesa pubblica non va tagliata») riassume la linea che da viceministro ha sempre cercato di attuare. Nel testo emerge la sua insofferenza per le critiche sullo «scarso coraggio» del governo nel ridurre le spese improduttive. Fassina se la prende con la «valanga di propaganda» su questo argomento «fatta da anni non soltanto dalla destra e dai presunti esperti ma anche dai «riformisti coraggiosi» della sinistra subalterna al neo-liberismo». A furia di insistere sul taglio della spesa pubblica, sottolinea il viceministro, diventano «inevitabili» le critiche e la delusione di «commentatori, leader politici, sindacali e imprenditoriali». (fonte: il secocoloXIX)

LEGGE DI STABILITÀ: TRA LE VARIE MISURE, APPROVATA ANCHE LA SOCIAL CARD PER GLI IMMIGRATI.

Il Fondo per i non autosufficienti sarà aumentato di 250 milioni di euro. Nel testo della legge di stabilità, approvata martedì dal Consiglio dei ministri, figura anche l’ampliamento dei beneficiari della social card, che dal 2014 potrà essere elargita anche agli immigrati, purché in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo. La social card è una carta acquisti destinata alle persone non autosufficienti nella quale lo Stato versa 80 euro ogni 2 mesi come sostegno alla spesa alimentare, sanitaria e al pagamento delle bollette (gas e luce). Con l’approvazione della legge di stabilità, potranno ricevere la social card “cittadini italiani o comunitari ovvero familiari di cittadini italiani o comunitari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo”. La manovra finanziaria prevede inoltre un ampliamento di 250 milioni di euro del fondo destinato a questo sussidio per il triennio 2014-016. Scarica le linee guida della legge di stabilità. (Red.)

TFR NON PAGATO A DIPENDENTI PDL, DEPUTATI ARS RISCHIANO PIGNORAMENTO

Il giudice del lavoro ha respinto, in ogni sua parte, la richiesta sospensione del decreto ingiuntivo emesso in favore dei dipendenti del gruppo parlamentare all’Ars del Pdl, e proposta con opposizione anche dal senatore Francesco Scoma, già capogruppo del Pdl in Assemblea Regionale Siciliana. Nell’accogliere le ragioni dei lavoratori, come prospettate dalla difesa affidata allo studio legale Patanella, il giudice ha confermato la solidarietà passiva tra il senatore Scoma e il gruppo del Pdl. Adesso, i creditori valuteranno, fin da subito, se dare il via ai pignoramenti di parti degli stipendi dei deputati rieletti o attendere il loro spontaneo pagamento.