CLONAZIONE: PE, VIETARE IMPORT PROGENIE IN UE Commissioni Ambiente e Agricoltura del Parlamento europeo al lavoro sulla proposta di direttiva Ue in materia di clonazione animale. Ok al divieto di clonazione e di commercializzazione degli alimenti corrispondenti proposto dall'Esecutivo Ue, ma, secondo gli eurodeputati, servono norme più stringenti sull'importazione nell'Unione di progenie e materiale riproduttivo provenienti da cloni animali. Attualmente la clonazione non è utilizzata a fini di allevamento nell'Unione europea, ma è praticata in alcuni paesi terzi come gli Usa, il Canada, l'Argentina, il Brasile e l'Australia, ad esempio per moltiplicare gli animali da riproduzione. Studi scientifici hanno evidenziato i rischi per il benessere degli animali connessi alla clonazione, mentre da un'indagine Eurobarometro del 2010 è emerso che oltre l'80% dei cittadini europei è contrario alla clonazione animale. Per questi motivi, il progetto di relazione delle commissioni Envi e Agri del Parlamento europeo sulla direttiva presentata nel dicembre 2013 dall'Esecutivo Ue guarda con favore alla proposta di vietare, oltre alla tecnica di clonazione animale, la commercializzazione di cloni animali viventi e embrionali e di alimenti, come carne e latte, provenienti da cloni animali nell'Unione, ma chiede anche una serie di modifiche al testo. Secondo gli eurodeputati, infatti, la Commissione non ha previsto disposizioni specifiche sugli alimenti provenienti dalla progenie degli animali clonati, né misure adeguate per quanto riguarda il materiale riproduttivo proveniente dai cloni e dalla loro progenie.
AL BANDO ANCHE PROGENIE E MATERIALE GERMINALE Dal momento che la tecnica della clonazione non è utilizzata nell'Unione, secondo gli europarlamentari, il testo della Commissione europea si limita a confermare lo status quo, senza affrontare le principali preoccupazioni dei consumatori europei che riguardano il consumo di alimenti derivanti dalla progenie di cloni animali, sui quali i dati scientifici sono ancora scarsi. Oltre a bloccare la tecnica della clonazione e a vietare la commercializzazione di cloni animali e di alimenti provenienti da cloni, la normativa Ue dovrebbe quindi anche vietare di importare e immettere sul mercato la progenie e il materiale germinale provenienti da cloni animali. Perchè il divieto sia effettivo, si legge inoltre nel progetto di relazione, la Commissione dovrebbe anche adottare, prima dell'entrata in vigore della legislazione, specifiche condizioni di importazione e prevedere la tracciabilità obbligatoria dei cloni animali, della loro progenie e dei prodotti corrispondenti. Inoltre, dal momento che esistono prove scientifiche che indicano uno scarso benessere nelle femmine e nella prole a causa delle procedure di clonazione nei pesci di allevamento e di trapianto delle cellule germinali nei volatili, secondo gli eurodeputati le misure proposte dovrebbero applicarsi a tutti gli animali di allevamento e non solo a bovini, suini, ovini, caprini ed equini, come proposto dalla Commissione.
L DIVIETO DOVREBBE ESSERE PERMANENTE Anche la scelta di sospendere in via solo provvisoria l'utilizzo della clonazione non convince gli eurodeputati. Dato che la frequenza dei danni alle madri clonate e alla prole non si è ridotta in maniera sostanziale nell'ultimo decennio, né sembra probabile lo sviluppo di una metodologia più efficiente di clonazione nel prossimo futuro, gli europarlamentari vorrebbero che il divieto fosse permanente, prevedendo una clausola di notifica e revisione delle norme Ue, cui ricorrere alla luce di eventuali aspetti rilevanti, come il progresso scientifico e tecnologico in questo settore.
LO STRUMENTO GIURIDICO: DIRETTIVA O REGOLAMENTO? L'ultima richiesta delle commissioni riguarda la scelta dello strumento giuridico più idoneo per inquadrare la materia. Mentre la Commissione europea propone di ricorrere a una direttiva, in modo da lasciare più libertà agli Stati membri al momento del recepimento, gli eurodeputati ritengono che il divieto di utilizzo della clonazione e di immissione sul mercato dei prodotti corrispondenti possa essere applicato direttamente attraverso un regolamento. In questo modo, conclude infatti il progetto di relazione, “si rafforzerebbe la certezza del diritto, garantendo la razionalità e la coerenza dell'applicazione” delle norme Ue. (fonte: euractiv.it)
 
ARDIZZONE DIFENDE LO STATUTO SICILIANO: “MA VA ATTUALIZZATO”
 
“Lo Statuto siciliano non puo’ essere visto come una fonte di privilegi, non è superato, ma va invece attualizzato“. Lo ha detto Giovanni Ardizzone, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, a margine del convegno per celebrare i 68 anni dalla prima seduta del Parlamento regionale. “Lo Statuto – ha aggiunto – non puo’ essere visto come fonte di privilegi, lo ribadisco, fino a quando esistono le Regioni esisteranno gli Statuti di riferimento, a maggior ragione per le quelle a Statuto speciale”. Nella sala Gialla dell’Ars sono presenti, tra gli altri, anche il presidente dell’Associazione ex parlamentari dell’Ars, Rino La Placa, il direttore del dipartimento di Scienze giuridiche dell’Universita’ di Palermo, Giuseppe Verde, e numerosi parlamentari del passato. “Ci sono alcuni principi che non possiamo dimenticare – ha continuato Ardizzone – che sono entrati in vigore gia’ il primo gennaio 2014, come il principio di armonizzazione e di equilibrio di bilancio. Ecco perche’ dobbiamo parlare di attualizzazione dello Statuto”. “Istituiremo una Commissione parlamentare per l’attualizzazione dello Statuto”, ha aggiunto Ardizzone, che ha poi proseguito: “In Sicilia abbiamo tre città metropolitane, ma lo Statuto siciliano prevedeva gia’ i liberi consorzi, pertanto ritengo vada modificato per inserirle perche’ non si puo’ avere un’Italia e una Sicilia a due velocita’. Dobbiamo riformare e attualizzare dove e’ necessario”. Il riferimento è alla riforma dello scorso anno che, ridisegnando la composizione amministrativa della Sicilia, istituisce tre città metropolitane: Catania, Messina e Palermo. (fonte: siciliainformazioni)
 
MATTARELLA: “MONTENEGRO PAESE STRATEGICO E AMICO, PRONTO AD ENTRARE PRESTO NELLA NATO”
 
La visita ufficiale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Repubblica di Montenegro, la prima di un Presidente italiano dopo l'indipendenza del Montenegro, è iniziata al Palazzo Presidenziale dell'antica capitale montenegrina di Cettigne dove il Capo dello Stato è stato accolto dal Presidente della Repubblica del Montenegro, Filip Vujanovi?. Al termine del colloquio il Presidente Mattarella e il Presidente Vujanovi? hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa (video). Dopo la visita al Museo del Re Nikola, il Capo dello Stato si è trasferito a Villa Gorica a Podgorica dove ha incontrato il Primo Ministro, Milo Dukanovic e il Presidente del Parlamento Ranko Krivokapic. La visita ufficiale si conclude con l'incontro con il personale dell'Ambasciata, i funzionari internazionali italiani, e i rappresentanti dell'Università Popolare di Trieste.(fonte: ufficio stampa)